di Aldo Braccio

In vista dell’ imminente referendum in Turchia del Premier Erdoğan, abbiamo interpellato l’ esperto di questioni turche Aldo Braccio per sentire il suo parere sul referendum e su parte dell’ attuale realtà politica turca caratterizzata da svariati aspetti importanti anche per l’ Europa.

 

Secondo Lei per quale ragione Olanda e Germania hanno proibito ai politici turchi di intrattenere comizi per il referendum di Erdoğan ?

Direi per una serie di ragioni. Per questioni di politica interna, intanto: i governi olandese e tedesco cercano di disinnescare i temi esplosivi su cui sono in difficoltà, riguardanti l’aspetto immigratorio e la sorveglianza delle frontiere; l’elettorato vorrebbe essere tranquillizzato su ciò, quale occasione migliore per far credere di accontentarlo dando una lezione all’”invasore turco” ? Poi c’è il timore, comprensibile, di incidenti a casa propria fra sostenitori e oppositori turchi alla riforma costituzionale, con tensioni che si ripercuoterebbero anche sulla popolazione autoctona; sia in Germania che in Olanda i Turchi sono tanti, e con una componente curda consistente.

Di non minore importanza però è quello che potremmo chiamare il fattore antiturco presente nella UE, esacerbato dalla presenza sulla scena politica di un personaggio come Erdoğan : un atteggiamento, quello europeo, che si perpetua da decenni ma in particolare da quando è al potere in Turchia uno schieramento politico ispirato (anche) a principi islamici.

La “laica” Unione Europea non perde occasione per dimostrare il suo fastidio verso un Paese considerato non pienamente allineato ai dettami democratici e dei “diritti civili”. Così si parla continuamente, in riferimento alla Turchia, di Stato autoritario, di dittatura, di mancanza di libertà, di “islamofascismo” … Ed Erdoğan replica – adeguandosi grottescamente al linguaggio dei Liberatori Perpetui – accusando di “nazismo” i tedeschi e gli olandesi.

 

Cosa comporterebbe la vittoria del “SI” al referendum costituzionale in Turchia ?  E quali sarebbero le conseguenze istituzionali ?

In sintesi l’approvazione del quesito referendario del 16 aprile porterebbe a una repubblica presidenziale e alla possibilità di rafforzare i provvedimenti presi in stato d’emergenza. Più dettagliatamente: sparirà – a partire dal novembre 2019 – la figura del primo Ministro, a favore delle competenze del Presidente della Repubblica, che nominerà direttamente i ministri. Il Capo dello Stato – che potrà promulgare decreti esecutivi in materie non regolate per legge – nominerà anche 6 membri (su un totale di 13: i restanti 7 li sceglierà il Parlamento) del Consiglio Superiore della Magistratura, mentre saranno totalmente aboliti i tribunali militari.

Modifiche di dettaglio riguardano il Parlamento, che passerà da 550 membri a 600, mentre l’età minima per l’eleggibilità scenderà da 25 anni a 18; le elezioni si terranno ogni cinque anni, anziché quattro come attualmente (la prossima tornata si terrà nel novembre del 2019).

Importanti le disposizioni in materia di stato d’emergenza: il Presidente potrà deliberarlo (per un periodo iniziale di non oltre 6 mesi, in seguito saranno possibili proroghe, ogni volta per un massimo di 4 mesi), salvo revoca da parte del Parlamento, che potrà anche abbreviarne il periodo. Lo stato d’emergenza permetterà al Presidente e al governo di deliberare per decreto.

 

Quali sono le relazioni tra Turchia e i Paesi del Medio Oriente ? E qual’ è la ragione del nuovo posizionamento turco in termini di politica estera ?

Sappiamo bene che la politica tratteggiata dall’ex ministro degli Esteri Davutoğlu, “zero problemi con i Paesi vicini”, dopo un decennio di promettenti realizzazioni è naufragata ed è stata contraddetta dalla scriteriata politica estera adottata con il sorgere delle “primavere arabe” e della guerra di aggressione alla Siria. L’esito fallimentare di tale politica ha però portato – assieme al tentativo di colpo di Stato del luglio 2016, l’ennesimo confezionato in torbidi ambienti nordamericani – a una sorta di riposizionamento della Turchia, a una nuova apertura verso la Russia, l’Iraq, l’Iran anche, oltre che a una posizione meno aggressiva nei confronti dello Stato siriano e alla rinuncia di sostegno ai gruppi terroristi. Ad ogni modo siamo in una fase piuttosto complessa, segnata da comportamenti e dichiarazioni sovente contraddittorie, oltre che da pesanti condizionamenti di marca NATO che la Russia tenta di controbilanciare; il fatto è che il grande nodo da sciogliere – in realtà non solo per la Turchia, ma anche per l’Europa – resta quello dell’appartenenza del Paese alla NATO: che senso ha, e che senso ha l’esistenza della NATO stessa ? Cui prodest ? Rispondere a queste domande sarebbe già un esercizio liberatorio …

 

Quali sono o possono essere le conseguenze sull’ Europa delle scelte politiche adottate dalla Turchia ?

Fra Europa e Turchia certamente vi è un interesse comune, di carattere geopolitico, a buone relazioni: la Turchia storicamente è sempre stata terra di mediazione e di collegamento tra Europa e Asia, delle quali in qualche modo fa egualmente parte, piaccia o no. Un esempio delle conseguenze sull’ Europa delle scelte politiche adottate dalla Turchia è quello riguardante il ruolo affidato ad Ankara dalla UE in ordine alla sorveglianza e al controllo della rotta balcanica dell’immigrazione, un altro di grande importanza quello legato al passaggio dal territorio turco delle cruciali vie energetiche. Insomma fra Europa e Turchia  sarebbero comunque auspicabili relazioni meno tese e più lungimiranti

 

 

 

Note :

Aldo Braccio è un esperto di Turchia e più in generale del mondo turcofono; è autore dei libri : “La norma magica”, “il sacro e il diritto in Roma” e “Turchia ponte d’ Eurasia”. Collaboratore assiduo della rivista di studi geopolitici “Eurasia”, con la quale ha pubblicato numerosi articoli, è anche autore di diverse prefazioni nonché articoli con diverse testate italiane e straniere. Ha partecipato all’ VIII Forum Italo-Turco tenutosi a Istanbul ed è stato più volte invitato, per interviste e commenti, dall’ emittente statale radiotelevisiva italiana; ha tenuto anche relazioni al Master Mattei presso l’ Università degli Studi di Teramo e altrove.