di Paolo Rada

I recenti ed attuali avvenimenti che stanno avvenendo in Iran, dove manifestazioni di protesta contro il caro vita sono degenerate in scontri, saccheggi ed assalti a negozi e banche da parte di gruppi di manifestanti, ci offrono l’occasione per cercare di delineare le attuali forze in campo nel paese persiano.

Innanzitutto dobbiamo premettere due osservazioni, secondo noi, basilari e che concernono l’assetto istituzionale della repubblica Islamica dell’Iran. La traduzione della parola araba ed adottata dalla lingua persiana Jumurie con il lemma Repubblica  è fondamentalmente inesatta. In Europa la parola Repubblica indica, quanto meno per come la si intende ora, un sistema laico dove l’ossatura istituzionale è formata dai partiti politici i quali mediano, rappresentano i cittadini nelle varie assemblee istituzionali. Inoltre, a livello storico, nell’evo moderno la parola repubblica ha denotato gli stati che subentrarono attraverso le rivoluzioni borghesi (la rivoluzione francese in primis) alle precedenti monarchie di diritto divino e che avevano nell’alleanza tra il trono e l’altare la loro ragione d’essere. In Iran non abbiamo nulla di tutto ciò! Anzi … li la rivoluzione che depose lo Scià nel 1979 fu fatta proprio, paradossalmente per ripristinare se, vogliamo usare questa analogia, l’alleanza tra trono ed altare: le istituzioni politiche della Repubblica Islamica hanno il loro fondamento nella sharia coranica e nell’essere il più possibile, con naturalmente le contingenti differenze spazio-temporali, una fotocopia adeguata alla modernità del governo del Profeta Muhammad (Maometto ) a Medina e del governo dell’Imam Alì cugino e nonché successore del Profeta stesso.  Fondamentale risulta essere il concetto di welayat e faqi, elaborato nella contemporaneità dall’Imam Khomeyni e che trova nella sua opera il “Governo Islamico” la più completa elaborazione a livello dottrinale.

Welayat e faqi significa letteralmente  governo del giurisperito,  governo del clero islamico il quale è mediatore tra il cittadino e Dio, e trae la sua legittimità dall’alto e non dal basso.  In questa visione il clero, durante l’occultazione dell’Imam occulto, l’Imam Mahdi dodicesimo successore e discendente di Muhammad ed Ali  non deve limitarsi a guidare i fedeli nelle pratiche religiose, ma deve assumere la responsabilità di governare. Attualmente dunque il walyfaqi l’ Aytollah Khamenei è  colui il quale fa le veci dell’Imam occulto, dell’Imam Mahdi, il quale si è occultato nel 941 d.C. e che riapparirà, avrà la parusia alla fine del mondo … Oggi il walyfaqi  è letteralemte “il vicario” dell’Imam occulto … Alla luce di quanto detto si evince come forse la traduzione più corretta della parola Jumurie sarebbe “res publica”, “cosa pubblica”, “assetto istituzionale” e non certo la parola repubblica.

Altro dato importante per capire meglio quanto avviene è il fatto che in Iran non esistono i partiti così come vengono concepiti in Occidente, ovvero organizzazioni stabili, addirittura finanziate dalle tasse dei cittadini e che fondamentalmente costituiscono uno dei tanti gruppi di potere all’interno delle democrazie occidentali. Il walyfaqi non è eletto attraverso elezioni, visto che trae la sua legittimità dall’alto e non dal basso, il presidente del consiglio (attualmente Rouhani) invece è eletto tramite elezioni popolari ogni quattro anni. In un ordinamento normale non capiamo perché per poter essere eletti bisogna per forza far parte di partiti politici, i quali  come già detto sono non certo la libera espressione dei cittadini, ma una delle tante consorterie, lobbies che detengono il potere. In Iran, dunque, abbiamo schieramenti i quali si formano attorno a determinate personalità, laiche o religiose, e che, con un paragone forse un po’ forzato potremmo avvicinare a quelli che si potrebbero chiamare “comitati elettori”, che si formano ogni quattro anni per poi sciogliersi dopo le elezioni.

Una volta chiariti questi due punti incominciamo ad delineare i vari schieramenti, che, repetita iuvant, non sono partiti politici. Una prima distinzione fondamentale che esula, forse dal nostro discorso, deve essere fatta tra gli iraniani religiosi o per meglio dire praticanti e coloro i quali invece hanno verso la religione un atteggiamento simile a quello degli europei. Questa divisione è trasversale ovvero non tutti coloro i quali sono a favore della Repubblica Islamica sono per forza di cose praticanti, così come non tutti coloro i quali sognano, magari una democrazia di tipo occidentale, sono per forza atei o non praticanti. Sicuramente la maggior parte di coloro i quali sono a favore della Repubblica Islamica hanno un atteggiamento caldo, attivo nei confronti  delle partiche cultuali, ma come vedremo vi sono anche persone molto religiose, praticanti coloro i quali si oppongono all’attuale assetto istituzionale iraniano.

Vediamo, finalmente, di vedere come sono divisi al loro interno i favorevoli e i contrari alla Repubblica  islamica.

All’interno del campo dei sostenitori della repubblica islamica possiamo trovare fondamentalmente quattro posizioni :

1) I cosiddetti moderati, che hanno oggi come loro esponente principale il presidente attuale Rouhani e che sono favorevoli ad una liberalizzazione delle norme religiose che guidano le leggi civili, per quanto riguarda il campo interno , una liberalizzazione economica ed una apertura, in politica estera, verso quelle potenze nemiche della Repubblica islamica Stati Uniti in primis… Alcuni di costoro vorrebbero, addirittura che l’Iran si sganciasse dall’asse della resistenza per diventare un partner riconosciuto e ben voluto dai governi occidentali.

2) I moderati pragmatici, che vorrebbero un Iran simile, per quanto riguarda la politica estera, alla Russia di Putin, ovvero apertura di ambasciate e scambi commerciali con stati Uniti, ma al contempo una ferma e chiara politica di contenimento nei confronti delle mire statunitensi a livello globale

3) Coloro i quali potremmo definire conservatori laici e che fanno capo all’ex presidente Ahmadinejad, i quali sono favorevoli ad una laicizzazione dei costumi e della legislazione ma che sono intransigenti in politica estera e che dunque non vogliono nessun accordo o rapporto con gli Stati Uniti, anzi sono per il sostegno attivo, militare economico , diplomatico ed ideologico a quei gruppi sciiti o sunniti che si oppongono sia agli Stati Uniti che naturalmente ad Israele.

4 )Infine abbiamo l’ultimo gruppo, che potremmo chiamare i conservatori religiosi i quale, facenti capo all’ayatollah Mesbah Yazdi, sono per una politica estera intransigente e per il mantenimento o addirittura l’ irrigidimento delle norme islamiche che regolano la vita civile.

Possiamo dire che all’interno degli ultimi due gruppi da noi esaminati vi è una forte maggioranza di chierici, militari e basij (i volontari islamici i quali con le loro organizzazioni sono presenti ovunque nella quotidianità : dal dopo lavoro, all’Università, alla protezione civile ecc.), mentre i sostenitori dei primi due gruppi sono per lo più appartenenti alla piccola, media  e grande borghesia.

In ogni  caso tutti questi quattro schieramenti fanno, comunque riferimento nelle loro esposizioni politiche al defunto Imam Khomeyni : ne diverge l’interpretazione. Ed essi in ogni caso, attualmente, fanno prova di fedeltà assoluta e incondizionata alle parole dell’attuale Guida Suprema Walifaqy ayatollah Ali Khamenei.

Vediamo ora il campo degli oppositori, il campo non di coloro i quali vogliono più meno riformare l’attuale sistema, ma invece cambiarlo radicalmente. La situazione di questo campo è abbastanza complessa, ma cerchiamo comunque di delineare  un quadro quanto più serio e preciso.

1) Abbiamo, sebbene siano in Iran e d anche all’estero  pochissimi rispetto ai circa cento milioni di iraniani che vivono in Iran e fuori frontiere, i  nostalgici del precedente regime i quali vorrebbero il ritorno al regime dello Scià.

2) Un altro numero abbastanza esiguo è rappresentato da coloro i quali si definiscono comunisti e che scapparono fuori dall’Iran, o non parteciparono più alla vita politica, eclissandosi allorché il Partito  Comunista Tudeh fu dichiarato fuori legge nella prima metà degli anni ottanta.

3) Un gruppo che, soprattutto ha molto seguito sui più giovani, sopra tutto delle classi agiate è costituito da coloro i quali potremmo definire nazionalisti persiani; in odio all’elemento arabo vorrebbero un ritorno addirittura allo zoroastrismo rifiutando lo stesso Islam in quanto considerato arabo e non ariano…

4) Soprattutto all’estero sono  invece abbastanza attivi i Mujahdin e Khalk, gruppo armato, che sebbene partecipò alla rivoluzione del 1979 non né accettò il successivo ordinamento islamico. Da notare che essi si stabilirono in Iraq all’inizio degli anni ottanta e che fornirono il loro aiuto al regime baathista di Saddam Hussein nella guerra che scatenò contro l’Iran.

5) Come movimento d’opinione  presente in molti iraniani in patria e all’estero, non possiamo non citare coloro i quali vorrebbero per l’Iran un futuro laico simile alle democrazie occidentali e che forse è il gruppo più numeroso tra gli oppositori.

6) Infine dobbiamo menzionare quegli iraniani religiosi praticanti, i quali però contestano al validità dell’attuale sistema islamico, affermando che solamente l’Imam Mahdi avrà  il diritto e il dovere di costituire uno stato islamico, dunque attualmente i religiosi dovrebbero limitarsi ad un ruolo di guida dei credenti e non governativo.

Da quello che abbiamo esposto si può arguire come i due schieramenti non siano assolutamente due blocchi omogenei, ma che al loro interno abbiamo varie ed articolate posizioni.

 

Ci sembra con queste brevi note di aver tratteggiato un quadro abbastanza serio e il più possibile vicino alla realtà della situazione politica in Iran.