di Paolo Rada

Nel 1648 si concludeva la guerra dei trent’anni, l’ultima grande guerra ideologico-religiosa combattuta dalla monarchie europee. Essa vide quali contendenti da un lato il  Sacro Romano Impero della nazione germanica, rappresentato compiutamente dagli Asburgo d’Austria e Spagna  reggenti lo scettro imperiale nonché il trono d’Austria e di Spagna ed i territori da loro occupati, e dall’altro la Francia e la monarchia svedese aventi quali alleati sia determinati principi territoriali tedeschi  che, a fasi alterne,  lo  Stato delle tre Leghe il futuro cantone Grigione.  Come ben sappiamo la vittoria accorse alle monarchie francesi e svedesi. Quello che risulterà fondamentale per la storia delle relazioni internazionali, per la storia del diritto e più in generale  per la storia della politica europea sarà il principio che sarebbe derivato dalla pace di Westfalia e  che possiamo riassumere in tre  parole : legittimità, sovranità, riconoscimento.

Gli stati europei si riconobbero e si legittimarono a vicenda affermando altresì la piena e totale sovranità di ogni stato all’interno dei suoi confini: venne riconosciuta la piena e totale indipendenza e sovranità politica , giuridica , economica di ogni nazione europea sottoscrivente la pace di Westfalia. Da quel momento in poi la Confederazione Elvetica, lo Stato delle tre leghe, una dozzina di principi territoriali tedeschi  più le grandi nazioni europee si riconobbero come stati indipendenti, legittimi e sovrani con il principio conseguente della “non ingerenza”, postulato affermante il diritto ultimo e sovrano di ogni nazione al proprio interno. Ne derivava inoltre che mai uno stato avrebbe,  in caso di guerra contro un atra nazione europea, condotto la stessa al fine di sovvertire l’assetto istituzionale della nazione antagonista. Ogni principe, ogni sovrano all’interno dei suoi confini riconosciuti e legittimati  dagli altri stati non riconosceva nessuno superiore a lui stesso.  In effetti, da quel momento in poi l’Europa, per circa 150 anni non conobbe guerre ideologiche e le guerre che si combatterono ebbero quali motivi diritti dinastici o territori oltremare che non erano stai contemplati a Westfalia, ma nessuno dei contendenti, ed è questo l’aspetto importante, si sognò mai di cambiare l’assetto istituzionale all’interno della nazione antagonista.

Il grande perturbatore dell’equilibrio di poteri derivato da Westfalia fu Napoleone il quale in nome dell’ideologia giacobina, illuminista, in nome della nazione in armi, in nome del popolo  non riconobbe quali legittimi governanti i grandi casati europei ed in nome dell’aiuto ai “fratelli oppressi” sconvolse l’Europa portando la guerra sino in Russia. Si osserva facilmente come Napoleone riprende il concetto di guerra ideologico-religiosa, guerra che non mira a conquistare territori o beni, ma che ha invece quale fine il “regime change” come si direbbe oggi, il cambiamento dell’asseto istituzionale  della nazione antagonista.

E’ facile osservare come dopo ogni guerra i vincitori abbiano cercato di ricreare, attraverso i vari trattati di pace,  quelle tre condizioni basilari che reggono le relazioni internazionali tra gli stati stessi : il mutuo riconoscimento, la legittimità e la sovranità. L’ultimo grande trattato di pace, il trattato di Yalta, stipulato tra i due vincitori della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti d’America e l ‘Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche non era nient’altro che il tentativo di ri-creare  e sottoscrivere quelle tre condizioni basilari ci cui parlavamo poc’anzi. In effetti, USA e URSS non si combatterono apertamente, ma  sempre per interposte nazioni o gruppi antagonisti all’interno delle nazioni stesse (es. gli Usa appoggiavano il governo del Vietnam del Sud e l’Urss  ribelli vietcong, e gli esempi potrebbero essere centinaia : non ci fu nazione dell’Asia, dell’Africa, dell’America e della stessa Europa dove gli USA appoggiavano una fazione politica e l’URSS un’altra fazione). Mai ci furono azioni di guerra aperta tra questi due grandi imperialismi in quanto tra loro vigeva il principio del mutuo riconoscimento, della reciproca sovranità e legittimità . E’ interessante notare che gli accordi di Yalta furono successivi ad una guerra fortemente ideologica, guerra dove i contendenti miravano alla distruzione reciproca dell’avversario, al cambiamento dell’assetto istituzionale dello stato contro cui si combatteva, non solo, dunque,  alla conquista di un determinato territorio. Si arrivò, addirittura,  alla definizione del nemico vinto quale criminale passibile di processo e, lo si condannò addirittura all’impiccagione : i processi ai nemici vinti che si ebbero in Italia, in Giappone ed in Germania sono l’esatto opposto, sono il capovolgimento totale dei principi che si erano dipanati a Westfalia. Non solo non si riconosce il nemico, ma ,addirittura, lo si processa quale criminale. E’ la fine del diritto pubblico europeo. Non è casuale che dopo l’implosione dell’URSS nel 1989 a nessuno negli Stati Uniti sia venuto in mente di processare quali criminali gli alti burocrati dell’URSS che in sett’anni avevano compiuti stragi, massacri, deportazioni contro il popolo russo. Ciò non avvenne, in quanto, al di là delle legittime schermaglie politiche, o delle guerre per interposta persona di cui sopra  USA e URSS si riconoscevano quali stati sovrani, legittimi e reciproci per cui ogni classe politica e dirigenziale aveva il diritto all’interno dei propri confini di agire come meglio credeva, compresi i  metodi descritti magistralmente da Solgenitsin in  “Arcipelago Gulag”.

Tutto cambiò da una lato nel 1989 con l’implosione e la fine dell’Unione  Sovietica, ovvero della fine di una nazione avente un assetto istituzionale riconosciuto e  legittimato dall’altra grande nazione mondiale, gli Stati Uniti i quali obtorto collo accettarono la nuova situazione ed, anzi cercarono di porre uomini vicino a loro ( i vari oligarchi ed Eltsin su tutti) al vertice della rinata  Russia. Una volta venuti meno Eltsin e gli oligarchi con l’arrivo al potere in Russia di Putin gli Stati Uniti nelle loro relazioni internazionali con la Russia è come se fossero ripartiti da zero : se non ufficialmente, quanto meno ufficiosamente gli Stati Uniti non riconoscono la legittimità del nuovo assetto istituzionale russo e attraverso ONG, provocazioni varie cercano di fomentare rivolte, rivoluzioni colorate contro la Rinata Grande Madre Russia ortodossa.

Una situazione identica per quanto riguarda le relazioni internazionali  fra Stati Uniti d’America, loro alleati e nazioni del vicino e medio Oriente è quanto avvenuto dopo l’ 11 settembre 2001. Non a caso l’allora presidente statunitense Bush affermò che si era all’inizio della nuova guerra dei trent’anni ed apostrofò gli stati avversari degli Stati Uniti quali stati canaglia, affermando inoltre essere compito degli Stati Uniti “esportare la democrazia”, ovvero cambiare l’assetto istituzionale di quegli stati che non presentavano e presentano le caratteristiche istituzionali proprie delle democrazie rappresentative occidentali.

Da allora in poi abbiamo visto gli Stati Uniti ed i loro alleati scatenare guerre senza un fine politico-pratico (es. rivendicare un determinato territorio, un diritto negato  ecc.), ma guerre fortemente connotate ideologicamente ove l’avversario di turno perde i crisi della dimensione umana per assumere quelli di una sorta di entità metafisica dai tratti luciferini… Prima si sono voluti sovvertire, in modo diretto,  attraverso un intervento militare, con la presidenza Bush  l’Afghanistan  dei  Talebani, e l’ Iraq baathista di Saddam Hussein successivamente, per poi con la presidenza Obama cambiare tattica, ma non la strategia che implica il “regime change “ delle nazioni non legittimate dagli Usa.

La nuova tattica di Obama come tutti sappiamo ha visto l’appoggio diretto degli Stati Uniti a quei gruppi di opposizione islamista armati (i fratelli musulmani in primis)  in Libia, ed in Tunisia dove la nuova tattica sorosiana-obamiana ha  avuto successo ed in Egitto e Siria dove invece la nuova tattica statunitense ha registrato una sconfitta.  Se la sconfitta in Egitto dei fratelli musulmani è stata abbastanza indolore per gli Stati Uniti, diverso è stato il caso della Siria baathista dove, non potendo intervenire in modo immediato e diretto come in Iraq o Afghanistan, gli Stati Uniti ed i loro alleati hanno continuato a finanziare, addestrare ed armare i vari gruppi fondamentalisti islamisti che si oppongono allo stato baathista.

Possiamo affermare che la dottrina inaugurata da Bush all’indomani dell’11  settembre 2001, dottrina implicante l’abbattimento e il sovvertimento di quegli stati mediorientali sgraditi agli Usa ed ai propri alleati ha avuto una battuta d’arresto, si è frantumata contro la resistenza della nazione siriana la quale grazie all’appoggio militare, diplomatico, economico della Russia di Putin, della Repubblica Islamica dell’Iran, degli Hezbollah e di tutti quei volontari sciiti  è ancora in piedi, certamente lacera, ferita, ma mai doma, non morta… Anzi, di fronte alle continue vittorie dell’esercito siriano anche storici alleati degli Stati Uniti come ad esempio la Turchia o il Qatar stanno lentamente cambiando posizione,  avendo capito l’impossibilità di un cambiamento istituzionale, quanto meno nel breve periodo, in Siria.

Se nel 1989 l’unica potenza che sembrava essere rimasta nel modo pareva fossero gli Stati Uniti d’America  e se dopo l’11 settembre 2001 sembrava che  tutti gli avversari dell’impero americano avessero i giorni contati, ora a circa 25 anni dall’implosione dell’URSS e a 16 anni di distanza dall’11 settembre 2001 nuove potenze mondiali sono sorte o risorte a contendere agli Usa il loro predominio nel mondo…URSS, Cina  ed i loro alleati oggi rispetto a 25 anni fa e rispetto a 16 anni fa sono sicuramente più forti e determinati, mentre invece Stati Uniti ed i loro alleati più deboli e divisi…