di Alberto Nicoletta

Lucido, pesante, resistente e duttile l’ oro è uno dei metalli più nobili presenti in natura; ben diffuso nel compartimento tecnologico per la realizzazione di pc, smartphone, tablet e console, grazie alle sue proprietà antibatteriche viene impiegato anche nel settore cosmetico. Nonostante tutte queste qualità, il settore dove l’ oro gioca ancora la parte del leone per i privati è nell’ acquisto dell’ oro da investimento, mentre per gli stati nazionali l’ oro svolge ancora un importante ruolo economico. Secondo una stima del 2016 effettuata dal WGC (World Gold Council) la classifica delle banche centrali nazionali con il maggior quantitativo di oro vedrebbe al primo posto gli Stati Uniti, seguiti dalla Germania, dal FMI, e dall’ Italia alla quarta posizione, seguono Francia, Cina, Russia e Svizzera. L’ ammontare complessivo delle riserve aurifere è un mistero in quanto le banche centrali secondo il WGC ufficialmente deterrebbero in totale circa 32.702 tonnellate di oro (stima al 1 gennaio 2016) ma esisterebbero poi delle riserve non ufficiali delle banche centrali, quantificabili intorno alle 163.000 tonnellate, tuttavia su queste dichiarazioni esistono versioni contrastanti [1].

Queste riserve sono stoccate in varie strutture alcune ben conosciute altre occultate, ad esempio gli USA tengono una buona parte delle loro riserve nel bunker di Fort Knox, una parte negli scantinati della FED di New York e un’ altra parte nell’ interrato di un’ accademia militare per ufficiali. La Francia (titolare di 2435 tonnellate d’ oro) sfrutta la sede della Banque de France a Parigi, li un bunker posto a 20 m sotto suolo accoglierebbe 100 tonnellate d’ oro pari al 91% del suo patrimonio; la restante parte è all’ estero per lo più presso la Federal Reserve dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, il resto è un mistero. La Germania invece durante la Guerra Fredda visto il pericolo (o presunto tale) di invasione sovietica, spostò una parte delle sue riserve in altri stati occidentali a Parigi, New York e Londra. Questo avvenne dopo gli anni ’50, in quanto con la sconfitta della Seconda Guerra Mondiale la Germania non aveva più riserve di oro e dovette ricostruirsele da zero. Ad oggi la Germania ha avviato un’ operazione di rimpatrio del 50% [2] delle sue riserve presso la Bundesbank di Francoforte (già terminata); sussistono però problemi nel riavere indietro i lingotti dagli Stati Uniti, che hanno dichiarato di potere restituire l’ oro ai tedeschi non prima di sette anni. Secondo alcuni questo sarebbe un indizio favorevole alla teoria secondo la quale gli USA avrebbero in realtà clandestinamente ridotto le loro riserve aurifere, la banca centrale pertanto farebbe fatica a ridare i lingotti d’ oro alla Germania in quanto li avrebbe venduti, in sostanza le banche ipotecano più volte la stessa quantità d’ oro, in effetti pare che i lingotti restituiti non siano gli stessi consegnati dai tedeschi, ciò spinge molti stati a non fidarsi di banche terze e a rimpatriare le proprie riserve. Lasciare una parte dell’ oro in altre banche detta un risparmio sui costi di manutenzione (igrometria, pulizia regolare …), aggiungiamo che il costo di trasferimento operato dai tedeschi è intorno ai 7,7 milioni di euro. In più mantenere il minerale giallo nelle casse londinesi è utile in quanto rappresentano uno dei luoghi internazionali del commercio d’oro; in particolare la banca centrale tedesca, vende diverse tonnellate di oro ogni anno attraverso Londra al Ministero Federale delle Finanze per produrre monete. Tuttavia l’ opinione pubblica tedesca rimasta intimorita dalla crisi del debito sovrano del 2010, è arrivata a dubitare dell’ esistenza di tali riserve, spingendo così il Governo a un parziale rimpatrio; giustamente se vuoi un vero controllo sul tuo oro devi averlo in casa tua !

Come dicevamo Londra rimane una piazza fondamentale per i giocatori del mercato dell’ oro, esiste da più di 300 anni ed ogni anno vi viene scambiato l’ equivalente di 5000 miliardi di dollari d’ oro, assieme a New York e Zurigo è una delle tre città al mondo dove gli operatori possono noleggiare il loro oro. Un noleggio a tempo determinato in cambio di denaro, finito il periodo restituiscono il denaro e riottengono il loro oro, tale sistema è utilizzato per lo più dalle banche centrali. Tuttavia dopo la Brexit sono sorti dei dubbi, gli stati occidentali stanno piano piano rimpatriando le loro riserve aurifere e l’ uscita del Regno Unito dall’ Europa potrebbe accelerare tale operazione con conseguenze finanziarie negative per Londra ed i mercati finanziari, alcuni vedono in ciò solo uno spauracchio ma altri vi fanno molta attenzione [3].

La Russia su richiesta di Vladimir Putin ha aumentato le sue riserve d’ oro, ne acquista circa 100 tonnellate all’ anno ne è il principale acquirente mondiale, ad oggi può vantare un bacino di 1838 tonnellate presso i depositi della Banca Centrale Russa [4]; quest’ ultima compra oro direttamente dalle miniere locali tramite le banche e non sul libero mercato. Inoltre grazie al giacimento Natalka posto in Estremo Oriente la Russia dovrebbe diventare entro il 2018 il secondo produttore mondiale di oro dopo la Cina (lo riferisce il sito web China Information), arriverà pertanto a trattare circa 200 milioni di tonnellate di minerale all’ anno [5]. Il desiderio della Russia di rompere l’ egemonia dei petrodollari ha dato vita alla strategia della caccia all’ oro, che diviene pertanto l’ arma per opporsi agli USA unica nazione al mondo con diritto di veto al Fondo Monetario Internazionale. L’oro diviene essenziale proprio perché non può essere manipolato nei contrasti finanziari con gli Stati Uniti, mentre le valute cartacee e digitali possono essere congelate. L’ oro è materia fisica, tangibile, non è un effimero numero su un terminale utile alle trappole dei tecno-finanzieri, può essere spedito in un’ altra nazione per un pagamento, eludendo in tal modo le sanzioni economiche che spesso gli Stati Uniti utilizzano per imbrigliare la Russia e le altre nazioni scomode all’ occidente. Non a caso Matthew Turner, analista dei metalli presso il Macquarie Group di Londra ha affermato “l’ oro è una risorsa indipendente da qualsiasi governo e infatti, è per questo che viene normalmente tenuto nelle riserve di qualsiasi governo occidentale”[6]. A tal proposito Nixon, dopo che nel 1971 gli Stati Uniti iniziarono a ridurre le loro riserve auree, ebbe modo di richiedere la protezione del dollaro contro ogni tipo di speculazione; “perché la forza di un paese si basa sulla sua valuta, se questa valuta si deprezza, allora l’ intero paese è in pericolo”. E’ normale pertanto che superpotenze come Cina, Russia o India stiano puntando a incrementare le loro riserve d’ oro in parallelo alla loro crescita sul piano internazionale. L’ oro si pone all’ antitesi delle banche centrali, la sfiducia verso di esse ha fomentato la corsa all’ oro, esattamente come molti privati che di fronte alla svalutazione della propria moneta correvano ad acquistare lingotti, ed i politici e i banchieri vedono come nemici questi cittadini.

Le considerazioni sopra esposte ci aiutano a capire come nonostante in mass media ci tediano sempre con dati sullo spread, sul debito o su dati finanziari che sembrano arabo per chi non mastica di economia, il minerale più blasonato ha ancora nel 2018 una forte voce sui mercati economici-finanziari e rappresenta una linfa per qualsiasi stato sovrano. Vi sono inoltre sospetti secondo cui questa nuova corsa all’ oro, sarebbe dettata dalla volontà di alcune potenze di passare a un nuovo sistema economico svincolato dall’ attuale moneta virtuale, magari anche solo per il mercato interno. Ad esempio alla Russia e alla Cina è stato destinato più dell’ 80% dell’ oro comprato dalle banche centrali tra il 2016 e il 2017, forse temono qualche crisi in arrivo… acquistano oro approfittando della svendita di alcuni paesi in difficoltà come il Venezuela. Va detto che ogni stato che si rispetti è costantemente alla ricerca di uno scudo verso queste trappole finanziarie, che creano crisi economiche internazionali come se nulla fosse, favorendo le più grosse compagnie multinazionali. Secondo l’ analista della Bank of America Michael Hartnett l’ ascesa del populismo decreterà la fine delle banche centrali e l’oro ne sarà il beneficiario; forse è qui che si cela la lungimiranza di Cina e Russia nell’ acquisto del prezioso minerale.

Pertanto come indicatore dell’ economia mondiale non possiamo certo limitarci a considerare solo il dollaro o le altre principali valute, è importante valutare anche l’ offerta e la domanda dell’ oro, quando tale bene cresce di valore in parallelo scende il dollaro e viceversa ! Verso l’ oro vi è pertanto un forte interesse, basta osservare le lunghe liste d’ attesa dei raffinatori ‘oro, ciò perché la domanda sta superando l’ offerta. Si va a sommare anche la scarsità di nuovi giacimenti, l’ oro è sempre più raro e il suo prezzo (al di la dei valori degli ultimi mesi) è destinato a salire (come avvenuto negli ultimi anni), favorendo in futuro chi ne avrà immagazzinato un buon quantitativo.

L’ Italia è posta al quarto posto a livello mondiale come riserve auree, i nostri lingotti (pare che il 70% abbia il simbolo del Regno delle Due Sicilie, sarebbe pertanto l’ oro rubato dai Savoia con la spedizione garibaldina [7] ) sono dislocati presso : Palazzo Koch la sede della Banca d’ Italia (circa il 48% delle riserve), Berna, Londra e New York. 141 tonnellate d’oro, tra le 1195, stoccate presso la Banca d’ Italia sono de facto congelate, in quanto la BCE basa le sue risorse auree a partire da quelle messe a disposizione dai Paesi aderenti all’ Unione Monetaria; ogni paese versa il 15% alla Banca Centrale Europea. Sull’ oro presente negli USA invece si sa poco, nonostante la Banca d’ Italia abbia sede fissa a Manhattan ! Più in generale possiamo dire che si sa poco su tutto l’ oro italiano … ma perché ?

Il motivo purtroppo è semplice, al di la dei soliti misteri su tali depositi, va detto che la Banca d’ Italia è al 95% un ente privato, ovvero le 2450 tonnellate d’ oro non sono di proprietà dello Stato Italiano ! Ma nemmeno degli azionisti privati che non possono vantare diritto alcuno su tali riserve. Se le banche centrali degli altri stati europei gestiscono l’ oro per conto dei propri governi, la proprietà delle riserve auree italiane è assegnata alla Banca d’ Italia; secondo l’ On. Vacciano tale oro è intoccabile ed inutilizzabile. Ciò grazie anche al decreto IMU-Bankitalia del 2014, durante il governo Letta socio del golpista Monti, norma con cui la privatizzazione e la ricapitalizzazione della banca centrale italiana divenne realtà [8].

Nonostante l’ analisi fin qui sviluppata va detto che il più grande stock di oro nel mondo appartiene ai privati, in India ad esempio i cittadini possiedono 18.000 tonnellate d’ oro, in Germania 4.000 tra monete e lingotti… I più grandi produttori del metallo giallo invece sono i cinesi, seguiti dal Sudafrica, dagli Stati Uniti al terzo posto, dall’ Australia al quarto posto e il quinto posto va al Perù. L’ Italia ha avuto anch’ essa una produzione aurifera in Alta Val Sesia (Vercelli, Novara) si estraeva l’ oro ma anche in Valle Anzasca presso la miniera di Guia (Verbao-Cusio-Ossola); ricordiamo anche la miniera d’ oro di Furtei in Sardegna, negli anni’90 doveva diventare l’ eldorado sardo ma nel 2009 col fallimento della società titolare della concessione di estrazione (la Sardinia Gold Mining) ha chiuso, lasciando per altro un’ area inquinata da cianuro con tanto di bonifica a carico della comunità locale [9].

Senza miniere e senza lingotti liberamente disponibili dallo stato, questa Italia nello scenario economico internazionale dove vuole andare ?  Siamo in una fase dove l’ oro non solo mantiene ancora la valenza (anche per i privati) di bene rifugio ma è protagonista di importanti transazioni internazionali, tanto che gli stati emergenti nello scenario geopolitico internazionale dall’ India all’ Iran godono di riserve non indifferenti; la Cina non ne esporta un granello e gli stati “non allineati” evitano di mantenere le proprie riserve presso paesi terzi a differenza dell’ Italia. E’ chiaro che dietro all’ oro italiano vi sono questioni che non si vogliono divulgare, un po’ come il mistero dell’ oro di Dongo… ma una nazione così importante come l’ Italia non può perennemente essere affossata dai suoi misteri e rimanere sprovvedutamente fuori dai giochi, tanto da non essere neanche in grado di capire di chi è il suo oro !

 

Fonti :

[1] http://acheteror.org/reserves-or-niveau-mondial-2016/

[2] https://www.20minutes.fr/economie/2120979-20170824-allemagne-rapatrie-toutes-reserves-or-paris

[3] https://www.lesechos.fr/29/06/2016/lesechos.fr/0211078597555_brexit—que-vont-devenir-les-gigantesques-stocks-d-or-de-la-banque-d-angleterre–.htm

[4] https://fr.sputniknews.com/economie/201802141035148224-russie-or-reserves/

[5] https://fr.sputniknews.com/russie/201709141033051424-russie-producteur-or/

[6] https://www.anguillesousroche.com/russie/la-russie-triple-ses-reserves-dor-en-vue-dune-guerre-economique-avec-les-etats-unis/

[7] http://laveritadininconaco.altervista.org/il-70-delloro-italiano-arrivo-dal-regno-delle-due-sicilie-lo-sapevi/

[8] https://deshgold.com/riserve-auree-italiane

[9] http://www.metallirari.com/importanti-miniere-italia-storia/

 

Altre fonti consultate:

http://vocidallestero.it/2018/07/22/zh-bofa-il-populismo-mettera-fine-allindipendenza-delle-banche-centrali/