di Paolo Rada

A distanza di due settimane dall’assassinio del generale iraniano, Comandante delle Forze Quds (Quds significa Gerusalemme in arabo : il nome  è un programma…), dei Pasdaran Qassem Soleimani, e del generale iraqeno,  Vice Comandante delle Forze di Mobilitazione Popolare che affiancano l’Esercito iraqeno, nonché Comandante delle Forze Armate  Sciite Kateb Hezbollah Iraq,  Abu Mahdi al- Muhandis possiamo svolgere qualche considerazione in merito agli eventi  e  tracciare una piccola cronologia di quanto avvenuto. Non dimentichiamoci, che oggi, 17 Gennaio, il Wali Faqi, la guida della maggior parte di tutti gli sciiti del mondo, e non solo della nazione iraniana, l’ayatollah Seyyed Ali Khameney,  ha guidato la preghiera del venerdì a Tehran tenendo una qutba, un sermone in merito agli avvenimenti di questi giorni.

1) Tra la notte del due e tre Gennaio presso l’aeroporto di Baghdad, mentre si recavano ad un incontro con esponenti del governo iraqeno i due generali e gli uomini che erano con loro vengono assassinati da un drone-missile ad opera delle forze militari statunitensi. Il motivo della loro eliminazione è facile da capire: essi dopo aver sconfitto le milizie islamiste della N.A.T.O. e dell’Arabia Saudita (ISIS) sia in Siria che in Iraq  si apprestavano a portare avanti il progetto politico-militare che avrebbe dovuto portare alla definitiva fuoriuscita della truppe statunitensi dal medioriente, a  cominciare naturalmente dalle nazioni iraqene e siriane. Parallelo a questo progetto il Generale Soleimani  era riuscito, con una grande opera di mediazione, soprattutto tra i vari gruppi palestinesi, a cingere d’assedio, circondare lo stato d’Israele. Infatti esso si trova stretto a Sud dalle milizie della Jihad islamica e di Hamas, a Est, in Cisgiordania, da vari gruppi palestinesi, a Nord est dalle forze della mobilitazione popolare siriane e palestinesi, mentre a Nord vigila Hezbollah. L’assassinio si deve inquadrare dunque in quest’ottica di guerra contro Israele e contro la presenza delle truppe statunitensi in medio oriente. L’obiettivo statunitense era dunque quello di eliminare, “togliere di mezzo” due importantissimi esponenti militari che avevano fatto fallire le mire occidentali e N.A.T.O. in Siria e in Iraq con la speranza di disarticolare, a livello di classe dirigente militare, l’alleanza politico-militare denominata “Asse della Resistenza”. Quest’ultima alleanza ha il suo perno centrale nella Repubblica Islamica dell’Iran ed è composta dallo Stato Siriano, dallo Stato Iraqeno, da vari gruppi della resistenza palestinese, dagli Hezbollah libanesi, dai ribelli yemeniti. Essa, come dicevamo, si propone di contrastare ed espellere le forze statunitensi nel medio oriente e di creare uno stato Palestinese sovrano su tutto il territorio della Palestina. Come alleati e importanti partner politici essa si avvale dell’amicizia di Russia e Cina. Questo è il quadro della situazione. I due protagonisti principali sono dunque l’”Asse della Resistenza” da un lato e lo stato d’Israele, gli U.S.A. e l’Occidente in generale, seppur con qualche distinguo, dall’altro. Se, oggettivamente, l’uccisione di questi due importantissimi e fondamentali generali è una grave perdita per le Forze Militari dell’ “Asse della Resistenza” è anche vero, però che chi ha ordinato l’assassinio non ha assolutamente tenuto in conto di cosa vuol dire per un musulmano praticante, specialmente se sciita, il martirio, la morte per mano del nemico, per di più in questo caso, non in battaglia, ma attraverso un vile agguato. Per ogni sciita, ma, affermiamo noi, per ogni persona che crede in Dio, la morte  per mano del nemico non è nient’altro che l’inizio della vera vita. E’ la morte fisica preludio alla nascita iniziatica: è l’ascesi dell’azione, è la via diretta verso il Divino. L’idea del martirio, l’obiettivo di morire martiri sulla via di Dio era ciò a cui più ambivano Qassem Soleimani, Abu Mahdi al Muhandis  e gli uomini che erano con loro. Il concetto di martirio e di  lotta contro l’oppressore è il cardine, il perno della fede sciita. La celebrazione religiosa sciita più importante è, l’Ashura, la cerimonia, dove si ricorda  della battaglia di Kerbala: in quel conflitto Husayn, il nipote del Profeta Muhammad (Maometto), e per gli sciiti guida, Califfo legittimo dei musulmani, in una impari lotta (72 fedeli contro 4000) perse la vita per mano del califfo usurpatore Yazid . L’esempio dell’ Imam Husayn è la luce che guida ogni fedele sciita. Il lutto, il martirio e le celebrazioni rituali legate ad esso, accompagna sempre il fedele sciita nella sua esistenza terrena.

ascesi del cavaliere Soleimani

Qassem Soleimani in Paradiso mentre abbraccia Azrat Abbas, fratello dell’Imam Husayn e morto anche lui a Kerbala. Si può notare in primo piano l’Imam Khomeini e dietro Soleimani Abu Mahdi Al Muhandis

2) Il giorno successivo il Parlamento iraqeno invitava, con una mozione approvata da tutte le forze presenti in Assemblea, tranne i Kurdi, al Governo del paese mesopotamico di chiedere ufficialmente al Presidente degli Stati Uniti, e ai vari governi dell’Europa e dell’occidente di ritirare le truppe statunitensi e straniere dal suolo patrio.

3) Sempre nello stesso giorno Donald Trump minacciava l’Iran che, in caso di qualsiasi attacco dal suolo iraniano contro basi militari o soldati statunitensi in Iraq o in altri luoghi, gli Stati Uniti avrebbero bombardato 52 siti militari e culturali iraniani. 52 in ricordo dei prigionieri statunitensi, accusati di spionaggio dalle autorità iraniane che dal novembre dal 1979 per circa 400 giorni rimasero nelle prigioni persiane, nonostante gli Stati Uniti avessero tentato un raid militare fallito miseramente.

4) Le salme dei due Generali, venivano accolte all’aeroporto di Najaf, in Iraq, prima del trasferimento in Iran per i funerali, dal figlio dell’ayatollah Sistani, il Marja Taqlid (1) sciita che ha più seguaci in tutto il mondo. Le due salme prima di essere traslate in Iran erano state portate a Kerbala, presso la tomba dell’Imam Husayn, in una sorta di simbolico saluto sancente la continuità ideale, religiosa, gnostica e di lotta contro l’oppressione tra l’Imam Husayn e i  martiri di oggi.  A Najaf  le salme, prima di giungere in aeroporto, venivano, sempre in una sorta di simbolico saluto, portate presso la tomba dell’Imam Ali, padre di Husayn, cugino del Profeta Muhammad (Maometto), suo legittimo successore, secondo gli sciiti e anche lui, al pari dei due Generali, ucciso a tradimento e non in battaglia.

5) I funerali si svolgevano in Iran in tre città diverse: Mashad, Tehran e Kerman. In tutto vi parteciparono circa 25 milioni di persone, praticamente un iraniano su tre. Identico saluto simbolico veniva effettuato a Qom, città santa dell’Iran, che dista circa 130 km da Tehran presso la tomba di Fatima Masumeh, sorella dell’Imam Reda, l’ottavo Imam della Shia, la cui tomba si trova invece a Mashad. Dobbiamo altresì aggiungere, che lungo tutta  la strada  tra Tehran e Qom folle immense e  piangenti aspettavano il corteo funebre con i due generali. Per poter capire la popolarità del Generale Soleimani la si potrebbe paragonare alla popolarità che hanno in Italia i giudici Falcone e Borsellino.

6) Nella notte tra il 7 e l’8 Gennaio, una volta sepolto il Generale Soleimani, nella città natale di Kerman, arrivava la risposta militare iraniana. Missili Cruise,  balistici, di alta precisione, colpivano e di distruggevano due basi militari statunitensi in Iraq causando morti e feriti tra i soldati a stelle e strisce. Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale uno stato colpiva, trasmettendo in diretta TV il tutto, una base militare statunitense situata in un paese straniero. Si alzavano in volo aerei militari statunitensi per trasferire i morti e feriti presso ospedali situati fuori dall’Iraq, in Giordania, in Kuwait, in Germania, in Israele. Veniva inoltre vietato ai giornalisti e cameramen di avvicinarsi alle basi colpite. In effetti, quasi mai gli statunitensi mostrano i loro morti o i funerali di essi. Hanno avuto migliaia di perdite, in questi ultimi anni in Iraq e Afghanistan, ma non sono mai state mostrate dalle televisioni dell’Occidente, libero e pluralista, immagini delle bare, dei funerali, dei cimiteri. Gli Stati Uniti, in questo campioni della guerra psicologica, devono sempre apparire agli occhi di tutti come invincibili, indistruttibili, inattaccabili. Contemporaneamente le Guardie della Rivoluzione Islamica in Iran affermavano che se Trump avesse dato adito alle sue minacce, colpire 52 siti culturali e militari iraniani, l’Iran avrebbe attaccato Tel Aviv, Haifa e Dubai. Sempre in quella notte un aereo di linea ucraino, decollato dall’aeroporto Imam Khomeyni di Tehran, i cui passeggeri erano quasi tutti iraniani, dopo aver cambiato repentinamente rotta, ed aver spento il sistema elettronico che lo avrebbe fatto identificare dalla contro aerea iraniana, quale aereo civile, veniva colpito e abbattuto da quest’ultima. Da segnalare che sempre in quella notte vennero disturbati i collegamenti radio tra le forze dell’aviazione iraniana e la contraerea. Qualche analista ha anche ipotizzato che detto aereo, come quasi tutti gli aerei in circolazione, potendo essere guidato da terra, abbia cambiato rotta non per il concorso del pilota, ma da qualcuno che a terra abbia così voluto provocare l’incidente.

7) Trump il giorno 8 in un discorso alla nazione invitava l’Iran a sedersi a un tavolo per dialogare e trovare un accordo. Non dava nessun seguito alle  minacce di qualche giorno prima e cercava di spostare il discorso, dalla mancata risposta militare statunitense dopo la  distruzione delle due basi, verso la sempre temibile e duratura minaccia atomica iraniana. Annunciava inoltre ulteriori sanzioni economiche verso il paese persiano. La strategia statunitense, dopo lo smacco militare subito, è quella di strangolare economicamente la Repubblica Islamica dell’Iran al fine di far si che quest’ultima firmi un accordo, così come palesato da Trump, che in cambio della rinuncia al programma missilistico, e all’ipotetico nucleare, vengano tolte completamente o allentate le sanzioni. Se L’Iran dovesse cadere in questa trappola verrebbe con una scusa, sorte riservata sia a Saddam Husseyn che al Colonnello Gheddafi, tra qualche anno, attaccato dalle truppe statunitensi. Ora l’Iran, visto il grande arsenale missilistico di cui dispone, è fondamentalmente inattaccabile.

8) Come se suonassero una sinfonia orchestrata da un unico maestro tutti media occidentali tentavano di minimizzare, facendola passare per inefficiente e tutto sommato moderata, la risposta militare iraniana. Venivano aiutati in ciò anche dall’episodio dell’aereo ucraino abbattuto dalla contro aerea iraniana. Infatti esso, nei commenti dei media occidentali, serviva a ridicolizzare, le forze militari della Repubblica Islamica e a presentare l’Iran come un paese pericoloso, in cui gli aerei cadono, abbattuti per di più da una contraerea che  non sa distinguere un volo civile da un volo militare. Nella guerra non ortodossa, la guerra che ha, oltre a obiettivi militari, quella di conquistare l’anima e il consenso delle persone, coprire di ridicolo di fronte al mondo intero il proprio nemico è uno dei compiti principali che gli eserciti moderni, i mass media, gli apparati di sicurezza attuano. Non potendo gli Stati Uniti rispondere militarmente alla distruzione delle loro due basi in Iraq, e dar seguito alle minacce di Trump, in quanto gli iraniani avrebbero colpito Tel Aviv, Haifa e Dubai, architettarono, in questo veramente subdoli e diabolici, l’incidente del volo ucraino. Inoltre l’abbattimento del volo avrebbe dovuto, secondo chi ha orchestrato questa gigantesca trappola, visto il  grande numero di vittime iraniane, provocare sommosse, dimostrazioni in Iran e spostare, inoltre, l’attenzione di tutto il mondo dalla risposta militare iraniana all’aereo abbattuto. Un classico esempio di “diversione strategica” e di raffinata guerra psicologica. Probabilmente la stessa uccisione del Generale Soleimani era stata attuata, anche, per far si che gli iraniani, a livello psicologico, reagissero alla morte del Generale con gioia e liberazione. Se è vero che parte della popolazione iraniana non è favorevole alla politica dell’ ”Asse della Resistenza” e vorrebbe un governo, una classe politica e militare meno interventista in politica estera, è anche vero che il peggior modo per accattivarsi le simpatie di costoro è assassinare un personaggio la cui popolarità, anche solo legata alla sconfitta dell’ISIS, è, come dicevamo prima, paragonabile in Italia a un Falcone o a un Borsellino.

9) Lo scontro diretto tra Stati Uniti e Iran sembra per il momento terminato. Non  è terminato certamente, però, anzi esattamente il contrario, il progetto che faceva capo al Generale Soleimani. Le dichiarazioni di tutti i responsabili militari iraniani, iraqeni, di Hezbollah e degli altri gruppi dell’ ”Asse della Resistenza” vanno tutte nella direzione del proseguimento della lotta militare contro le truppe statunitensi nel medio oriente. Lotta militare che verrà condotta non direttamente dall’Iran, ma dai gruppi militari che fan parte dell’ ”Asse della Resistenza”.

10) La Guida Suprema della maggior parte di tutti gli sciiti del mondo, l’ayatollah Seyyed Ali Khamenei, dopo otto anni, ha guidato la preghiera del Venerdì a Tehran. La parte, secondo noi, più interessante del sermone da lui tenuto è stata quella dove, citando il Sacro Corano, ha paragonato gli Stati Uniti al Faraone e i popoli oppressi del mondo a Mosè. Inoltre ha chiaramente esplicitato che è una inutile perdita di tempo intavolare trattative con Europa e Stati Uniti. Essi seppur  con qualche minima differenza, sono, secondo la Guida Suprema, le due facce delle stessa identica medaglia. Ha invitato inoltre i musulmani all’unità, al di là delle differenze confessionali o rituali. Un discorso dove non vi è nessun accenno al voler essere capito, compreso in Occidente, ma rivolto, sembra, quasi solamente ai musulmani.

Una differenza totale abissale rispetto alle dichiarazioni di molti politici iraniani appartenenti all’ala, che definiamo per comodità, moderata che in ogni occasione sembra che ricerchino sempre il plauso, l’appoggio dei paesi europei.  E’ da sottolineare inoltre come, subito appena finita la preghiera, come se avesse un impegno urgente, il presidente della Repubblica islamica, Hassan Ruhany, platealmente si è alzato e abbia abbandonato il luogo di culto. E’ un gesto che vale più di mille parole….

 

NOTE

1) Ogni fedele sciita, per quanto riguarda la sfera della pratica cultuale e rituale, deve far riferimento ad un appartenente al clero che lo indirizzi e lo guidi nell’adempimento corretto degli obblighi religiosi. Gli ayatollah che assolvono a questa funzione sono definiti Marja Taqlid. Essi sono circa una ventina in tutto il mondo sciita. Ogni Marja Taqlid ha milioni di seguaci. L’ayatollah  Khameney è sia Marja Taqlid che Guida Suprema, Comandante, durante l’occultamento del dodicesimo Imam, della maggior parte degli sciiti di tutto il mondo. Infatti egli ha il titolo di Wali Faqi. Letteralmente significa “Colui il quale fa le veci”. Si intende dell’Imam Mahdi.