di Alberto Nicoletta

 

La figura del Gen. Soleimani

L’ uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani, del 3 gennaio 2020, definito anche come il Machiavelli Mediorientale, è un evento che andrà a modificare l’ attuale situazione nel Medio e Vicino Oriente ma anche in Italia. Soleimani dal 1998 alla sua morte è stato il capo della forza dei Pasdaran o Guardiani della Rivoluzione, nonché responsabile per la diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica. Il Gen. Soleimani era una figura estremamente importante per l’ Iran e per tutta le regione mediorientale ma visto il suo forte impegno e capacità contro il terrorismo era un figura importante anche per l’Europa stessa; Soleimani era un leader militare e politico, molto vicino all’ Ayatollah Ali Khamenei guida suprema dell’ Iran. Qasem Soleimani era il rappresentante dell’ Iran fuori dai suoi confini, calamitava a se tutte le forse filo-iraniane, l’ abbiamo visto attivo nelle tensioni in Libano, nella guerra in Siria, e in Iraq, dove ha organizzato le milizie sciite filo-iraniane (Hashd al-Shaabi) che hanno bloccato l’ ISIS a pochi km da Baghdad. Ha coordinato l’infiltrazione dell’intelligence iraniana nei territori arabi e indirettamente parte delle azioni di Hezbollah, la sua eliminazione rimane pertanto un durissimo attacco ai vertici dell’Iran, atto a destabilizzare ulteriormente la regione.

 

Gli attriti tra Stati Uniti e Iran antecedenti l’ eliminazione del Gen. Soleimani

Il terreno di scontro tra USA e Iran, è principalmente l’Iraq, dopo la caduta di Saddam Hussein avvenuta con la Guerra del Golfo voluta dagli americani, l’Iraq si trova in una forte situazione di instabilità e di crisi, sia per il terrorismo che per le difficoltà di gestione della politica interna, gli Stati Uniti non riescono a inserire una leadership valida che piaccia sia a loro che agli iracheni, e la componente sciita presente nel territorio apre le porte all’arrivo dell’influenza iraniana. Inizia così un braccio di ferro sulla nazione irachena da parte delle due potenze, fomentate anche dai forti attriti dell’ amministrazione Trump verso l’Iran. Il caso del nucleare iraniano diviene un feroce terreno di battaglia dove gli accordi saranno raggiunti solo dopo quasi due anni di trattative, del resto l’Iran vuole il nucleare per sostenere il suo sviluppo interno, in un’area prevalentemente semi deserta e priva di possibilità nonché di valide alternative per la produzione energetica. Gli USA e altri attori come Arabia Saudita e Israele, non vedono di buon occhio tale strada che può portare l’Iran allo sviluppo di testate nucleari utili a difendersi contro nazioni equipaggiate con tali testate,  non vedono di buon occhio neanche le possibili migliorie che la regione iraniana potrebbe trarre da un maggior approvvigionamento energetico. L’ accordo pertanto limita all’Iran l’utilizzo della tecnologia nucleare, la risposta per l’Iran è muoversi dove si può e così inizia ad arricchire l’uranio, alterando gli Stati Uniti che non aspettavano altro. L’Iran inizia delle azioni per limitare l’ accesso di aerei e navi militari statunitensi nella zona del Golfo, tali incursioni sarebbero utili a scopo di spionaggio e di provocazione, si arriva così al sequestro da parte iraniana di una piccola nave della marina militare americana illecitamente transitata in acque iraniane. A maggio Trump annuncia l’invio di unità di bombardieri e di una portaerei per contenere la presunta minaccia dell’Iran; le conseguenze sono degli attacchi con ordigni esplosivi piazzati sotto le petroliere americane, atte a danneggiarle ma non ad affondarle, la faccenda non è mai stata ben chiarita, in quanto secondo alcuni gli iraniani non avevano ne la volontà, ne la capacità tecnica per effettuare un attacco simile. Trump dopo l’ attentato alle petroliere risponde con un cyber attacco nei confronti dell’unità dell’intelligence iraniana sospettata di aver coordinato il sabotaggio. Il 20giugno 2019 l’Iran abbatte un drone RQ-4A Global Hawk americano vicino allo stretto di Hormuz, sopra la provincia meridionale di Hormozag.  Il 14 settembre le milizie yemenite Houthi supportate dall’Iran nella guerra contro l’Arabia Saudita (supportata dagli USA), attaccano con dei droni uno dei principali oleodotti sauditi l’Aramco, la direzione dei missili e il tipo di tecnologia utilizzata lasciano seri dubbi sulla vera origine di tale attacco. A novembre una dozzina di missili attaccano la base militare Irachena a prevalenza americana di Qayyarah, ed il 3 dicembre avviene un attacco analogo alla base Al-Asad. Il 27 dicembre avviene invece un imponente attacco missilistico sulla base di Kirkuk, gli USA sospettano che l’ attacco sia partito dalle milizie irachene sciite filo-iraniane, gli effetti sono stati di diversi militari americani ed iracheni feriti, ed un interprete forse un contractor rimasto ucciso. La risposta americana non tarda, il 30 dicembre le forze americane attaccano alcune basi di Hezbollah (milizie sostenute dall’Iran), tre nell’ovest dell’ Iraq e due nell’est della Siria; muoiono 25 persone; in risposta lo stesso giorno  migliaia di iracheni filo-iraniani assaltano l’ambasciata americana di Baghdad. La paura generata da tale attacco, per Trump oltraggioso, dove si teme che possa degenerare similmente al celebre attacco del 12 settembre 2012 all’ ambasciata in Libia, dove morì l’ ambasciatore Chris Stevens (attacco ben diverso da quello del popolo iracheno e difatti rivendicato dalle milizie terroristiche di Al-Qaeda), porta Trump ad organizzare una risposta feroce ed imprevedibile e pesantemente criticata a livello internazionale, ovvero l’eliminazione del Generale Qasem Soleimani, accusato per altro da Trump, di voler organizzare ulteriori altri attacchi contro gli Stati Uniti su territorio iracheno.

Soleimani era molto più che un semplice militare, un vero e proprio rappresentante dell’Iran all’estero, molto rispettato anche negli ambienti sciiti fortemente dediti al culto, forse anche perché Soleimani rappresenta la sacra cavalleria guerriera che persegue non un fine materiale ma iniziatico, Soleimani indossava un anello con una vistosa pietra marrone, colore della terra e della tradizione contadina, antitetico al materialismo ed indicante il simbolismo esoterico della vita che germoglia.

 

L’eliminazione del Generale Qasem Soleimani e dell’ “allievo” Abu Mahdi al-Muhandis

Pare che Soleimani fosse da poco atterrato all’ aeroporto internazionale di Baghdad con un aereo partito da Damasco, e da li si stava muovendo su un suv, in parallelo ad un altro veicolo a circa 120m di distanza con a bordo il leader della milizia irachena Kataib Hezbollah, Abu Mahdi al-Muhandis. L’aeroporto è sorvegliato da milizie i

leader Iraniano

                        Gen Qasem Soleimani

rachene e da truppe della coalizione internazionale che pertanto conoscono bene i movimenti delle figure di potere che transitano presso lo scalo. L’ attacco sarebbe partito da un drone MQ-9 Reaper originariamente conosciuto come Predator B, coadiuvato da un altro drone di tipo Predator, avrebbero scagliato 4 missili verso gli obiettivi. Il Predator B è una tipologia di drone nata per attacchi diretti di precisione e caratterizzato da un’ampia autonomia, risulta in dotazione anche all’ Aeronautica Militare Italiana da circa 10 anni. Ciò ha fatto sospettare che l’ attacco fosse partito dalla base di Sigonella, gemella di quella di Rammstein ed attrezzata per questo genere di azioni, tuttavia viste le distanza da percorrere e la forte presenza statunitense in Iraq, è più facile credere che i droni siano partiti da una base in Kuwait, altre fonti invece parlano di Al Udeid in Qatar. Il fatto pone comunque il problema dell’utilizzo delle basi americane sul nostro territorio, utilizzo che ci pone obiettivi di una guerra che non ci appartiene.

Vista la sua importanze è facile credere che Soleimani si aspettasse un attentato, del resto aveva lasciato un messaggio alla moglie relativo all’ epigrafe da apporre alla sua futura lapide : semplicemente soldato Qasem Soleimani; come per tutti gli altri i suoi commilitoni caduti, una scelta che fa capire come il Generale volesse rimanere un soldato e non volesse scendere in politica come paventato da qualcuno.

 

Le conseguenze imminenti al bombardamento dell’ aeroporto di Baghdad

A livello internazionale in generale è stata manifestata l’ intenzione ad essere prudenti e moderati nelle tensioni con l’Iran. Russia, Cina, India, Pakistan, Germania e Francia si sono espresse cautamente, Iraq e Siria hanno pesantemente condannato tale attacco, ed in Iran sono sorte numerose proteste e cortei in supporto del Generale Soleimani. Israele e Salvini hanno invece appoggiato tale azione, non pienamente condivisa da Di Maio, dal PD e dai gruppi dei movimenti radicali italiani, così come la Farnesina ha lanciato un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità, stessa linea esposta dall’UE tramite l’alto rappresentante Josep Borrell. I portavoce della NATO hanno invece precisato che è bene evitare un’escalation militare nella zona.

In Yemen gli Houthi filo-iraniani subito dopo l’ assassinio, hanno sparato un missile balistico contro l’ aeroporto saudita di Abha; inoltre due grosse petroliere sono state attaccate nel Golfo dell’Oman, passaggio fondamentale dove transita tutto il commercio di greggio del Golfo Persico, una risposta importante che segue la volontà dell’Iran di chiudere/limitare l’ accesso al Golfo ai loro nemici. L’Iran ha giurato vendetta agli Stati Uniti ed ha annullato tutti gli accordi intrapresi sul suo programma nucleare, Trump già dopo l’ attacco all’ ambasciata ha annunciato l’ immediato invio di 750 soldati nell’ area, divenuti poi 2800 e non sappiamo il conseguente dispiegamento degli ormai fondamentali contractors; tuttavia la sua Amministrazione ha ricevuto critiche anche dall’ interno degli Stati Uniti, dove il candidato Democratico alla Casa Bianca Joe Biden l’ha accusato di “lanciare dinamite dentro una polveriera”, mentre altri hanno sollevato polemiche riguardo al fatto che non tutti i parlamentari erano a conoscenza dell’ attacco.

Dopo tale evento, nonostante gli iracheni non abbiano denunciato problematiche nell’ estrazione petrolifera, il prezzo del petrolio è rapidamente salito. Il WTI di 1,70 dollari e il Brent di 1,93 dollari, i dipendenti delle compagnie petrolifere statunitensi che operano in Iraq hanno lasciato il Paese, così come era già stato consigliato dall’ ambasciata statunitense dopo essere stata presa d’assalto dalla popolazione irachena. Su tale linea l’ analista di Moby’s Alexander Perjessy ha dichiarato che “Un duraturo conflitto” fra Stati Uniti e Iran causerebbe “shock economici e finanziari” ed ha aggiunto ”un prolungato conflitto avrebbe potenziali conseguenze globali, in particolare tramite gli effetti sul prezzo del petrolio”.

Il Generale Qasem Soleimani ufficialmente è ora sostituito dal Brigadier Generale Esmail Qaani (anch’esso proveniente dalle forze di Quds), secondo la volontà dell’ Ayatollah Khamenei.

Lo scenario geopolitico

L’Iran è da sempre obiettivo degli Stati Uniti, le rivolte arabe e i seguenti attacchi a Libia e Siria hanno fin da subito lasciato intendere chi sarebbe stato il principale avversario nel Medio e Vicino Oriente. La dislocazione geografica dell’ Iran, discostato dal Mediterraneo, differentemente da Libia e Siria ed il fatto che gli USA siano sempre meno potenti e sempre più impantanati nei conflitti, arabi e africani, oltre che indirettamente sul fronte Ucraina-Donbass e Venezuela, hanno permesso all’ Iran un vantaggio temporale, in quanto gli Stati Uniti non hanno potuto attaccare lo stato iraniano come essi avrebbero voluto seguendo le tesi del loro geopolitico N. J. Spykman, ciò ha permesso agli iraniani di studiare le debolezze degli Stati Uniti e in parallelo lanciare la loro influenza nei territori limitrofi, dall’Iraq, al Libano, dalla Siria al Qatar. L’ intelligence iraniana il MOIS o VEVAK ha esteso i suoi tentacoli in tutto il teatro mediorientale, estendendosi fino in Europa, tanto da essere molto ben informata sulle manovre dell’ISIS, nemico che ha sempre combattuto in particolare grazie al lavoro delle milizie di Hezbollah. L’Italia stessa in passato è stata avvisata in merito a possibili attentati dalla Russia di Putin, informata a sua volta dall’Iran con dati provenienti dall’intelligence della milizia libanese Hezbollah. Ecco perché l’Iran è importante per la stabilità dell’ area, uno perché è il principale attore, con Siria e Russia, schierato contro il terrorismo e la conseguente destabilizzazione che ha riempito l’ Europa di jihadisti e immigrati; due perché non avendo mire imperialiste non cerca lo scontro diretto con i suoi vicini, come invece cercano Israele, ed ora sembra anche la Turchia. Inoltre l’Iran ha sempre cercato un canale di comunicazione e di commercio con l’Europa; in particolare l’Italia ha un importante traffico economico commerciale con L’Iran che nel 2011 aveva raggiunto il suo massimo storico di 7,097 miliardi di euro, per poi calare vistosamente, è anche parte integrante della strategia della seta operata dalla Cina e che giunge fino in Italia, aspetti fondamentali per la nostra economia costantemente in crisi e a caccia di ossigeno !

Trump dopo la vittoria di Assad (nonostante gli attacchi è ancora al suo posto, contro le previsioni di Israele e USA), sta mollando la presa sulla Siria, aspetto che già aveva esposto durante l’ accesso alla Casa Bianca, in modo tale la sua politica guerrafondaia può essere meglio direzionata verso l’Iran. Aspetto rilevante tuttavia sta nelle difficoltà emerse con le basi che l’ America ha in Turchia, lo stato turco ufficialmente è ancora nella NATO (ad oggi criticata da Macron e secondo molti analisti bisognosa di una ristrutturazione, ricostruzione o addirittura eliminazione totale) ma compra armi dalla Russia, dopo l’ appoggio di Trump al PKK curdo in funzione anti siriana si è inimicato ancor di più Erdogan (che il PKK lo combatte ponendosi contro i curdi dell’ YPG). La Turchia pertanto ha iniziato a muoversi più indipendentemente, prima in Siria (l’ha invasa), poi in Libia (ha da poco approvato l’invio di soldati), con quest’ultima azione tuttavia sta andando a dare fastidio all’ Egitto uno dei controllori del Nord Africa e di Suez.

Chiaramente la debolezza occidentale permette a più attori, anche leoni di carta, di giocare un ruolo nello scacchiere internazionale, o quanto meno nello spazio limitrofe a casa loro, ed è così che i Turchi ne approfittano per espandere la loro influenza, tornando in attrito con i greci per Cipro, bloccando l’ estrazione petrolifera dell’ENI sempre a ridosso delle coste cipriote ma restando agganciata a importanti rapporti commerciali con l’Europa, che ha delocalizzato parte della sua produzione in Turchia. Una Turchia che in vista di un incremento delle tensioni, cerca una maggiore indipendenza ed un maggior approvvigionamento di quelle risorse energetiche ora gestite da altri, tra i quali l’ Italia.

Gli Stati Uniti pertanto non vedono più così affidabili come prima le proprie basi turche e così si spostano verso l’Iraq, terreno che conoscono bene, dove ospitano già almeno 5000 soldati (altre fonti dicono 6000), più altri 2800 in arrivo. Chiaramente tale movimento agli iraniani, geograficamente già circondati da basi statunitensi e da loro minacciati, non piace. Ma non piace neanche alla popolazione irachena, stufa della presenza militare statunitense che nella guerra contro Saddam Hussein aveva già inflitto centinaia di migliaia di morti (la fonti parlano da 200.000 a 600.000 morti più feriti e malattie derivate dall’utilizzo dell’uranio impoverito). Critiche da una parte della popolazione irachena vengono scagliate anche nei confronti delle influenze dell’Iran, nonostante abbiano la stessa religione e la stessa origine storica dall’ Impero di Persia, non si amano troppo dopo la guerra Iran-Iraq ma altre grosse fette della popolazione irachena accettano invece il supporto dei confinanti iraniani. Trovare quindi una stabilità in Iraq è davvero difficile e i contendenti non mollano, anche perché le potenze cercano di esaurire le loro guerre fredde o calde non a casa loro ma a casa di chi si trova di mezzo.

La Turchia ha sempre avuto dei rapporti mutevoli con l’Iran, vedere un occidente che attacca l’Iran poteva esserle favorevole al fine di aumentare la sua forze nell’ area ma ora non è abbastanza forte, le servono alleati differenti, ed è così che Erdogan piano piano, ha iniziato a difendere l’ Iran, in merito alle sanzioni ricevute o alle accuse per l’ attacco all’oleodotto saudita. Posizioni prese da Erdogan anche per ragioni commerciali in merito allo scambio di prodotti e materie prime, che potenzialmente potrebbe ben aumentare, ha stipulato infatti degli accordi con l’Iran, rendendolo meno isolato, ed in migliori rapporti con una nazione che de facto è ancora parte della NATO (la Turchia è la seconda potenza militare NATO con quasi 900.000 soldati). Ad inclinare i rapporti tra Iran e Turchia è stata però la guerra in Siria, senz’altro pone i due stati in contrasto con gli Stati Uniti ma l’ Iran appoggia Bashar Al.Assad mentre la Turchia appoggia l’ Esercito Libero Siriano. L’influenza della Turchia (stato arabo-sunnita) nelle aree arabe, comprese alcune regioni ex-sovietiche, non piace certo agli iraniani, così come il tentativo di influenzare gli arabi presenti in Iraq, tuttavia si trovano alleati negli attriti contro l’ Arabia Saudita. La Turchia è potenzialmente la futura potenza araba (in questo potrebbe essere usata dagli americani) e se giocherà bene le sue relazioni già forti con la Russia e l’Iran potrebbe incrementare il suo potere nella regione causando un indebolimento dell’Occidente. Vuole divenire un importante attore nel campo dell’energia dove già si sta muovendo Israele che difende gli accordi con Cipro e Grecia, in parte riguardanti anche l’Italia, ciò potrebbe incrinare i rapporti storicamente non facili tra Turchia e Israele. La situazione però è difficile perché i blocchi sono mutevoli e le alleanze non sono mai totali su tutti i fronti.

L’Iran a prima vista non è così isolato, in quanto gode dell’ amicizia di : Russia, Cina, Siria, Yemen, Corea del Nord, Venezuela, forse in futuro vi sarà nuovamente l’India (ad oggi i rapporti sono congelati per via del prezzo del petrolio imposto dagli USA); l’Iran va così a porsi come attore di punta delle nazioni in attrito o disaccordo con le potenze occidentali. Ma non sappiamo come agiranno questi attori, la Cina ad esempio è ancora contro l’intervento bellico ma continua ad armarsi, appena è entrata nel Mediterraneo con le sue navi militari, ha subito espresso solidarietà al popolo palestinese, dimostrando inimicizia verso Israele che sta scippando petrolio dalla acque della striscia di Gaza.

La Russia invece sta giocando un ruolo fondamentale in Siria dove ha posizionato un’importane contingente militare, l’area del Vicino Oriente è geograficamente e storicamente importante per la Russia che vuole ancora un ruolo in tale regione, sia per stabilizzare un’area di suo interesse commerciale, sia per far si che tali sconvolgimenti non si riversino sul suo territorio, vedasi ad esempio la guerra in Cecenia. La guerra in Siria però per quanto abbia visto un ottimo lavoro da parte dei russi, è durata ben più di quanto inizialmente aveva preventivato Putin che nonostante abbia migliorato le condizioni economiche dei russi, gravita comunque in una crisi, tale da rendere difficile un suo maggior impegno nell’area o altrove. Pertanto non sappiamo come si comporteranno i russi in questa contrapposizione tra USA e Iran, per ora dalle dichiarazioni pare vogliano essere cauti.

Per chi teme un’invasione dell’Iran, stile guerra in Iraq, bisogna dire che lo stato iraniano è ben protetto geograficamente (monti, mare e deserto), le principali città sono poste a nord in zone difficilmente raggiungibili dalle forze militari americane, abili nella supremazia marittima ma scarse nell’ entro terra. L’invasione richiederebbe troppi uomini e sforzi eccessivi ad oggi non affrontabili. In merito agli alleati, l’ultima analisi della NATO metteva in luce serie difficoltà nell’operatività militare delle sue forze in caso di invasione, il che si traduce in una difficoltà nel supportare eventuali azioni militari pesanti, come quella che potrebbe essere di supporto all’invasione da parte degli americani dell’Iran. L’Iran inoltre è uno stato di 81 milioni di abitanti, non sono certo i poco più di 20 milioni della Siria o la “piccola” (in termini demografici) Libia, dove comunque non stanno avendo una supremazia. Sono anche questi limiti che hanno spinto gli USA a far portare avanti a inglesi e francesi il lavoro in Libia, a farsi appoggiare in Siria, o a lasciar un maggior margine d’azione ai turchi.

Accerchiamento USA dell'Iran

       Le basi statunitensi che circondano l’ Iran

Non bisogna dimenticare che l’Iran è riuscito a limitare i movimenti della US Navy nel Golfo Persico chiudendolo come una saracinesca; la flotta militare iraniana e quella dei pasdaran sono caratterizzata da piccoli vettori marini e sottomarini in grado di muoversi ottimamente nelle basse acque del Golfo, dove i grossi sottomarini americani hanno seri problemi. Con tale tecnica la marina iraniana è in grado di circondare con i suoi battelli le fortezze marine americane, come un branco di lupi attorno a una preda, questo ha gettato allarmismi nei comandi militari statunitensi che oramai troppo in ritardo stanno cercando di adottare delle soluzioni.

Gli USA pertanto per combattere l’Iran useranno probabilmente una serie di micro conflitti nella regione, terrorismo, attacchi informatici, attacchi finanziari e propaganda, in parallelo al solito tentativo di occidentalizzare la popolazione. Su questa strada l’occidente sta rimodulando le sue unità d’èlite.

 

Conclusioni

Il Gen. Soleimani svolgeva un ruolo fondamentale nella lotta al terrorismo e nella stabilizzazione dell’intera area, favorendo la difesa dell’Europa e ponendo un freno ai disordini dell’imperialismo statunitense. Secondo il premier iracheno Adei Abdul Mahdi, Solemaini era in Iraq perché stava da tempo lavorando a  una possibile pace con l’ Arabia Saudita mediata dall’Iraq, chiaramente la cosa non poteva piacere agli Stati Uniti che hanno sempre usato i sauditi come leva per le loro operazioni nell’ area araba ma se la notizia fosse reale ciò aumenterebbe il divario tra i due stati asiatici.

Trump con questa mossa si è probabilmente conquistato, dopo i vari attacchi del Russia gate, l’ approvazione delle lobby di potere avversarie dell’Iran, inoltre così facendo permette alle grosse compagnie statunitensi che vendono armi di mantenere vivo il loro mercato, così come le grosse compagnie chiamate a ricostruire le aree devastate dai conflitti. In tal modo ottiene approvazione e finanziamenti per la prossima campagna presidenziale, tanto che ha già aumentato il budget destinato alle forze armate.

Va aggiunto che l’eliminazione di Soleimani serve anche a favorire il terrorismo, quei “terroristi moderati” supportati dagli USA (per loro stessa ammissione), terroristi che hanno destabilizzato intere regioni ma non hanno mai bloccato i traffici di greggio verso il Nord America, permettendo in questo caos vantaggi non indifferenti all’imprenditoria statunitense.

Questi giochi subdoli mettono in luce l’irresponsabilità e debolezza statunitense ma mettono in luce come nonostante ciò, Trump abbia ancora il potere di lanciare il sasso dove vuole lui facendo si che gli altri si allineino ad esso. Il problema è che in questo sistema multipolare attori veramente forti non esistono, pertanto il clima di caos sembra destinato ad accrescere e l’Italia non sa prendere una valida posizione neanche sulla vicina e importante Libia, tanto meno sulla questione iraniana, così come la stessa Europa è in alto mare e dal caos derivato ne trarrà crisi economiche, inondazioni di immigrati e terroristi….

 

 

Fonti :

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https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/20/iran-abbatte-un-drone-usa-i-pasdaran-e-un-messaggio-alla-casa-bianca-trump-grandissimo-errore/5270421/

https://www.today.it/mondo/perche-guerra-iran.html

https://www.askanews.it/video/2020/01/03/tensione-iran-usa-dopo-morte-soleimani-lescalation-in-tappe-20200103_video_14235061/

https://tg24.sky.it/mondo/2019/12/27/iraq-contractor-ucciso.html

https://www.repubblica.it/esteri/2019/12/28/news/contractor_usa_ucciso_iraq-244507565/

https://www.today.it/video/usa-attaccano-basi-di-miliziani-sostenuti-da-iran-in-iraq-e-siria-64lvp.askanews.html

https://runelore.it/significato-colori/simbologia-colore-marrone.html

https://books.google.it/books?id=5nZX5n-TkpgC&pg=PA39&lpg=PA39&dq=il+marrone+nell%27+islam&source=bl&ots=M6lLoD688N&sig=ACfU3U0XTZAx7CNX1uZWMsZ5HDwmbNbyhg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjonbDkle_mAhXCGuwKHX5OBoMQ6AEwCXoECAkQAQ#v=onepage&q=il%20marrone%20nell’%20islam&f=false

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https://it.insideover.com/guerra/iran-vendicarsi-soleimani-golfo-persico.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Attacco_aereo_dell%27aereoporto_di_Baghdad_del_2020#Italia

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https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2020/01/03/tensione-iran-usa-forte-impennata-del-prezzo-del-petrolio_BBl7jphnBqyiHdk63EpD6N.html?refresh_ce

Interviste di Radio Radicale a : Alberto Negri redattore del Manifesto

Interviste di Radio Radicale a : Lorenzo Trombetta redattore di Limes e ANSA

http://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php?id_paesi=104

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/iraq-razzi-sulla-zona-verde-di-baghdad-colpita-base-con-soldati-americani_13057015-202002a.shtml

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https://it.insideover.com/politica/iran-e-turchia-amici-o-nemici.html

https://parstoday.com/it/news/iran-i205822-iraq_soleimani_era_a_baghdad_per_piano_di_pace_iran_arabia_saudita

Intervista a Paolo Borgognone su Pars Today 04/01/2020

http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/01/06/moodys-da-un-duraturo-conflitto-usa-iran-rischio-shock_18e004e2-a2aa-4350-b253-49cf0fc9d352.html