di Alberto Nicoletta

La rinascita del terrorismo islamico, ha portato a una nuova stagione degli attentati in Europa scagliatasi su tutti i principali stati … tranne l’ Italia, cerchiamo di capire quali sono i probabili motivi che hanno permesso questo primato e se la strategia di contrasto al terrorismo applicata all’ Italia, sia veramente efficace come i risultati darebbero a vedere.

Innanzitutto precisiamo che il suolo italiano non è stato oggetto di attentati da parte del “recente” estremismo islamico vincolato all’ ISIS, ma siamo comunque stati oggetto di attentati all’ estero come a Nassirya o a Dacca [1]. Tragedie contornate da diversi aspetti poco chiari, come sono quasi sempre gli attentati terroristici, ciò pone in risalto come il pericolo terrorismo per gli italiani non sia solo sul suolo nazionale ma sia anche all’ estero : aree turistiche, centri adibiti alle transazioni economico-finanziarie, rotte commerciali, ambasciate e chiaramente postazioni militari.

 

Una maggior conoscenza dell’ Islam rispetto ad altri paesi occidentali

Storicamente l’ Italia grazie alla sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, ha sempre cercato di mantenere rapporti di equilibrio con i paesi rivieraschi e con tutta l’ annessa area del Vicino e Medioriente, come sappiamo dai fatti storici non sempre questa politica ha funzionato ma tra alti e bassi l’ Italia ha sempre cercato una mediazione, con un’ area strategicamente importante e ricca di petrolio. Non è un caso che a Mussolini venne donata in qualità di protettore dell’ islam (Hāmī al-Islām) la Sayf al-Islām ovvero la spada dell’ Islam; o che Bettino Craxi in parlamento, ebbe modo di dire che bisognava appoggiare per il 50% gli israeliani e per il 50% i palestinesi, lo stesso Aldo Moro fu artefice del lodo moro (probabile rettifica e aggiornamento di accordi preesistenti), che permetteva ai combattenti palestinesi di attraversare l’Italia armati ma di non compiere attentati sul suolo nazionale. Per non parlare di Enrico Mattei che con l’ ENI adottò una politica commerciale particolarmente apprezzata dagli stati arabi, relativamente allo sfruttamento dei loro giacimenti petroliferi, offerta molto più vantaggiosa di quelle imposte dalle altre nazioni occidentali, Mattei inoltre pare abbia aiutato i combattenti algerini che chiedevano l’ indipendenza dalla Francia, gettando un occhio sul mondo della lotta clandestina.

Questi contatti tenuti da Mattei e Moro e i rapporti politico-commerciali con i paesi arabi, mettono in risalto un aspetto interessante, ovvero che i servizi segreti italiani conoscono molto bene quell’ area, i suoi gruppi combattenti e le sue realtà terroristiche ad oggi vincolate allo stato islamico. Non a caso con le guerre del Golfo gli Stati Uniti padroni delle agenzie di intelligence considerate tra le più efficienti al mondo (CIA, NSA, FBI, ed altre), hanno richiesto ai servizi segreti italiani un supporto che si è mostrato molto valido nell’ ottenimento di informazioni su campo, dimostrando talvolta di surclassare l’ operato degli stessi agenti della CIA.

Evidenziamo anche che in Italia non esistono riviste di satira come Charlie Hebdo, e non sono emersi attacchi alla religione islamica come avvenuto su certi quotidiani Nord Europei, satire contro l’ islam e gaffe politiche hanno senz’altro inscenato la rabbia di molti islamici, in Italia invece su questo profilo vi è più serietà.

 

La capacità delle nostre unità dell’ anti-terrorismo

Il frutto della capacità tattica è senz’altro dettato anche dalla storia dei nostri servizi segreti, sviluppatisi sotto la monarchia, furono molto abili a spiare e registrare tutti i dissidenti che cospiravano o mostravano segni di dissenso nei confronti del governo monarchico, il livello di segretezza di tali archivi sopravviverà molto tempo dopo la caduta della monarchia. Sotto il governo fascista invece, i servizi segreti saranno aggiornati e rielaborati, come tutti i regimi a forte carattere militare l’ efficienza degli apparati di spionaggio e delle polizie segrete ebbe un forte impulso, ottenendo una non indifferente efficienza, spesso invidiata da inglesi e tedeschi. Sotto il fascismo operarono diverse agenzie come la CEKA del Viminale, la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), il Servizio Informazioni Militare (SIM) e l’ onnipotente e segretissima OVRA, quest’ultima particolarmente abile ad ottenere qualsiasi genere di informazioni e a individuare ogni possibile elemento ostile alla politica fascista, arrivando a spiare lo stesso Mussolini. Le conoscenze sviluppatesi nel ventennio, furono fondamentali anche nel periodo post-bellico, le operazioni di contrasto ai partigiani ad esempio permisero di apprendere quelle tecniche di controguerriglia del tutto simili se non spesso uguali a quelle del controterrorismo [2].

Con la perdita della seconda guerra mondiale, l’Italia è obbligata a annullare la sua politica militare estera, pertanto il potenziale dei servizi segreti si concentra solo all’ interno dei confini nazionali, ciò porta ad un maggior controllo del territorio ed anche a numerosi contrasti tra i vari organi di intelligence, basti vedere le varie indagini sui cosiddetti “servizi deviati” (poco deviati visto che eseguivano comunque gli ordini dei politici), tali attriti aumenteranno la competizione tra gli apparati portandoli ad una maggiore efficienza.

Con l’ arrivo degli anni di piombo gli organi di intelligence italiani appresero importanti lezioni nel contrasto al fenomeno terroristico,  fortemente sviluppato allora sulla nostra penisola tanto da consegnare l’ Italia in cima alla classifica (di quel tempo) delle nazioni maggiormente colpite. Un terrorismo variegato, rosso, nero e più tardi anche arabo-palestinese (o libico) che ha obbligato le nostre agenzie di intelligence a non affrontare i terroristi con un unico schema ma ad analizzare ogni singolo gruppo separatamente per via delle diversità; questo ha permesso di capire più rapidamente il funzionamento delle reti solidali all’ ISIS presenti sulla penisola. Peculiarità molto studiate all’ estero, che sommate all’ importante storia ed evoluzione delle nostre efficienti forze speciali delegano gli organi di antiterrorismo italiani ad essere considerati tra i migliori al mondo.

 

La struttura dell’ anti terrorismo italiana

Sostanzialmente tutti gli organi di intelligence italiani hanno un ruolo di contrasto al terrorismo, disponiamo del DIS (Dipartimento di Informazioni sulla Sicurezza) che

Attentati in Europa

Mappa degli attentati terroristici avvenuti in Europa

coordina l’ AISI (Agenzia di Informazioni per la Sicurezza Interna) e l’ AISE (Agenzia di Informazioni per la Sicurezza Esterna) e le informazioni tra le forze di polizia e i servizi segreti. Per il contrasto al terrorismo vi sono due organi preposti all’ interno del Ministero degli Interni, la prima è l’ Unità di Crisi che verifica la correttezza delle informazioni su una potenziale minaccia alla sicurezza e coordina l’attivazione delle misure di emergenza appropriate e il secondo è il C.A.S.A. ovvero Il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo, è un tavolo permanente, presieduto dal Direttore Centrale della Polizia di Prevenzione, dove sono condivise e valutate le informazioni sulla minaccia terroristica interna ed internazionale. Ne fanno parte Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri – le Agenzie di intelligence -AISE ed AISI – la Guardia di Finanza ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Il CASA analizza le informazioni relative alla minaccia terroristica, coordina le relative indagini, monitora le attività su internet e controlla i movimenti finanziari. Inoltre il Parlamento Italiano si è dotato del COPASIR . Commissione Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (legge 24/2007) che verifica la legalità delle azioni svolte dagli altri organi di intelligence.

Tali organi ad oggi collaborano in maniera più costante ed efficiente con le agenzie di intelligenze estere rispetto al passato, nello scambio di informazioni relative alla lotta al terrorismo. L’ antiterrorismo italiana cerca di lavorare sulla prevenzione e sulla repressione in maniera bilanciata, lavora per occludere tutte le vie di radicalizzazione e nell’ individuare sia i terroristi che i semplici simpatizzanti alla jihad, a differenza di altre agenzie estere che tendono a trattare troppo superficialmente certi radicalizzati.

La DIGOS (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali) nata dalla “polizia politica” al dipendenze del Ufficio Affari Riservati, proprio per la sua derivazione da un progetto dei servizi segreti, sa lavorare molto bene con essi applicando tecniche investigative similari, ciò le permette un ottimo controllo del terrorismo politico e di matrice islamica. il ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) è nato dalle ceneri del Nucleo speciale antiterrorismo del Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa e da esso ne ha ereditato delle ottime capacità operative, sia su suolo nazionale che laddove occorre su suolo extranazionale, operando anche a livello di intelligence come visto per la celebre unità del CRIMOR del Comandante Ultimo. Queste due realtà danno una maggior capacità di controllo del fenomeno terroristico, inoltre quando necessitano di informazioni relative ai traffici economici dei terroristi, l’ organo della Guardia di Finanza, unico nel suo genere in Europa, è abile a ottenere informazioni allo stesso livello dei servizi di intelligence pur essendo una forza di polizia, il problema tuttavia è che impiega troppi uomini risultando un monolite spesso criticato.

 

Le Forze Speciali

La stessa presenza di ottime forze speciali, come il GIS dei Carabinieri e il NOCS della Polizia di Stato che in meno di un’ora possono intervenire in qualsiasi area dell’ Italia, costituiscono la punta di diamante in caso di operazioni ad alto rischio.

Sulla falsa riga dei sistemi applicati in UK, Francia o Belgio anche in Italia il governo ha chiesto la costituzione di reparti di pronto intervento dislocati nei principali

unità speciali anti terrorismo

A.P.I. Aliquote di Pronto Intervento dei CC
S.O.S. Squadre Operative di Supporto dei CC
U.O.P.I. Unità Operative di Pronto Intervento della P.S.

capoluoghi, non sono certo al livello di preparazione delle forze speciali (distinte dal codice NATO TIER 1 o TIER 2), ma sono comunque dotate di una preparazione superiore alle comuni forze dell’ ordine per quanto riguarda le tattiche di incursione in ambienti urbani. Sono state così costituite le API e le SOS dei Carabinieri e le UOPI della Polizia di Stato. Molti hanno accolto positivamente il progetto ma altri lo hanno fortemente criticato, questo perché secondo alcuni non starebbero tenendo costanza nell’ addestramento (ma sono voci da verificare) e non sarebbero comunque in grado di prevenire un attentato (come fanno gli agenti sotto copertura) ma sarebbero utili solo per un intervento postumo all’attacco terroristico. Precisiamo che non è proprio così in quanto essendo posti di guardia a luoghi sensibili ne rappresentano un deterrente e possono comunque fermare persone sospette, possono preparare il terreno all’ arrivo delle forze speciali e sono in grado di intervenire loro stessi, salvando comunque vite anche nel corso di un attentato. Tuttavia la Poizia di Stato ad esempio vuole già riorganizzare il loro impiego, ed anziché mettere una squadra operativa nei capoluoghi più a rischio stanno pensando di tenerli nella sede centrale e posizionarli di volta in volta nei luoghi più sensibili a seconda dei momenti.

Gli anni delle stragi hanno insegnato all’Italia come operare per un corretto rapporto tra intelligence e forze dell’ ordine, ciò è importante perché la coordinazione delle forze su campo è la spina dorsale di una difesa efficiente, in questo ad esempio il Belgio ha sempre mostrato gravi lacune, dalle stragi del Bramante ai recenti attacchi dell’ ISIS, anche la Francia, (nonostante il DGSE [3] sia uno dei principali organi di intelligence europei dopo gli inglesi e forse i turchi) ha mostrato da Charlie Hebdo in poi diversi limiti.

 

La fitta rete delle caserme dei carabinieri e delle questure

Secondo il Generale Mario Mori, ex comandante del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri) e del SISDE (1977-2007 Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica) una peculiarità italiana utile al fine della prevenzione degli attentati terroristici di matrice islamica sarebbe proprio la folta rete di caserme dei carabinieri dislocate in maniera capillare su tutto il territorio nazionale. In effetti il territorio italiano fortemente antropizzato consta di una rete di stazioni di polizia e di caserme che coprono efficacemente tutto il territorio, lasciando pochissimi spazi poco sorvegliati solo nelle aree montane, per i carabinieri controllare gli stranieri che entrano nei singoli paesini non è difficile, perché conoscono bene tutte le realtà locali grazie alla forte presenza territoriale e perché in Italia per quanto siamo sommersi da immigrati sono ancora facilmente individuabili e controllabili; come è avvenuto nel caso del terrorista autore della strage di Berlino ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia dopo un normale controllo a Sesto San Giovanni nel 2016 [4]. L’ attentatore Youssef Zaghba identificato come uno dei tre terroristi dell’ attacco al London Bridge (del 03/06/2017) tutte le volte che arrivava all’ aeroporto di Bologna trovava sempre degli agenti delle forze dell’ ordine italiane ad attenderlo e andavano costantemente a controllarlo sotto casa, quando Yousef è giunto a Londra per l’ attentato non c’era nessuno ad aspettarlo, nonostante i servizi segreti britannici fossero stati informati da quelli italiani.

Tuttavia secondo Mori questa situazione durerà ancora poco : 2 anni al massimo 5; dopodiché ci sarà un maggior numero di stranieri circolanti, clandestini compresi, tale da rendere impossibile un controllo a tappeto come quello attuale, per ora funzionale ed invidiato dalle altre forze di polizia occidentali. Servono pertanto controlli costanti il rischio zero non esiste.

 

Il numero di agenti delle forze dell’ ordine presente in Italia

Abbiamo visto come certe caratteristiche delle nostre unità di polizia si siano rivelate finora utili come deterrenza al terrorismo, tuttavia tale discorso va ad associarsi ad un altro aspetto, ovvero che l’ Italia è il terzo stato più militarizzato al mondo, dove col termine militarizzato intendiamo il numero di agenti delle forze dell’ ordine in proporzione agli abitanti. L’ Italia infatti “gode” di 467,2 agenti ogni 10 mila abitanti, siamo terzi dopo Russia e Turchia (seconda forza armata della NATO dopo gli USA), numeri così alti permettono all’ occorrenza (non sempre) un maggior rigore nei controlli, che non si esauriscono alle sole forze dell’ ordine (Carabinieri, Polizia di Stato. Guardia di Finanza, Polizia Locale, precedentemente anche Corpo Forestale) ma anche alle forze armate con il progetto strade sicure, e a tutte le società di guardie private (impiegate anche in snodi sensibili come gli aeroporti). Tuttavia a ben guardare solo il 40% di tali agenti delle forze dell’ ordine è realmente operativo, gli altri sono impiegati negli uffici a sbrigare le faccende dell’ imponente burocrazia italiana. L’ Italia pertanto sa disporre dei numeri, anche eccessivi ma le forze in campo non sono tutte così ben organizzate o addestrate, abbiamo più agenti delle altre principali nazioni europee ma i risultati sulla criminalità pare siano più scarsi, dovremmo lavorare meglio su questi numeri, evitando di militarizzare la nazione, i numeri servono ma sono nulli senza la qualità, qualità per altro presente in molte unità come nell’ antiterrorismo ma non in tutte le realtà delle nostre forze di sicurezza [5]. In sostanza un monolite dispendioso da fare invidia al Grande Fratello di Orwell, ed è per questo che è in corso una riorganizzazione delle forze dell’ ordine per ridurne la spesa.

 

L’ immigrazione presente sul nostro territorio

Musulmani in Europa

La percentuale di Musulmani presente in Europa in rapporto alla popolazione presente

Altro aspetto utile a capire come mai l’ Italia non sia stata ancora vittima di attentati terroristici di matrice islamica, è senz’altro il tipo di immigrazione presente ad oggi sul nostro territorio, ben differente da quella delle nazioni colpite da attentati come Francia, Germania, Belgio o Regno Unito. Gli stati colpiti da attentati terroristici hanno accolto l’ immigrazione con il concetto di rilegare gli immigrati in zone circoscritte delle città, spesso suddividendoli già in partenza per etnie, mossa che ha permesso agli immigrati di fare gruppo, di creare delle realtà a parte come quella appunto del “quartiere” di Bruxelles Molenbeek-Saint-Jean in Belgio tristemente noto per la forte presenza di radicalizzati all’ islam, o le banlieues le cosiddette periferie povere francesi e colme di immigrati, nonché terreno fertile per i terroristi islamici. In queste aree a maggioranza se non totalità di immigrati per le forze dell’ ordine è difficile intervenire e capire quali siano i movimenti criminali in atto, in Italia invece l’ immigrazione è stata volutamente dispersa a macchia d’olio e non concentrata, anche se come vediamo in maniera del tutto naturale gli immigrati solitamente delle  medesime zone di provenienza tendono a riunirsi. Questo permette di individuare meglio le singole figure a rischio di radicalizzazione, rende più facile creare contatti con immigrati interessati a fornire informazioni alle forze dell’ ordine, ed evita assembramenti tali da occultare le strategie dei terroristi come il reclutamento di nuove leve. L’ Italia ha anche un’ immigrazione “recente” , pertanto non così radicata sul territorio, a differenza degli altri paesi europei che per via delle ex colonie hanno stranieri con la nazionalità da generazioni ai quali si sono aggiunte le flotte di immigrati, raggiungendo percentuali di alloctoni ben elevate. Ma questa situazione durerà ancora poco, l’ aumento e l’ incidenza dell’ immigrazione è sempre più preponderante anche in Italia. Il problema inoltre è che gli immigrati in Europa provengono oramai da tutto il mondo, ogni flusso porta le sue mafie e i suoi gruppi terroristici tutti più o meno direttamente vincolati allo stato islamico, questo rende più difficile individuare i gruppi criminali perché ogni singola etnia va seguita separatamente, di fronte a un’ immigrazione così ampia in Italia è diventato un problema anche trovare i traduttori per gli interrogatori o le udienze in tribunale.

 

L’immigrazione e le leggi antiterrorismo in Italia ed Europa

Il fatto che l’ Italia ospiti soprattutto immigrati di prima generazione fa si che molti di essi non abbiano nazionalità italiana, ciò permette un più facile lavoro per

arresti di presunti affiliati o affiliati al terrorismo islamico

Jihadisti o presunti tali arrestati nella Comunità Europea

le unità dell’ antiterrorismo, in quanto, non essendo cittadini italiani possono essere spiati più facilmente e all’ occorrenza il semplice sospetto di vincoli con il terrorismo è sufficiente per richiederne l’ espulsione. I poteri dettai dall’ articolo 270 del codice penale e dalla legge 438/2001 (contro l’ associazione di terrorismo

internazionale) pertanto potrebbero avere scoraggiato diversi jihadisti. Situazione diversa invece per nazioni come Inghilterra o Francia, dove molti islamici radicalizzati hanno la nazionalità essendo spesso oltre la seconda generazione, pertanto non risulta possibile richiedere l’ estradizione, in Inghilterra poi non è possibile il tipo di violazione della privacy consentito in Italia, così come nei tribunali non valgono le tracce audio delle registrazioni. Pertanto uno degli aspetti utili a prevenire il terrorismo in Italia, è senz’ altro questa prevenzione che ha condotto a dei record di arresti ed espulsioni per accuse inerenti ad attività terroristiche o presunte tali. Tuttavia non appena aumenteranno gli immigrati di seconda generazione in Italia e pertanto con nazionalità italiana il problema si presenterà più forte anche da noi.

 

Gli immigrati e lo scontro con la società italiana

Come abbiamo evidenziato la presenza di un’ immigrazione giovane in Italia ne permette un più facile controllo rispetto ad altre realtà europee, favorendo il lavoro delle nostre forze di polizia; vi è però un altro aspetto sociale che finora ha influito sugli immigrati limitandone la radicalizzazione in direzione degli attentati, ovvero il tipo di integrazione al quale sono stati oggetto fino ad oggi nel nostro Paese. In Italia non abbiamo assistito a fenomeni di emarginazione ne a scontri a sfondo razziale (questi ultimi rari anche all’ estero), secondo molti immigrati la popolazione italiana sarebbe “meno razzista” rispetto ad altri popoli europei; inoltre tra i vari movimenti politici la critica all’islam o agli immigrati islamici è ben più contenuta rispetto a quanto avviene in Nord Europa. Quanto durerà però tale situazione ? L’ aumento di immigrati, della delinquenza annessa e la paura per il terrorismo sta aumentando il contrasto etnico-religioso anche da noi. In Italia inoltre non vi sono state manifestazioni contro il presunto utilizzo di armi chimiche sulla popolazione da parte di Assad in Siria (come spiegato in un altro nostro articolo sul caso Skripal si è trattato di una false flag), questo denota un maggior distacco dell’ opinione pubblica italiana da certi accadimenti del mondo islamico. Tutto ciò limita il risentimento che gli immigrati islamici possono sviluppare nei confronti della nostra società, risentimenti che inducono alla ribellione e alla lotta armata. Va aggiunto che essendo giunti in Italia da poco, gli immigrati non si vedono così in concorrenza con gli Italiani, pertanto accettano più facilmente condizioni socio-economiche non appaganti; in Francia, Germania o Regno Unito invece vi sono islamici di terza o quarta generazione che invece ambiscono allo stesso livello socio-economico dei loro coetanei europei, tuttavia provenendo e vivendo in arre povere da sempre, ed essendo maggiormente emarginati, non riescono a raggiungere standard di vita qualitativamente superiori, il mancato appagamento genera un odio nella società, una fuga nei concetti dell’ islam radicale e una possibile strada verso l’ala dei combattenti per la jihad. In Italia la situazione è un po’ diversa ma in futuro le cose cambieranno. Non stupisce pertanto che in Europa le quattro nazioni che hanno consegnato più islamici alla causa della jihad come foreign fighetrs siano : Belgio, Francia, Regno Unito e Germania (41 per milione di abitanti, contro 1 per milione in Italia), stati interessati da quartieri dove la polizia sta perdendo il controllo, situazione per ora neancora presente in Italia ma la direzione è la medesima anche per noi [6].

 

La radicalizzazione in Italia

Aspetto fondamentale per comprendere il terrorismo è capirne l’ ideologia come nasce e come si sviluppa, questo è un insegnamento che l’ antiterrorismo italiana  ha ben appreso dallo studio del terrorismo ideologico degli anni ’70, ma anche dal terrorismo islamico presente in Italia sia durante che dopo gli anni di piombo. Pertanto i servizi segreti italiani monitorano attentamente le moschee e tutti i centri similari dove si raggruppano gli islamici, essendo in numero inferiore sul nostro territorio rispetto ad altri paesi europei, è più facile che si raggruppino in luoghi ben noti e pertanto di facile osservazione. Oltre alle moschee alcuni contatti tra islamici radicalizzati sarebbero avvenuti nei centri sociali, luoghi dove transitano spesso gli immigrati anche quelli clandestini, in quanto vengono ben accolti ed aiutati. Tuttavia tali luoghi sono ben conosciuti dai poliziotti delle DIGOS locali, questo dai tempi in cui il terrorismo rosso venne attentamente tenuto sotto osservazioni, gli stati europei che non hanno sofferto un forte terrorismo di matrice anarchica (Regno Unito in primis) non sono però così esperti in tali sistemi di monitoraggio. Va aggiunto che in Italia si cerca anche di tenere ottimi rapporti con i rappresentanti delle comunità islamiche, ciò ha permesso di ottenere una forte collaborazione al fine di individuare possibili futuri attentatori, negli altri paesi europei invece è aumentato il divario tra istituzioni locali e istituzioni islamiche, l’ Italia inoltre sta riconoscendo l’ Islam come religione nazionale e questo è un fattore che può moderare gli attriti degli estremisti verso il nostro Paese [7].

 

Mafia e terrorismo

Il contrasto alla mafia svolto in Italia, ha permesso alle nostre forze dell’ ordine di apprendere molto bene quelle tecniche di indagine e di segretezza espressamente richieste anche nel controterrorismo. Combattere il terrorismo efficacemente, significa innanzitutto avere un buon livello di segretezza che le polizie di altre nazioni europee non sempre hanno. Inoltre sappiamo che la mafia ha comunque un controllo sulla criminalità, il traffico di armi e le tratte degli immigrati, si è sempre parlato di rapporti tra stato e mafia, è possibile che in qualche collaborazione i servizi segreti abbiano chiesto alla mafia di fornire informazioni su terroristi in cerca di armi ? Non è da escludere neanche questo perché ottenere informazioni e collaborazioni dai criminali è un lavoro che le unità di intelligence hanno sempre svolto, e vista la capacità tentacolare dei mafiosi italiani di acquisire informazioni, non è da escludere che la nostra intelligence possa in qualche modo avere proposto una “collaborazione” in tal senso.

Discorso analogo per le carceri, come sappiamo i mafiosi hanno spesso continuato a operare anche all’ interno delle carceri, ciò ha spinto lo stato a emanare delle leggi apposite e la polizia penitenziaria ad operare al fine di limitare questa permeabilità. Questa capacità di controllo delle carceri è stata utile per individuare chi tra i detenuti si stava radicalizzando, aspetto importante visto che il fenomeno della radicalizzazione trova un suo forte punto di appoggio appunto nelle carceri, all’ estero su questo fronte sarebbero stati più lassivi con le tragiche conseguenze viste. Ma le carceri italiane sono sempre colme ed i giudici hanno il vizio di lasciare liberi troppo criminali, pertanto anche su questo fronte il primato italiano potrebbe decadere in futuro.

 

L’ Italia come zona di transito

Abbiamo ricordato come durante li anni ’70 esistesse questo patto tra il Governo Italiano e i terroristi palestinesi, non è da escludere che in gran segreto anche ad oggi vi siano stati accordi tra alcune fazioni dell’ ISIS e esponenti del nostro governo esattamente come avvenuto nelle epoche passate, non abbiamo prove ma è una tesi da non scartare a priori.

L’ Italia rappresenta un importante punto di approdo per gli immigrati ed i terroristi infiltrati tra essi, un attacco in Italia potrebbe aumentare i blocchi ai confini ed aumentare le espulsioni, rendendo così più difficile accedere anche agli altri stati europei, pertanto lo stato islamico forse non ha attaccato l’ Italia anche per impedire che questo corridoio venga bloccato.

Come indizio alle tesi sopra esposte, va detto che diversi attacchi terroristici avvenuti in Europa hanno visto come protagonisti miliziani provenienti dall’ Italia, che hanno risparmiato il nostro Paese per attaccarne un altro.

 

La politica estera italiana

Come già accennato, l’ Italia dopo aver perso la Seconda Guerra mondiale non ha più una vera politica estera, ne un forte peso come nazione in ambito internazionale, lo sostengono anche diversi responsabili della nostra intelligence [8]. L’ ISIS è una realtà terroristica a livello internazionale che minaccia e attacca “chi gli porta la guerra in casa”, pertanto va detto che l’ Italia non ha avuto le partecipazioni nelle missioni estere come Francia, Regno Unito o il contributo dato dai tedeschi, ha svolto interventi molto più limitati, evitando di scagliarsi addosso la rabbia dei miliziani. Non ospita neanche importanti centri di affari e importanti palazzi politici come il Belgio. Chiaramente questo non basta, perché l’ Italia ha svolto dei bombardamenti in Libia, ospita le basi americane utili alla guerra in Siria e alle operazioni nei paesi limitrofi, è comunque una nazione che aderisce alla NATO, pertanto supporta direttamente le operazioni degli altri stati europei. Non sappiamo quanto in futuro l’ Italia parteciperà alle azioni di guerra della NATO ma una certa revisione delle nostre forze armate fa pensare a un maggior supporto, chiaramente questo comportamento se attuato ci porrà maggiormente a rischio attentati.

Altro aspetto importante è che l’ Italia non ha molte compagnie multinazionali che stritolano con la loro economia i paesi arabi, abbiamo l’ ENI ma questa come sappiamo ha sempre tenuto buoni rapporti con i paesi arabi, almeno rispetto agli altri stati occidentali. Il fatto che l’ Italia viva soprattutto su una realtà produttiva basata sulle pmi (piccole medie imprese), non ci rende particolarmente minacciosi come altre potenze e anche se commettiamo danni restano comunque limitati, la pmi inoltre per forza di cosa si approccia in maniera più equilibrata (se non sottomessa) con le realtà straniere limitando le tensioni. Gli importanti rapporti commerciali tenuti ad esempio tra Lombardia, Qatar e Arabia Saudita, sono utili a trattenere l’ ISIS, in quanto queste due nazioni sono spesso state accusate di sostenere i jihaidisti (ricordiamo che l’ Italia purtroppo da diverso tempo vende armi ai sauditi, impiegate nella guerra che sta insanguinando lo Yemen).

In aggiunta la debolezza e fragilità della nostra classe politica (anche se l’ Europa tutta non è troppo diversa), congiuntamente ad un’ assenza di una vera dottrina geopolitica non ci rende pericolosi come altri attori presenti sulla scena multipolare.

 

Altre strategie in atto relative al terrorismo

Se dovessimo sintetizzare rapidamente cosa hanno rappresentato per il Governo Italiano (inteso la parte più vicina al popolo) gli anni di piombo, potremmo dire che : le stragi sono state utili a imbrigliare la nazione e condurla nella direzione desiderata di certe èlite di potere, che sovrintendevano con un sistema piramidale agli attentati; non a caso gli anni ’70 si chiuderanno con il rapimento e l’ eliminazione dell’ On. Aldo Moro, rappresentante di quella forza politica interessata a dare una svolta all’Italia, fu difatti un vero golpe. Le stragi invece di inizio anni ’90, rappresenteranno una sorta di secondo golpe utile a definire un certo gruppo di potere oramai noto (vedere Soros e affini). Invece l’ avvento dei governi tecnici partito con il colpo di mano del sicario della finanza Mario Monti, rappresenterà un ulteriore attacco all’ Italia, volto a impedire la fuoriuscita del Belpaese da certi dettami imposti dai gruppi economico-finanziari. Questo per dire che l’ Italia ha già avuto la sua dose di attentati, colpi di mano e in generale bastonate; pertanto chi manipola l’ ISIS [9] da priorità ad altri stati europei (pur essendo deboli oramai come l’ Italia) che hanno ancora sparuti gruppi di potere alla ricerca di qualche mezza soluzione per contrastare l’ avanzata dei globalisti.

 

Conclusioni riassuntive su quanto esposto

L’ Italia grazie a una sua immigrazione più recente rispetto ad altri paesi europei, riesce ancora ad ottenere una valida opera di controllo dei radicalizzati, la conoscenza dell’ islam dettata anche dagli storici rapporti presenti tra i paesi mediterranei favorisce la deterrenza al terrorismo. Le nostre unità dell’ antiterrorismo svolgono un ottimo lavoro, riconosciuto anche all’ estero che trova spesso forte appoggio anche nelle istituzioni e nel sistema legislativo, aspetto non comune in altri paesi europei. L’ antiterrorismo italiana pertanto grazie all’ esperienza degli anni di piombo, al contrasto alla mafia e dell’ appoggio di una fitta rete di agenti e caserme dei carabinieri e questure su tutto il suolo nazionale, riesce ad operare con modalità polimorfe, utilizzando varie tecniche e riuscendo ad adattarsi a una società che cambia, molto meglio rispetto alle agenzie gemelle degli altri paesi occidentali.

Tuttavia con l’ aumento dell’ immigrazione, del degrado e della delinquenza soprattutto tra gli immigrati, mantenere il primato di nazione libera da attentati terroristici di matrice islamica risulterà via via sempre più difficile. Aggiungiamo che anche se l’ Italia sul piano internazionale conta poco, la presenza di più di 110 basi USA sul nostro territorio ci rende comunque un obiettivo dell’ ISIS e affini.

Ma indipendentemente dalle future capacità della nostra difesa di mantenere la sicurezza sul suolo nazionale dagli attentati, dobbiamo ammettere che in sostanza l’ Occidente contro il terrorismo ha perso già in partenza ! Il terrorismo non è nient’altro che una tecnica di guerra non ortodossa, pertanto sempre di un atto bellico si tratta ! Le guerre però le devi combattere sul suolo avversario o su una zona neutra, al massimo sul confine, così è sempre stato e così insegna anche Sun Tzu. Il terrorismo islamico invece lo combattiamo in casa, è già nei nostri confini, pertanto in sostanza sta già vincendo, ed il buio sull’ Europa è ormai arrivato !

 

 

Note :

[1] l’ attentato di Dacca in Bangladesh è avvenuto l’ 01/07/2016 in un hotel situato nella zona delle ambasciate apparentemente molto sicura, rimangono svariati misteri su chi ha diretto il commando di terroristi, sulle modalità di infiltrazione in un’ area così sorvegliata e militarizzata, sulle modalità di intervento da parte dell’ unità d’assalto preposta, che a detta degli esperti avrebbe commesso troppi errori, sul mancato intervento delle forze speciali occidentali d’istanza nella vicina Tailandia e altro ancora.

A Nassirya in Iraq vi furono una serie di attentati nei confronti dei militari italiani nel periodo che va dal 2003 al 2006, in merito al prinipale attentato del 12/11/2003 che fece 19 vittime tra gli italiani non sarebbe chiara la provenienza di tutto l’ esplosivo presente sul furgone saltato in aria davanti alla base militare italiana, critiche sono state sollevate sul diniego dato ai militari da parte del governo italiano al fine di utilizzare sistemi d’arma più pesanti utili a neutralizzare un attacco di quel tipo.

[2] https://www.lindro.it/servizi-segreti-italiani-una-storia-di-riorganizzazioni/2/

[3]https://it.wikipedia.org/wiki/Direction_g%C3%A9n%C3%A9rale_de_la_s%C3%A9curit%C3%A9_ext%C3%A9rieure

[4] http://www.ilgiornale.it/news/cronache/momento-o-noi-o-lui-cos-abbiamo-ucciso-anis-amri-1474998.html

 

[5] https://www.truenumbers.it/quanta-polizia-italia/

L’ Italia ha 278 mila agenti contro i 243 mila della Germania, i 203 mila della Francia, il dato esclude le Polizie Municipali, la Polizia Penitenziaria e i Vigili del Fuoco.

http://espresso.repubblica.it/inchieste/2015/01/08/news/polizie-abbiamo-piu-agenti-di-tutta-europa-ma-la-sicurezza-sul-territorio-non-funziona-1.194269

[6] https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2016/05/22/mappa-dei-foreign-fighters-dell-unione-europea-ecco-lista-stato-per-stato-leggi_yJ7e36E16V7Rs53bLX0AdL.html

[7] http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ecco-condizioni-degli-islamici-italiani-fare-accordo-salvini-1565097.html

[8] Tra i quali il già citato Gen. Mario Mori  e l’ ex dirigente dell’ antiterrorismo Paolo Salvatori https://www.youtube.com/watch?v=oUHiCdeNxbU&t=571s

[9] Vedere la nostra conferenza sull’ ISIS con Paolo Sensini o lo stesso libro di Paolo Sensini dal titolo “ISIS – Mandanti, registi e attori del Terrorismo internazionale”
Altre fonti :

Articolo comparso sul Guardian sul perché l’ Italia non sia stata ancora colpita da attentati  https://www.pietroichino.it/?p=45724

 

Dossier che spiega come l’ efficienza italiana nella deterrenza al terrorismo dtia diminuendo

https://ctc.usma.edu/the-terror-threat-to-italy-how-italian-exceptionalism-is-rapidly-diminishing/

 

L’ organizzazione dell’ antiterrorismo italiana

 

IL C.A.S.A. https://napoli.repubblica.it/cronaca/2016/09/11/news/franco_roberti_a_casal_di_principe_anche_il_procuratore_nazionale_antimafia_e_antiterrorismo_deve_far_parte_dell_organismo-147575280/?ref=search

 

Attentato al London Bridge :

https://it.wikipedia.org/wiki/Attentato_di_Londra_del_3_giugno_2017