di Alberto Nicoletta

E’ col nome di “Guerre Jugoslave” che si vanno ad inquadrare una serie di conflitti armati avvenuti tra il 1991 e il 1995 nei territori dell’Ex-Jugoslavia di Tito e che hanno portato a un massiccio intervento delle forze NATO. Tale intervento fu spacciato all’ opinione pubblica europea con il fine di sedare i conflitti, i crimini e i genocidi in atto. Le reali intenzioni furono ben altre : le potenze atlantiste necessitavano la conquista di un altro pezzo di mondo, volevano proseguire con l’accerchiamento della Russia facendo dell’ Ex Jugoslavia uno smembramento di piccoli stati da sottoporre alle dipendenze della NATO e infine, distruggere l’ultimo baluardo della vera cristianità in Europa… La Serbia.
Il conflitto, ebbe varie ripercussioni a carattere geopolitico e sociale, una delle più evidenti fu e resta sicuramente l’imponente dilagare del crimine organizzato che dal Kosovo e dall’ Albania si protese massicciamente in tutti i paesi occidentali e non solo. 

La mafia albanese in particolare, derivava le sue regole dal Kanun una forma di legge e di tradizione molto antica. Tali regole fanno della mafia albanese un’ organizzazione basata su concetti quali fedeltà, onore e obbedienza esattamente come era un tempo la mafia italiana; questo sarà uno dei motivi che indurrà i criminali albanesi a collaborare con i colleghi italiani e a sostituirli in molti ruoli. Gli albanesi grazie all’imponente esodo post-bellico svilupparono capacità non indifferenti nel riuscire a elidere i controlli delle frontiere, abilità che la mafia italiana apprezzò fin da subito. La mafia albanese dunque, da subito fu capace nello sviluppare un’ efficace rete di contrabbando di armi, droga e esseri umani.

In Albania l’ amministrazione dell’ex-presidente Sali Berisha (leader del partito democratico) allontanò gli elementi delle forze di polizia che derivavano dalla Sigurimi, ovvero la polizia segreta albanese durante il regime comunista. Molti di questi ex-agenti in cerca di un nuovo lavoro si misero a disposizione del crimine organizzato, assistendo e addestrando i sicari della mafia su come liberarsi dei controlli delle polizie occidentali.

Fu così che la mafia albanese, come si vide soprattutto negli USA, sviluppò delle capacità di alto livello tale da creare grande preoccupazione ai Paesi che dovettero fare i conti con questa nuova realtà. La corruzione diffusa tra la polizia albanese ma anche tra la rispettiva classe politica (vi furono diversi scandali, dimissioni del leader socialista Fatos Nano; incarcerazione di Arben Lika ex presidente dell’ Albanian Youth Forum) permise a questa realtà di espandersi agevolmente.

I numerosi rifugiati albanesi nelle principali città europee non di rado furono calamitati nella realtà criminale che si andava strutturando; la loro conoscenza dell’area balcanica era utile per muoversi nel nuovo mondo del contrabbando e degli “affari sporchi” in genere. In oltre, la lingua parlata dai Kosovari, non differisce eccessivamente da quelle parlate nelle nazioni dell’Ex-URSS, fattore importante per contrabbandare agevolmente in Europa Orientale.

Grazie pertanto ai criminali albanesi e alla situazione creatasi dopo la Guerra dei Balcani, il Kosovo divenne un crocevia di molteplici traffici internazionali: esempio emblematico i traffici di droga che vanno dalla Turchia all’ Australia come quello gestito dall’ albanese Daut Kadriovski, una figura che arrivava ad avere contatti anche negli States ma anche, secondo alcuni, con i Lupi Grigi (gruppo di estrema destra turco).

Attualmente a fomentare le file di tale “commercio” vi sono anche ex membri dell’ UCK.[1] o del KLA (Kosovo Liberation Army) riciclatisi nel KPC (Kosovo Protection Force) e nel KPS (Kosovo Police Service) che oramai hanno dei loro infiltrati anche nelle istituzioni. Questa fetta di Europa dell’Est diventa pertanto la strada delle droghe dirette verso l’Occidente e provenienti da Paesi come Pakistan e Afghanistan. In effetti la guerra in Kosovo spinse il crimine organizzato a sviluppare molteplici vie di commercio della droga attraverso l’ Europa Orientale, e col finire dei conflitti i canali rimasero, aumentando di conseguenza il commercio di sostanze stupefacenti. In pochi anni i gruppi di criminali albanesi del Kosovo sono diventati tra i principali trafficanti di droga in Europa. 

La mafia albanese dopo la guerra era diventata oramai il simbolo del narcotraffico, anche negli Stati Uniti, dove si scoprì che parte dei proventi delle rapine eseguite dai clan albanesi, finiva col foraggiare attività criminali nell’Ex Jugoslavia ma anche ad armare l’ estrema destra albanese.
I traffici andarono ad armare e mantenere il KLA; le autorità svizzere dovettero bloccare dei conti bancari riconducibili alla vendita di armi nei Balcani [2] ma il KLA riceveva soldi anche dagli immigrati albanesi residenti negli Stati Uniti. Fu durante i conflitti del KLA che il Kossovo divenne una base per il terrorismo, questo anche perché la situazione di caos permise un incremento del traffico d’ armi e di altre attività illecite.

Con lo scioglimento del KLA, i suoi ex-membri si organizzarono in gruppi armati (alcuni finirono anche a fare politica) spesso capitanati da figure come Rustem Mustafa, Fatmir Humoli,, Hashim Thaqi, Ramush Haradinaj e dai “servizi segreti albanesi in Kosovo”. Il loro fine era quello di intimidire le minoranze serbe del Kosovo, e si può di conseguenza stabilire un filo conduttore tra crimine organizzato e terrorismo, anch’ esso autofinanziato dal traffico di armi, droga ed esseri umani.

Riguardo a questo ultimo punto , vi è il rapporto dello svizzero Dick Marty del Consiglio d’Europa, che mise in luce i crimini avvenuti in Albania e Kosovo relativamente al traffico degli organi alla fine degli anni Novanta.[3] Si seguì una pista di contrabbandieri che collaboravano con varie figure, tra le quali quelle di un funzionario dell’ OCSE e dell’ ex Ministro della sanità del Kosovo che giungeva in Israele. [4]

Una fonte vicina ai servizi segreti di Pristina (capitale del Kosovo) avrebbe riferito in un’intervista a Sputnik che esistono almeno cinque campi di addestramento dell’ISIS in Kosovo e gli istruttori sarebbero ex-membri dell’ UCK, alla rete di DAESH avrebbero aderito 70 famiglie albanesi. Secondo la fonte le radici di tali insediamenti terroristici sarebbero da far risalire al 1999 quando i terroristi di al-Qaeda furono coinvolti nella formazione dei militanti dell’UCK in Kossovo.[5] Tutto ciò nonostante l’ area ospita numerosi militari delle forze NATO, a pochi chilometri dal capoluogo difatti sorge la base di Camp Bondsteel, la più grande (14 Km di perimetro) e costosa base mai costruita fuori dagli Stati Uniti, fa specie che proprio quest’ area sia colma di terroristi.

Secondo una versione mai smentita a Bondsteel avrebbe operato anche Lavdrim Muhaxheri il comandante della famigerata “brigata balcanica” al servizio del Califfo, “il macellaio dei Balcani” nonché ricercato numero uno in quanto ora sarebbe uni dei capi dell’ ISIS, fonti dell’ intelligence italiana dichiarano che sarebbe tornato nei Balcani (dopo la sconfitta subita in Siria) assieme ad altri 3-400 miliziani, con il quale starebbe tramando degli attacchi ben organizzati all’ Europa; per la base Usa sarebbe passato pure Blerim Heta, un kamikaze che poi si è fatto saltare in aria a Bagdad.[6] Episodi come questi lasciano importanti domande sul reale lavoro svolto dalla NATO nei confronti del terrorismo; oramai i Balcani oltre che una fucina di mafie sono diventati un nido per terroristi che colpiscono dalla Siria all’Europa!

Possiamo vedere pertanto come l’iniqua guerra svolta dalle potenze NATO nell’Ex-Jugoslavia, abbia lasciato come eredità un’imponente struttura criminale (e terrorista) che rappresenta la leva di mafie più potenti, responsabili di aver trasformato l’area dei Balcani in un porto franco, per varie forme di contrabbando. Guerra che ha fatto decine di migliaia di morti tra i civili e che ha permesso ai criminali di prosperare con molteplici connivenze nell’ambito dei salotti del potere. La domanda a questo punto è : siamo sicuri viste le disponibilità in ambito bellico e che la NATO non potesse in alcun modo bloccare tali traffici o quanto meno limitarli fortemente?

Considerando il trattamento riservato alla popolazione serba, gli incessanti bombardamenti dettati non certo dalla volontà di difendere gli stati europei, come gli accordi di creazione della NATO vorrebbero; possiamo comprendere che tale organo non abbia mai avuto come obiettivo quello di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni nei Balcani. Possiamo anzi vedere una NATO ostile a tali popoli e in quanto tale forse più propensa a lasciar prosperare le mafie, sempre utili per traffici illegali di armi da fare arrivare a gruppi combattenti da sostenere per rovesciare qualche governo ostile all’ occidente, o a foraggiare il terrorismo.

Ancora oggi ci sono troppi misteri riguardo alle armi provenienti dal Kossovo. Pertanto la vera domanda è chi sono i veri mafiosi… i criminali da strada provenienti dai barconi in fuga dalle dogane o i lobbisti responsabili dei massacri perpetrati dalla NATO che non disdegnano i fondi neri ingrassati grazie alle organizzazioni criminali conniventi !?!
[1] UCK (o UÇK)

sta per Ushtria Çlirimtare e Kosovës, nome albanese dell’Esercito di liberazione del Kosovo (ELK), (noto in inglese con la sigla KLA acronimo di Kosovo Liberation Army), è stata un’organizzazione kosovaro-albanese paramilitare guerrigliera e inserita nel 1998 nella lista ONU delle organizzazioni terroristiche che ha operato in Kosovo e nella vicina vallata di Presevo, nella Serbia meridionale prima dello scoppio della Guerra del Kosovo. Un’organizzazione simile, nota con la stessa sigla UÇK o UCK (Ushtria Çlirimtare Kombëtare, in italiano Armata di liberazione nazionale), parimenti accusata dai suoi avversari, di esercitare il terrorismo, ha anche operato durante i sanguinosi scontri promossi dalla minoranza albanese nella Repubblica di Macedonia tra la fine del 2000 e la primavera del 2001. (Fonte Wikipedia)

[2] Articolo : “The Albanian fund-raising machine” di Claire Doole in Geneva sito BBC-News (news.bbc.co.uk) del 28/05/2001

[3] Articolo “Traffico d’organi in Kosovo?” del 03/10/2016 sito www.occhidellaguerra.it

[4] Articolo : “Kosovo, dietro il traffico di organi spunta l’ombra di Israele” di Steve Brady del 24/11/2011 dal sito www.statopotenza.eu

[5] Articolo “Kosovo’s Daesh Camps Act as Creche for Young Terrorists” del 22/07/2016 sito Sputniknews.com Europe

[6] Articolo “Isis, il campo di addestramento in Kosovo ‘ E’ a due passi dalla base americana della NATO” di Paolo Fantauzzi sito de L’Espresso del 26/07/2016 espresso.repubblica.it – Articolo “Il ritorno del boia dei Balcani” di Marco Pacini su l’ Espresso del 26/12/2016

 

Testi consultati:
Libro: “La Torre dei Crani” di Antonio Evangelista
Libro: “Ex Jugoslavia gioco sporco nei Balcani” di Stefano Vernole