di Alberto Nicoletta

L’evoluzione (o involuzione) della società umana è stata caratterizzata da numerosi aspetti : climatici, ambientali, sociali e possiamo dirlo tranquillamente anche bellici.

Quando l’essere umano passò da una vita nomade a una stanziale grazie all’agricoltura, divenne necessario stabilire degli spazi vitali per la propria comunità, ovvero quei confini che le altre tribù dovevano rispettare per : la ricerca di cibo, selvaggina, materie prime, acqua,o nuove terre per ragioni climatiche (vedere le migrazioni conseguenti alle ere glaciali)….

Il commercio-baratto creava spesso degli equilibri importanti tra le varie regioni esattamente come ora, tuttavia non sempre era sufficiente arrivando a vere e proprie battaglie, originariamente combattute corpo a corpo con armi rudimentali, in altri casi si arrivava (come talvolta usato nell’ antica Grecia) a evitare la guerra ricorrendo al solo confronto tra i guerrieri più forti delle rispettive tribù.

Questa mentalità aggressiva e guerrafondaia caratterizzò l’ultimo tratto dell’ involuzione umana, lanciandoci in un‘era che rimane ancora vincolata da tale mentalità, gli incessanti conflitti : Siria, Donbass, Yemen…. la minaccia terroristica e svariate situazioni di tensione dall’Africa all’Asia ci danno uno specchio di quella che è l’attuale società umana a livello internazionale.

Le lotte tra tribù con l’aumento della popolazione divennero sempre più estese, in Europa la comparsa dell’arco prima e della balestra poi congiuntamente a vari sistemi di catapulte e di carri da guerra ippotrainati, aumentarono l’entità dei morti e dei feriti e il potenziale delle forze armate che sapevano usufruire di tali “congegni”, come appunto l’Impero Romano.

Tuttavia anche nel periodo medievale le battaglie campali non lasciavano un numero di morti esageratamente elevato, salvo rari casi, ciò permetteva di accettare più facilmente la terribile arte della guerra alla quale i popoli concedevano ancora un’etica, l’etica del rispetto del nemico, in guerra bisognava essere aggressivi per riuscire a combattere ma non cattivi, guai raccomandavano i Greci a chi si faceva trascinare dalla furia indomita del Dio Arès ! Anche i famigerati e temibili guerrieri nordici detti Berserkir afflitti da una eccessiva carica di rabbia in guerra erano rari e comunque poco utilizzati, non rappresentavano certo la maggioranza dei combattenti. Il rispetto del nemico talvolta veniva evidenziato con il rito “dell’onore delle armi” laddove lo sconfitto lo meritava ma nelle recenti guerre talvolta più simili a guerriglie tale rito è stato dimenticato…..

Un importante salto involutivo in ambito bellico si ebbe con la scoperta e l’utilizzo delle cosiddette armi da fuoco, si passò ad un altro modo di concepire la guerra, si poteva colpire a distanza e spesso le ferite inferte erano più micidiali rispetto a quelle classiche ricevute dalle armi da taglio. Questa nuova metodologia più indiretta rispetto all’utilizzo delle armi bianche sollevava (e solleva tuttora) in parte la psiche dal fatto commesso, allontanava la “percezione” di ciò che si commetteva, spesso come avviene oggi, non si sapeva se dopo aver sparato, il proiettile colpiva qualcuno, tantomeno se lo feriva o lo uccideva. [1]

I primi cannoni furono il sistema moderno più indiretto su teatro di guerra, le cariche esplose avevano una gittata tale da non permettere a chi utilizzava i pezzi di artiglieria di capire cosa avveniva tra le schiere nemiche, non si vedevano le vittime si vedevano solo tubi metallici sulla quale correggere l’alzo. Il mondo dell’arte tecnica oramai era entrato nel mondo dell’arte bellica, l’essere umano forse imitando Dio era diventato più bravo a distruggere che a creare; gli ingranaggi di un’ arma si muovono con un semplice comando privi di pensiero e l’essere umano si fa schiavizzare da questa azione divenendo lui stesso macchina distruggendo con un semplice comando…privo di pensiero logico !

L’aereonautica con l’utilizzo dei bombardamenti diede vita a una vero e proprio “castigo” proveniente dal cielo, i piloti meglio formati e selezionati rispetto al grosso delle truppe di terra risultavano e risultano avere i nervi più saldi, dotati di quel rigore nell’ obbedire ai comandi tale da sopportare il peso delle devastazioni generate dai bombardamenti. Nonostante ciò molti piloti caddero in pesanti depressioni e spesso dopo le missioni veniva prescritto un periodo di ferie in un luogo tranquillo per evitare l’insorgere di forti crisi depressive o peggio.[2]

La missilistica moderna diede il colpo di grazia, si può oramai disporre di vettori sempre più precisi da lanciare da posti di comando remoti privando i fautori di rimanere coinvolti emotivamente in maniera eccessiva, le enormi distanze del raggio di azione dei moderni missili danno un distacco tale dagli orrori della guerra da modificare l’etica e la morale nell’utilizzo di tali sistemi d’arma.

Oltre al fatto che non si tratta più di infilzare con una spada un nemico che si ha di fronte con la scarica emotiva e fisica che esso genera… ma si tratta di schiacciare un bottone in una stanza con gente in divisa, senza spargimenti di sangue o urla di dolore.

L’ultimo ritrovato, il drone, spezza tutti i vincoli di morale di etica e di rispetto verso il “nemico” e verso i civili utilizzati come bersaglio… il massimo dell’evoluzione tecnologica umana ha come fine lo sterminio dell’uomo.

Per i piloti di drone bombardare un’area residenziale o una scuola diventa un lavoro simile a un video gioco, vengono desensibilizzati di fronte ai crimini che commettono, l’essere umano diventa una figura virtuale, effimera! Su uno schermo da colpire, il malcapitato non ha modo neanche di rendersi conto di quanto sta per accadere, è un sistema subdolo e antitetico ai principi cavallereschi che hanno caratterizzato l’antica figura del soldato[3].

Dobbiamo chiederci pertanto per quale ragione l’uomo è l’unico essere vivente sulla Terra che stermina i propri simili, di fronte all’indifferenza totale della società occidentale, dove oramai anche i pacifisti spesso reclamano i bombardamenti come è capitato per l’eliminazione del leader Libico Gheddaffi.

A parole, desideriamo tutti la pace nel mondo, perché è un aspetto sociale che unisce gli esseri umani, tuttavia l’aspetto bellico si è imperniato nel nostro essere fino a farci “apprezzare” la guerra, come avviene in chi romanticamente apprezza la figura del soldato, visione spesso dettata da principi antropici caratterizzati dall’ordine e dalla difesa della propria comunità, quando ancora questo aveva un profondo significato anche in Occidente [4]. Ma tra il popolo vi è chi semplicemente supporta ideologicamente certe guerre indiscriminate senza sapere di cosa si parla e supportandole con l’indifferenza, l’ignoranza e l’asservimento al sistema.

 

[1] l’arco e la balestra esistevano già ma mediamente nei vari eserciti erano utilizzati da nuclei più ristretti di soldati non da tutti, in oltre solitamente erano utilizzati solo nella parte iniziale del conflitto e spesso la gittata era inferiore rispetto a quella dei primi archibugi, ciò permetteva di capire meglio chi si colpiva e vederne gli effetti, salvo per gli assalti iniziali.

[2] Anche presso le fanterie avveniva qualcosa di simile , la prima Guerra Mondiale creò numerosi problemi mentali a molti soldati come registrato da rapporti delle Forze Armate Britanniche. Celebri sono le malattie psichiatriche che colpirono molti reduci del Vietnam, gli americani le chiamano shell-shock.

[3] Una volta i sistemi più subdoli per eliminare una persona erano considerati quelli più ingannevoli: come l’ utilizzo del veleno o la classica pugnalata alla schiena, ovvero colpire il nemico di nascosto quando è inerme; tuttavia anche queste pratiche per quanto subdole prevedevano un contatto diretto col proprio nemico.

[4] Vedere l’ interessante saggio di Oswald Spengler intitolato “Prussianesimo e Socialismo”.