di Paolo Rada

Passato qualche mese dal suo insediamento si possono non certo tirare delle conclusioni nette e precise riguardo all’ attuale governo “gialloverde”, ma sicuramente è possibile invece esprimere qualche considerazione. Quello che a noi preme sottolineare non è la validità o meno di determinate prese di posizione o provvedimenti che il governo si appresta a varare, ma invece il quadro internazionale entro cui il governo del Presidente Conte agisce.

Il governo sembra, così come sbandierato dai media sia a favore dello stesso (in verità quasi inesistenti…), sia da quelli contro ( il 95% dei media ufficiali), caratterizzato da un forte nazionalismo condito con la parola magica del sovranismo: dunque un governo che difende l’interesse nazionale  contro i cosiddetti poteri forti di cui l’Unione Europea ed i suoi commissari sarebbero l’aspetto più visibile. Questo è quanto viene raccontato da tutti: da Salvini, da Di Maio, dagli stessi commissari europei che, quasi quotidianamente, rimbrottano e/o rimproverano l’attuale compagine governativa italiana… Ma noi ci chiediamo: è’ proprio così?

Per poter rispondere a questa domanda dobbiamo guardare oltralpe e vedere quali sono gli assetti e le alleanze internazionali che si stanno profilando, e le divisioni che nel campo occidentale stanno emergendo sui rapporti da tenere verso la Repubblica Islamica dell’Iran e verso la Russia di Putin.

La presidenza Obama  ebbe due grandi obiettivi internazionali: da un lato normalizzare i rapporti con l’Iran e dall’ altro isolare, forse in vista anche di un eventuale attacco militare, la Russia. L’accordo sul nucleare iraniano aveva quale scopo il sottrarre l’Iran dall’ alleanza con la Russia, ed far si che l’Iran, magari non subito, ma nell’ arco di un decennio divenisse un paese “ normale”, un competitor verso l’Occidente solamente da un punto di vista economico, ma non ideologico. Far si che l’Iran da stato rivoluzionario e antimondialista con una sua propria ideologia, lo sciismo rivoluzionario, divenisse, mi si consenta il paragone, simile alla Cina la quale è  più che avversario dell’Occidente, solamente un competitor economico…

Questo era il progetto della politica estera di Obama, di quei circoli mondialisti che hanno la loro proiezione politica nel Partito Democratico, ma anche dell’Unione Europea. Unione Europea e  il Partito Democratico avevano individuato quale supremo nemico la Russia di Putin, e, come detto prima, in nome dello scontro con la Russia deve essere inquadrato l’accordo sul nucleare iraniano. Il problema che è sorto e che ha, in parte sconvolto i piani di Obama, dell’Unione Europea e dei riformisti iraniani che avevano fatto della normalizzazione dei rapporti con l’Occidente il loro cavallo di battaglia, promettendo al popolo iraniano una sorta di manna dal cielo una volta finito l’embargo contro l’Iran stesso, è stata la ferma opposizione dello stato d’Israele all’ accordo sul nucleare iraniano.

Avendo l’Iran una chiara e ferma politica antisionista, la quale considera illegittima l’esistenza dello stato d’Israele, e che prevede la fine del medesimo stato e la creazione di un unico stato palestinese (l’Iran è contrario alla soluzione due popoli, due stati) era abbastanza normale che Israele e la lobby sionista negli Stati Uniti si sarebbero opposte fermamente a questo accordo. Secondo loro questo accordo non era altro che un tassello della politica iraniana volta a normalizzare i rapporti con Europa e USA per poi un domani attaccare, o finanziare, addestrare con maggiori risorse e  mezzi finanziari derivati dalla fine dell’embargo, tutti quei gruppi, Hezbollah, in primis, che  combattono da decenni lo stato d’Israele.

Per il governo israeliano il nemico principale non è la Russia di Putin la quale, sebbene non è da ascrivere al campo occidentale, non ha mai messo in dubbio la legittimità dello stato d’Israele, ma l’Iran tradizionale e rivoluzionario. A tal scopo il governo  israeliano ha cercato in tutti i modi di isolare non la Russia come Obama e l’Unione Europea, ma, invece, la Repubblica Islamica dell’Iran.

A tal scopo Israele e la lobby sionista, hanno da un lato ha cercato di individuare varie sponde politiche sia negli Stati Uniti d’America, sia all’ interno degli stati europei e sia, naturalmente, nel campo  mediorientale.

E’ facile capire che la sponda politica negli Stati Uniti è stata trovata nell’ attuale presidente Trump, nel medio oriente nell’ alleanza di ferro con l’Arabia Saudita in vista della creazione di un fronte  arabo, sunnita sia fondamentalista che moderato (dall’ Arabia Saudita wahabita, alla Giordania hascemita, sino ad arrivare al regno del Marocco) che si contrapponga all’ Iran persiano e sciita, e di cui l’attuale guerra civile siriana ne è forse l’anticipazione (1), e nell’ Europa invece in quei cosiddetti movimenti sovranisti e nazionalisti che si oppongono alle politiche, certamente ingiuste dell’Unione Europea.

Non è casuale dunque che l’Italia si sia opposta alla creazione di una banca d’affari europea, che in qualche modo potesse aggirare il nuovo embargo che l’attuale presidente degli Stati Uniti ha proclamato contro l’Iran..

Avendo sia il governo israeliano, sia gli Stati Uniti di Trump bisogno di alleati in Europa, visto l’isolamento che la “sinistra mondialista” che controlla quasi tutti i mezzi d’Informazione, ha decretato contro di loro (pensiamo solamente a Soros), ed avendo bisogno anche i cosiddetti governi sovranisti  europei (Italia e Ungheria su tutti), di alleati dopo aver subito   l’isolamento e l’ostilità costante della “sinistra mondialista”, rappresentata dall’ Unione Europea e da stati quali la Francia di Macron era naturale l’abbraccio tra il governo israeliano, il governo statunitense ed i governi e i movimenti europei che si dichiarano sovranisti o nazionalisti. Diciamo inoltre che vi sono chiare e precise affinità ideologiche tra i vari movimenti populisti e/o sovranisti al governo in Europa, la destra israeliana e il Partito Repubblicano americano. Esse possono essere sintetizzate in un forte anti islamismo, in una visione liberista dell’economia e in una opposizione netta all’ immigrazione.

Dunque la lotta che oppone il governo italiano all’ Unione Europea deve essere vista ed inquadrata all’ interno di questo contesto internazionale che vede da un lato Israele, gli Stati Uniti di Trump, l’Arabia Saudita e i suoi alleati contrapposti alla Repubblica Islamica dell’Iran. Il governo italiano avrà sostegno sia da parte di Trump,  che da parte dello stato d’Israele nella misura in cui in politica estera si accoderà allo scontro con l’Iran. In questo nuovo quadro internazionale la Russia non è più vista come il nemico principale dagli Stati Uniti, ma seguendo in maniera pedissequa i desiderata dello stato d’Israele il nemico principale, ma la Repubblica Islamica dell’Iran nemico che mette in discussione l’esistenza stessa dello stato ebraico.. L’accodarsi a questa politica è la  “conditio sine qua non” affinché l’attuale compagine governativa italiana nello scontro con l’Unione Europea possa contare su alleati nel campo occidentale (Israele e gli Stati Uniti) che hanno un fortissimo peso politico e militare internazionale. All’ interno del sistema mondialista sembra ora prevalere il campo ideologico che potremmo definire sionista nazionalista e che ha come principale obiettivo la difesa dello stato ebraico, e il mancato riconoscimento di qualsiasi diritto per il popolo palestinese in luogo invece di quelle correnti mondialiste che potremmo definire internazionaliste che in vista della creazione di un unico governo mondiale sarebbero state disposte anche a sacrificare il progetto della grande Israele concedendo una parvenza di stato, seppur minuscolo, ai palestinesi stessi. Questa corrente mondialista internazionalista  favorevole all’ immigrazione senza controllo, alla creazione di nuovi paradigmi etici e culturali, allo snaturamento delle varie identità siano esse religiose, etniche o culturali aveva invece individuato nella Russia di Putin il nemico principale, o per meglio dire il principale  oppositore alla creazione di un governo mondiale. Dobbiamo naturalmente aggiungere che la corrente mondialista che abbiamo definito sionista nazionalista ha gli stessi obiettivi della corrente mondialista di sinistra, (creazione di un unico governo mondiale) ma avendo quale obiettivo a breve e medio termine  la creazione della grande Israele, che andrà dal Nilo all’ Eufrate, privilegia ora la difesa dello stato d’Israele stesso e l’attacco o l’isolamento verso quegli stati che invece non riconoscono essere legittimo lo stato ebraico. La differenza tra queste  due correnti riguarda inoltre il futuro dello stato d’Israele, e naturalmente  anche degli stessi Stati Uniti all’ interno del progetto di un unico governo mondiale. Queste due entità dovranno sopravvivere all’ interno di un unico governo mondiale a guida ONU, o invece dovranno così come le altre nazioni scomparire? Il governo mondiale dovrà essere a guida ONU o a guida israelo-americana ? Lo scontro che oppone queste due correnti all’ interno del progetto mondialista riguarda il tipo di risposta da dare a queste domande che abbiamo posto.

Se con la presidenza Obama e i  vari governi di sinistra in Europa sembrava che la corrente mondialista internazionalista avesse la meglio, ora invece con Trump alla casa bianca, e con il prevalere in molte nazioni europee di movimenti sovranisti o nazionalisti abbiamo l’emergere della corrente mondialista che abbiamo definito sionista nazionalista.

Lo scontro che oppone dunque l’Italia, l’Ungheria e le varie nazioni “sovraniste”  all’Unione Europea deve essere inquadrato all’ interno della contrapposizione tra la sinistra mondialista internazionalista e la corrente sionista nazionalista.

 

 

 

Note :

  1. Non possiamo certamente negare il ruolo fondamentale che ha avuto e che ha la Russia all’ interno della guerra civile siriana, ma  essa, anche se recentemente ha fornito sistemi missilistici allo stato siriano, non fa certamente parte nell’ Asse della resistenza. La Russia in Siria difende i suoi interessi. Essa più che un avversario politico, ideologico, rivoluzionario dell’Occidente è, se non solamente  un competitor economico come la Cina, è un avversario riformista dell’Occidente non un nemico rivoluzionario come, invece  la Repubblica Islamica dell’Iran