di Alberto Francioli

La NATO è lo strumento politico e militare della strategia degli Stati Uniti in Europa e nel mondo. L’obiettivo strategico della politica statunitense per quanto riguarda la NATO, è perpetuare l’egemonia americana, rendendo gli Stati Uniti la nazione chiave nello scacchiere europeo e mondiale. Nella sua rete globale di istituzioni e organizzazioni specializzate al dominio del mondo gli Stati Uniti esercitano il loro potere attraverso sistemi pseudo democratici di contrattazione, di dialogo, di diffusione e ricerca di un consenso formale, anche se il potere decisionale proviene solo da un’unica fonte: Washington.

Il cuore di ciò passa per un concetto strategico dichiarato e messo in funzione in termini operativi quando la NATO ha sfidato il diritto internazionale e le Nazioni Unite intraprendendo una guerra aggressiva al di fuori del suo perimetro difensivo, contro la Jugoslavia. Da quel momento la NATO si è trasformata  da un’alleanza difensiva a un’alleanza offensiva.

La NATO è una crescente minaccia per il mondo per il suo contributo al rafforzamento della tendenza guidata dagli Stati Uniti ad abbandonare la diplomazia e le negoziazioni a favore della forza militare. Questo declassa la diplomazia a forma di debolezza e condanna a morte l’ azione diplomatica occidentale estinguendone il valore. Con la sua vasta rete di basi militari in Europa e nel mondo, il Pentagono è incomparabilmente più potente e influente rispetto al Dipartimento di Stato. I recenti Segretari di Stato, lungi dal cercare alternative diplomatiche alla guerra, hanno effettivamente svolto un ruolo di primo piano nel difendere la guerra invece della diplomazia.

La NATO viene utilizzata dagli Stati Uniti come potenziale sostituto delle Nazioni Unite. L’alleanza stessa è un’ escrescenza del complesso militare-industriale statunitense. Per settant’anni, appalti militari e contratti del Pentagono sono stati una fonte essenziale di enormi profitti. L’ interazione di questi vari interessi, converge a supportare una sottaciuta strategia statunitense di conquista del mondo, attraverso accordi militari con gli stati alleati obbligati ad acquistare armi di fabbricazione statunitense e a ridisegnare le loro forze armate, lontano dalle esigenze di difesa nazionale e in base a una possibile integrazione nelle guerre di aggressione guidate dagli Stati Uniti. Le frequenti esercitazioni militari con gli stati alleati forniscono al Pentagono una perfetta conoscenza del loro potenziale militare, e la possibilità di integrarlo nella macchina militare statunitense che persegue l’ obiettivo (attraverso la sua fitta rete di basi militari in Europa) di circondare, isolare, intimidire -anche con pericolose provocazioni – la Russia e la Cina. La strategia implicita degli Stati Uniti è una graduale conquista militare per assicurarsi il dominio del mondo.

Dopo il crollo della “minaccia sovietica”, la dottrina militare statunitense ha come scopo quello di muoversi preventivamente contro qualsiasi potenziale rivale dell’egemonia mondiale degli Stati Uniti. Dal crollo dell’Unione Sovietica, la Russia conserva il più grande arsenale militare dopo degli Stati Uniti, e la Cina è una potenza economica in rapida crescita, ma nessuno di questi due paesi minaccia gli Stati Uniti o l’Europa occidentale. Al contrario, entrambi sono pronti e disposti a lavorare su programmi di distensione e cooperazione. È invece sempre più allarmate l’accerchiamento militare della Russia e le provocatorie esercitazioni militari portate avanti dagli Stati Uniti ai suoi confini.

L’accerchiamento della Russia nel Mar Nero, nel Baltico e in particolare nel Circolo Polare Artico è  forse l’aspetto più inquietante di tutti. Nella regione artica, gli Stati Uniti hanno costantemente coinvolto il Canada e gli stati scandinavi (inclusa la Danimarca attraverso la Groenlandia) in uno spiegamento militare apertamente diretto contro la Russia. Il riscaldamento globale e una corsa per le risorse potrebbero portare a un conflitto nell’Artico. Gli Stati Uniti ritengono che l’Artico contenga fino a un quarto dei giacimenti inesplorati di petrolio e gas del mondo. La NATO ha dichiarato che l’Artico è di interesse strategico per l’Alleanza e, da allora, ha tenuto qui diversi “giochi di guerra” che si preparano chiaramente all’eventuale conflitto con la Russia sulle risorse energetiche dell’ Artico. Nonostante tutte queste mosse provocatorie, è molto improbabile che gli Stati Uniti cerchino realmente la guerra con la Russia, anche se non si possono escludere importanti momenti di tensione.

Contrariamente la Russia ha ampiamente smantellato le sue difese nell’Artico dopo il crollo dell’ Unione Sovietica e ha chiesto di negoziare compromessi sul controllo delle risorse. Il primo ministro Vladimir Putin ha chiesto sforzi congiunti per proteggere il fragile ecosistema, attrarre investimenti stranieri, promuovere tecnologie rispettose dell’ambiente e lavorare per risolvere le controversie attraverso il diritto internazionale.

La conquista del mondo perseguita dal Pentagono può essere presentata come la crociata delle “democrazie” del mondo per diffondere il loro illuminato ordine politico al resto di un mondo recalcitrante. I governi euro atlantici proclamano la loro “democrazia” come prova del loro assoluto diritto di intervenire negli affari del resto del mondo sulla base che “i diritti umani sono necessari per la pace”, proclamando con la loro arrogante ingerenza il diritto di fare la guerra.

Una domanda cruciale che ci si pone è se la “democrazia occidentale” abbia ancora la forza di smantellare questa macchina da guerra prima che sia troppo tardi.