di Paolo Rada

Il presente testo tenterà di stabilire una connessione comparativa tra la situazione della nobiltà alla fine dell’ “ancien regime“ (sec. XVIII-XIX) e la condizione dell’attuale classe politica. Premettiamo che quanto noi esporremo vorrà attenersi ad una mera e bruta descrizione dei fatti, senza produrre giudizi di merito sia riguardanti la situazione attuale che riguardanti i secoli che ci precedettero e che videro la nobiltà soccombere di fronte all’urto delle rivoluzioni borghesi.

Onde poter svolgere un accurato e lineare ragionamento dobbiamo chiederci da subito come e quando  nacque la nobiltà e quale fu il suo ruolo storico, quale fu la sua funzione storica.

Le radici della nobiltà vanno ricercate nei secoli successivi alla fine dell’ Impero Romano, disgregatosi il quale, l’ Europa conobbe un periodo di policentrismo e di sostanziale anarchia istituzionale sino alla comparsa dell’ Impero Carolingio il quale codificò ed istituzionalizzò  ciò che in potenza già era comparso presso ad esempio il regno Longobardo.

Di fronte al venire meno di un assetto statale solido organizzato, si svilupparono rapporti di “clientela”, peraltro già conosciuti anche all’interno del mondo romano, fra il ceto  successivamente  chiamato il terzo stato, e che allora essendo sconosciuta la pratica della mercatura, era composto quasi completamente di persone atte ai lavori agricoli o di pastorizia, ed il ceto dei cavalieri, di coloro i quali possedendo le armi, il coraggio, la volontà, erano in nuce una sorta di ceto militare ed amministrativo ante litteram. Il cavaliere in questo rapporto duale, di do ut des, garantiva al contadino protezione,  sicurezza e molto spesso anche l’amministrazione della giustizia  in cambio di parte del raccolto o di determinati servizi, chiamati corvè, che il contadino periodicamente doveva svolgere. Il tutto era codificato sia attraverso una forma orale, un patto tra gentiluomini, basato su una promessa, ma molto spesso, vi sono moltissimi esempi in merito, questa sorta di contratto aveva la forma scritta, ne sono stati ritrovati numerosissimi, contratto dove erano descritti in maniera puntigliosa e accurata i diritti e i doveri di entrambe le parti. Fondamentalmente il nobile, una volta venuta l’organizzazione statuale romana  ed i conseguenti diritti di proprietà (nel V, VI, sec. d.C. di fronte alle scorribande dei barbari il ceto para-latifondista romano scomparirà completamente) assumerà su di se i diritti di proprietà della  terra, per poi concedere la medesima in cambio, come dicevamo prima,  di determinati beni e servizi, al ceto contadino. La situazione in ogni caso era abbastanza fluida, in quanto, a parte determinate eccezioni,  non si era presenza di una organizzazione istituzionale, di uno stato, ma, è opportuno ripeterlo, di un contratto duale tra due parti : il nobile, i cavalieri barbari che calarono nell’Europa Occidentale assunsero il controllo dei latifondi rimasti oramai abbandonati e senza che più nessuno ne rivendicasse la proprietà. Ne divennero de facto i “proprietari” e dunque, in virtù di questo diritto non concesso, ma acquisito tramite condizioni fattuali contingenti ( il venire meno, la morte degli antichi proprietari o la loro nelle zone orientali dell’impero) concessero poi pezzi di queste terre a quello che sarà poi il ceto contadino. Il nobile dà la terra, la giustizia e la sicurezza, la protezione ed il contadino in cambio riserva una parte del raccolto al nobile. Siamo in presenza di un rapporto duale, di un contratto tra due parti.

Con l’incoronazione nel natale dell’ottocento di Carlo Magno e la nascita dell’Impero carolingio, la nascita del Sacro Romano Impero avremo il sorgere di una organizzazione statuale ed istituzionale che regolerà all’interno delle sue proprie ed specifiche leggi, assieme naturalmente al magistero della Chiesa cattolica, questi rapporti precedenti. Questo passaggio vede l’emergere di due nuovi protagonisti: i franchi, i nobili franchi e la Chiesa Cattolica e naturalmente l’alleanza tra questi due soggetti. Ora i rapporti di tipo vassallatico vengono ad essere codificati ed organizzati partendo dal fatto che i barbari che si erano insediati (il futuro ceto nobiliare, la nobiltà di campagna) hanno di fronte a se due nuovi soggetti : la nobiltà franca alleata alla Chiesa Cattolica. Ora, nessuno può, rivendicare un diritto di proprietà sul latifondo, sulla terra in quanto l’unico “proprietario” (ci si conceda questo termine…) è colui il quale ha creato il mondo : Dio. Se verrà meno il concetto di proprietà privata, non verranno meno i rapporti contrattuali già visti in precedenza. Solamente abbiamo dei nuovi protagonisti sulla scena. Il vero e proprio medioevo lo possiamo fare incominciare con la nascita del Sacro Romano Impero e porre la fine del medioevo stesso il venire meno, con la morte di Corradino di Svevia nella battaglia di Tagliacozzo nel 1264,  delle pretese di universalità del Sacro romano Impero. Vediamo, dunque, l’assetto istituzionale, la gerarchia che si creerà con la comparsa dell’Impero Carolingio e della definitiva affermazione, nell’Europa Occidentale, una volta sconfitti i Sassoni da Carlo Magno, della cristianità facente capo al Vescovo di Roma, al magistero della Chiesa Cattolica.

Lo schema è abbastanza semplice: Dio crea la terra, egli ne è dunque il proprietario, Dio concede l’ orbe terrestre ai suoi legittimi rappresentanti: la Chiesa Cattolica la quale a sua volta concederà la terra stessa all’imperatore del Sacro Romano Impero il quale in virtù di questa concessione si impegna ad onorare e rispettare i precetti cristiani ( egli è in una posizione subordinata rispetto al supremo capo ella chiesa cattolica: il papa), e di garantire una legislazione ed a difendere la cristianità dai nemici esterni. L’imperatore a sua volta concederà la terra, dividendola, ai  nobili franchi, i quali si impegneranno a fornire armi e soldati, nonché la riscossione della tasse all’imperatore stesso. Molto spesso, anzi quasi sempre, la nuova nobiltà si appoggiò, obtorto collo, nell’espletare le sue funzioni  a quell’antico ceto di cavalieri discendenti dei barbari ci cui parlavamo prima. Ora è la nuova nobiltà franca che, nel prendere atto dei precedenti rapporti duali, li codificherà, li istituzionalizzerà. Il nobile franco, una volta ricevuta la concessione della terra da parte dell’imperatore non farà altro che, a sua volta concederla, in cambio di truppe, beni e servizi ai vecchi, nonché all’impegno di riscuotere le tasse in nome dell’impero e a volte dell’amministrazione della giustizia ai vecchi  proprietari. Usiamo questo termine, anche se ribadiamo il concetto di proprietà privata sarà sconosciuto nel medioevo, essendo Dio l’unica proprietario, in quanto creatore, della terra stessa. L’antico ceto dei cavalieri, oramai integrato all’interno della gerarchia statuale carolingia, anche grazie a rapporti di natura matrimoniale per cui di li a qualche secolo la nobiltà carolingia si fuse con l’antico ceto dei cavalieri, una volta riconosciuti i suoi diritti di concessione sulla terra non farà altro che concedere a sua volta la terra al contadino ripristinando, all’interno di una nuova cornice giuridica, i precedenti rapporti.

Arrivati a questo punto possiamo trarre le dovute conclusioni : i nobili sono il ceto militare-amministrativo: l’imperatore ha concesso, su licenza papale, loro le terre e loro da un lato si impegnano a fornire armi e truppe, la riscossione dei tributi  all’imperatore stesso, nonché l’amministrazione della giustizia, e dall’altro concedono a loro volta, garantendo protezione , sicurezza e giustizia l’usufrutto della  terre stesse ai contadini i quali pagheranno questa concessione con parte del raccolto, parte del bestiame nonché giorni di lavoro (corvè) presso la dimora, castello del nobile, del conte.

La funzione  storica della nobiltà fu dunque quella di garantire un determinato numero di armati, di soldati, fanti e cavalieri all’imperatore, nonché, repetita iuvant, la riscossione dei tributi, compiti di polizia e l’amministrazione della giustizia, sempre in nome e per conto dell’imperatore. Quest’ultimo, come abbiamo visto, in cambio di questi servizi concedeva terre ai nobili, i quali come abbiamo visto concedevano a loro volta l’usufrutto delle terre stesse al ceto contadino.

La funzione storica della nobiltà fu dunque quella di essere il ceto militare-amministrativo : difendere l’impero dai nemici interni (funzioni di polizia) ed esterni (funzione prettamente militare), nonché amministrare la giustizia, (funzione giurisdizionale) e la riscossione dei tributi (funzione fiscale).

Quanto da noi descritto è il quadro istituzionale che si presentava durante i secoli d’oro del medioevo.

Quando venne meno la funzione storica della nobiltà? Il suo ruolo?

La risposta è abbastanza semplice : con la fine del Sacro Romano Impero e la nascita dei nuovi regni nazionali questa organizzazione imploderà su stessa. Importantissimo ai fini del  nostro ragionamento è la scoperta della polvere da sparo ed il suo uso ai fini militari. Ora i nuovi regni abbisogneranno di eserciti professionisti, esperti e conoscitori della funzione delle nuove armi e non più dunque degli eserciti raccogliticci che la nobiltà durante il medioevo dava all’imperatore. Con lo stato moderno avremo la nascita di un ceto militare di professione legato ai vari Re da rapporti di natura univoca e non più contrattuale-concessiva come era nel medioevo i quali si preoccupavano solo dell’arte della guerra. Interessante notare come insieme all’emergere di un ceto di militari di professione avremo anche l’emergere, visti i nuovi  sempre più imponenti compiti amministrativi dello stato di un ceto di amministratori e riscossori delle tasse in nome e per conto del re, nuovo ceto che “scavalca”, la vecchia nobiltà che piano,  piano perderà sempre più il suo ruolo storico. La sua funzione storica verrà meno, e verrà  meno anche il legame della nobiltà con il territorio, quando i nobili stessi, dediti oramai al sollazzo, alla caccia ed al lusso, oberati dai debiti concederanno  dietro il pagamento di una rendita perpetua per se ed i propri discendenti  la terra stessa ai banchieri o al nuovo ceto mercantile che stava emergendo. Naturalmente i rapporti che si svilupperanno tra questi nuovi magnati terrieri e il ceto contadino non saranno più legati all’antico patto beni in cambio di protezione, ma saranno regolati solamente da un vincolo contrattuale di tipo economico. Al nobile restavano solamente i titoli nobiliari, ma egli aveva abdicato alla sua funzione storica. Addirittura nel settecento la nobiltà si trasferirà presso le grandi capitali degli stati nazionali : in questo caso la reggia di Versailles è forse l’esempio più lampante.

Restavano, però alla nobiltà tutta una serie di diritti e privilegi che non avevano più senso, in quanto erano legati alla sua funzione di tipo militare-amministrativo e fu gioco facile per i rivoluzionari del 1789 attaccare la nobiltà.  Vediamo come descrive la situazione della Francia prerivoluzionaria Emmanuel-Joseph Sieyes nel libro “Che cosa è il terzo stato?” Se si eliminasse  l’ Ordine privilegiato (la nobiltà ndr), la nazione non sarebbe  per questo qualcosa di meno, al contrario sarebbe qualcosa di più. Che cosa è dunque il terzo stato? Tutto, ma un tutto ostacolato ed oppresso. Cosa sarebbe senza l’ordine privilegiato? Tutto, ma un tuto libero e fiorente. Niente può procedere senza di esso, tutto procederebbe meglio senza gli altri”(1).

Per terzo stato Sieyes intende tutti i certi non nobiliari e non appartenenti al clero : dal misero al ricco banchiere, dall’artigiano al magnate terriero.

Facciamo ora un salto di circa duecento anni  e chiediamoci : ”La classe politica attuale assolve alla sua funzione storica di classe rappresentante del popolo e di governo in nome e per conto di esso? O l’attuale classe politica non ha più ragione di esistere avendo abdicato, delegando in maniera non più ufficiosa, ma ufficiale attraverso trattati regolamenti il suo potere ad istituzioni sovranazionali?” la risposta la lasciamo ai lettori…

Ed ancora,  ci chiediamo : ”stanti le nuove tecnologie per cui le partiche di tipo burocratico amministrativo possono essere svolte comodamente da un Iphone o dal computer di casa ha ancora senso l’esistenza di una burocrazia elefantiaca? Non è forse venuto il suo ruolo storico, la sua funzione  amministrativa nel momento in cui posso ottenere una licenza, un documento, un permesso direttamente on-line?” anche in questo caso la risposta la lasciamo ai lettori…

Per concludere un’ultima domanda: ”La situazione di privilegio della classe politica attuale, nonché  l’esistenza di un apparato burocratico elefantiaco non ricorda la situazione della nobiltà del settecento?”

Ai lettori l’ardua risposta…

Paolo Rada

NOTE

(1) Emmanuel –Joseph Sieyes “ Cosa è il Terzo Stato?” pag. 212