di Alberto Nicoletta

Nel 2017 si è stato registrato il livello più basso dagli anni ’40 nelle scoperte di idrocarburi, il problema principale è che il rapporto tra le scoperte effettuate e la produzione nel 2017 è stato dell’ 11% contro il 50% del 2012; i nuovi giacimenti scoperti in Senegal, Messico e Guyana non sono necessari a riportare in positivo la situazione.[1]

Ed è proprio in questo contesto, nel dicembre del 2017, che l’ ENI è partita con un piano da 150 milioni di euro per usufruire di un enorme giacimento posto al largo dell’ isola di Cipro, in accordo con il governo legittimo di Nicosia legato alla Grecia [2]. Tuttavia i turchi che occupano la parte nord dell’ isola dal 1983, occupazione non riconosciuta dalla comunità internazionale, non hanno approvato tale progetto spiegando che quella zona sarebbe di loro competenza: nel 2011 Turkish Petroleum aveva vinto la concessione per compiere esplorazioni in un’ area sovrapposta al Blocco 3 di “competenza estrattiva” italiana. Il premier turco Recep Tayyip Erdoğan in persona in visita in Italia il 4 febbraio, nell’ incontro con il presidente Mattarella e il premier Gentiloni, aveva espresso preoccupazioni per le iniziative dell’ ENI nel Mediterraneo orientale, senza che alcun  rappresentante del governo italiano controbattesse. Del resto le elezioni italiane strutturate sul solito teatrino del dibattito democratico tra scandali, iniziative futili, assurdità e false promesse, non poteva certo lasciare spazio a un problema di tale portata che è stato sottaciuto lasciando campo libero all’ inaffidabile premier turco.

Alla luce di queste posizioni alcune navi turche il 10 febbraio hanno bloccato la petroliera Saipem 12000 mentre era in navigazione verso l’ area di Cipro denominata Blocco 3. La scusa ufficiale del fermo seguito dall’ intimidazione a non proseguire sarebbe dovuta a attività militari in corso nell’ area [3]; tale manovra aggressiva non è certo in linea con i principi internazionali di soluzione pacifica delle controversie. Non è neppure la prima volta che capita un caso simile, difatti nel 2014 navi da guerra turche hanno eseguito esercitazioni in prossimità della nave di perforazione Saipem 12000, mostrando il loro interesse nell’ area [4].

La recente scoperta nel 2015 del grosso giacimento Zohr da parte dell’ ENI nelle acque egiziane, ha suscitato molto interesse da parte della Turchia, sussiste la convinzione che tale giacimento si estenda anche in acque cipriote; l’ Egitto ha risposto disponendo vettori navali a difesa dei tratti di mare interessati, l’ Italia pertanto sta a guardare mentre le tensioni tra Egitto e Turchia sono latenti.

L’ Italia è vincolata all’ ENI tramite il Ministero dell’ Economia e Finanze per il 30% in tandem con la Cassa Depositi Prestiti (CDP); la Saipem è per il 12% in mano alla CDP e all’ ENI per il 30%. La Saipem s.p.a. (Società Anonima Italiana Perforazioni e Montaggi) specializzata in trivellazioni, ricerca di giacimenti e costruzione di oleodotti e gasdotti, risulta proprietaria della nave per perforazione battente bandiera delle Bahamas bloccata dalla Turchia a Sud-Est dell’ isola. [5]

La nave ha subito una perdita stimata in 600.000 dollari al giorno, l’ amministratore delegato Claudio Descalzi ha ribadito “Non ci aspettavamo che accadesse perché siamo assolutamente molto dentro l’Economic zone di Cipro”; le preoccupazioni sono state espresse da Roma e Parigi ma anche da Bruxelles che ha esortato la Turchia a evitare minacce nei confronti dei membri della UE. Anche Atene ha condannato le posizioni turche spiegando che “la Turchia continua a sfidare la legalità internazionale violando in modo flagrante i diritti sovrani della Repubblica di Cipro nel Mediterraneo orientale”[6]. La situazione non facile tra Grecia e Turchia, si è inasprita quando una pattuglia della guardia costiera di Ankara ha speronato un vettore dei guardiacoste greci tra le isole del Mar Egeo.

Nel luglio scorso i turchi avevano già fatto una manovra simile, avvicinando delle navi francesi che conducevano esplorazioni per conto della Total, Parigi allora rispose duramente con l’ invio di due navi da guerra !

L’ “incidente” è frutto della nuova dottrina filo-ottomana di Recep Tayyip Erdoğan, secondo la quale la Turchia dovendo risorgere come potenza nel Mediterraneo e non solo, ammesso che ne sia in grado, vuole ottenere un maggior approvvigionamento energetico, in modo tale da divenire esportatrice di energia, così da colmare le sue carenze sul piano produttivo e manifatturiero, ambirebbe pertanto a divenire una potenza commerciale tramite il controllo di importanti gasdotti ottenendo così un posto primo piano nel bacino mediterraneo.

Al largo di Cipro vi sono in effetti importanti giacimenti di gas di cui i turchi vorrebbero impossessarsi per poter vendere il prodotto all’ Unione Europea desiderosa di fonti energetiche, soprattutto dopo l’ incremento degli attriti con la Russia e le sanzioni annesse, situazione che ha spinto anche l’ Italia a sviluppare maggior interesse verso i giacimenti nel Mediterraneo come hanno confermato sia gli accordi con l’ Egitto che gli accordi con Cipro. L’ Italia e la Grecia costruiranno un gasdotto, pronto entro il 2025, che preleverà greggio da Gaza; ovvero da un tratto di mare che Israele e i suoi capi sionisti hanno depredato ai Palestinesi, il tutto in accordo con Cipro visto che il giacimento è anche nelle sue acque territoriali. La pipeline, denominata EstMed, servirà a ridurre le dipendenze dell’ Italia (e dell’ Europa) dalla Russia, questo però ci vincolerà ancor di più alla UE e alle restrittive regole di Bruxelles; chiaramente i turchi in questo gioco vogliono la loro fetta o ancor meglio tutta la torta ! Israele come risposta allo stato Ottomano ha organizzato un addestramento congiunto tra le sue forze armate e quelle cipriote [7].

 tragitto della pipeline Est-Med

La Turchia inoltre vorrebbe far transitare sul suo territorio parte del gasdotto che partendo dal più grande giacimento di gas al mondo nel Golfo Persico, andrebbe a rifornire l’ Europa. Il giacimento è motivo di attriti tra Qatar e Iran entrambi affacciati sul giacimento ed è una delle cause del conflitto in Siria; conflitto utile alla famiglia Erdoğan che ha clandestinamente commerciato petrolio con la mafia dell’ ISIS rivendendolo al Giappone.

Ma non è l’ unico affare energetico della Turchia nell’ambito delle pipeline, di rilevante importanza il Turkish Stream che ha soppiantato il progetto Saipem-Gazprom italo-russo, denominato South-Stream,e abbandonato a seguito della guerra in Ucraina-Donbass, la Polonia si è opposta al progetto turco in nome dell’ indipendenza energetica europea, ciò ha rappresentato un altro smacco per l’ Italia da parte turca. Il gasdotto Turkish Stream collegherà le sponde russe e turche nel Mar Nero, andrà a rifornire anche i paesi balcanici, tra cui l’ industrializzata Serbia, interessati ad abbandonare l’ inquinante lignite per passare a una produzione elettrica più pulita; ma favorirà anche l’ economia e il settore occupazionale degli stati interessati dal gasdotto quali Serbia, Bosnia, Ungheria, Romania, grazie anche a una politica di investimenti derivati dal passaggio della pipeline[8]. Grazie al Turkish Stream è stata eliminata dal progetto nel Mar Nero la Saipem 7000, essa avrebbe potuto mettere a disposizione la sua alta esperienza nella messa in opera di un gasdotto che per buona parte del tragitto sarebbe andato a corrispondere a quello turco-russo; non era possibile trovare un

compromesso ? Un vero governo forse ci sarebbe riuscito cosa che l’ Italia non ha !

in rosso il South Stream – in blu il Turkish Stream

Notiamo pertanto come le manovre della Turchia tolgano ossigeno all’ economia italiana, rendendo la questione della petroliera Saipem 12000 ancora più delicata di quanto inizialmente poteva apparire. La petroliera dell’ ENI ha cercato di aggirare il blocco della marina militare turca muovendosi con l’appoggio delle autorità di Cipro Nord e Cipro Sud e anche della NATO, secondo alcuni ci sarebbe stato un tentativo di speronamento da parte dei turchi ma il Ministero della Difesa Italiano, tramite le informazioni pervenute dalla fregata Zeffiro posizionata nell’ area, ha smentito la cosa. Dopo 13 giorni di stallo a sud di Cipro e dopo alcuni scambi radio con i turchi, la Saipem 12000 ha dovuto abbandonare le acque di Cipro (contese da anni) nonostante gli accordi stipulati per diversi anni avvenire con Nicosia e si è diretta verso un altro giacimento in Marocco, rimandando così le perforazioni[9].

La Turchia vuole fare la superpotenza ma non ne ha le capacità, ottiene risultati solo grazie alle debolezze della UE e del governo italiano, quest’ ultimo non è riuscito nemmeno a porre la questione sul tavolo della NATO che chiede troppo all’ Italia tra più di 100 basi militari, spese e limitazione di sovranità, senza riuscire a garantire una difesa neanche dalle stesse nazioni del blocco atlantico. La Turchia è un membro della NATO, forte del secondo esercito dopo gli USA  si sta impegnando da tempo contro i curdi in Siria ma anche contro Assad, tali appoggio è sufficiente per impedire a Bruxelles (e all’ ONU) il blocco delle manovre egemoniche turche nel Mediterraneo, inoltre attualmente sta mantenendo buoni rapporti con la Russia di Putin che ha salvato il prèmier Erdoğan dal tentativo di golpe del predicatore filo-atlantista Fethullah Gülen.

Di rilevante importanza risultano anche i rapporti economico-culturali che la Turchia detiene con il Qatar (come dicevamo per la pipeline del Golfo Persico), uno stato sempre più presente in Europa; l’ anno scorso il Qatar Investement Authority (QIA) ha investito in Italia circa 6 miliardi di dollari tra i settori : bancario, finanziario, immobiliare, turistico, dei trasporti e della moda.[10]

L’ Italia risulta quindi saldamente vincolata al Qatar, Paese molto vicino alla Turchia, ed è anche il terzo partner commerciale delle Turchia (e la Turchia il decimo per l’ Italia) con un interscambio intorno ai 20 milioni di dollari. l’ Italia infatti ha aperto 1300 aziende in Turchia e avviato investimenti per 79 milioni di dollari, anche negli appalti pubblici turchi l’ Italia è fortemente presente un toccasana per le nostre imprese gravate dalla crisi del mattone. Nel febbraio del 2017 si è tenuta la prima Joint Economic and Trade Commission (JETCO) tra Italia e Turchia dove si è deciso di rafforzare gli investimenti e la cooperazione nei settori : energetico, agricolo, turistico, culturale, scientifico e tecnologico. [11] Per non parlare degli accordi relativi al blocco dei flussi migratori, anche se la cosa non ha sempre dato ottimi risultati, in quanto la Turchia in cambio del blocco degli immigrati ha richiesto somme elevate, senza offrire costantemente i risultati richiesti.

Ma questi avanzamenti economici vogliono anche dire, delocalizzazione per l’ Italia verso la Turchia, come avvenuto per una porzione di Telecom, per le biciclette Atala, per i fucili Benelli, Pernigotti, la FCA che produce le FIAT Tipo, la Ferroli di Verona che produce impianti di riscaldamento ecc…..

Senz’ altro i vincoli economici e di cooperazione sopra descritti risultano determinanti nei silenzi del governo italiano sulla questione ENI-Saipem, non sono però sufficienti per impedire una decisa presa di posizione del nostro paese e della NATO !

Consideriamo inoltre che l’ Italia manterrà nel Sud della Turchia fino a settembre una missione militare da difesa aerea del nostro Esercito, senz’altro utile anche a vendere il nostro sistema d’ arma SAMP/T [12];  quindi difendiamo lo spazio aereo turco da un improbabile attacco dalla Siria e in cambio la Turchia cerca di speronare la nostra petroliera !!

L’ Italia priva di un governo forte, caratterizzata da partiti deboli e litigiosi, attanagliata da un’ unione europea utile a eclissare le nazioni europee, non riesce a vedere e costruire una sua dottrina geopolitica; tuttavia rimane vincolata al Mar Mediterraneo spartiacque tra Europa, Asia e Africa, dove gli attori vista l’ importanza dell’ area sono numerosi e vogliono giocare pesante, spesso senza averne le capacità. Se l’ Italia non vuole essere una super-potenza, almeno che sappia gestire la sua doverosa posizione da media-potenza, imposta da una popolazione di più di 60 milioni di abitanti e da un tessuto industriale ancora tra i primi al mondo oltre che da una collocazione geografica invidiabile ma difficile. L’ avanzata della Turchia è un ostacolo ai paesi europei e dove l’ Italia non può arrivare da sola deve essere aiutata dalla UE, tuttavia come sappiamo è più facile che la UE metta da parte l’ Italia e faccia affari con la Turchia accelerando la svendita della nostra nazione, operazione criminale quest’ ultima da sempre osannata dalle sinistre e supportata anche da certi elementi della pseudo-destra.

Va però detto che L’ ENI fa affari d’oro con società russe come Gazprom, che ha avviato una joint venture nel Turkish Stream  con la BOTAS (Turchia), con Rosneft  e con la Cina, potrebbero rivelarsi utili questi partner per addolcire le posizioni di Erdoğan su Cipro ? La Cina perseguendo la sua strategia del filo di perle è entrate nel Mediterraneo con navi commerciali e militari, la Russia presente in Siria con basi militari ha un certo “controllo” sulla Turchia, entrambe le nazioni hanno all’ attivo importanti interessi nei Balcani e c’è chi vorrebbe vederli cooperare. Del resto l’ ENI all’ estero per certi versi conta più dell’ Italia, gode di esperienza nell’ areale mediterraneo e sa come comportarsi con i suoi occupanti. In Libia ad esempio nonostante la caduta del Colonnello Mu’ammar Gheddaffi, la situazione instabile ancora in corso e i problemi derivati all’ Italia, l’ ENI ha continuato a estrarre petrolio [13][14].

L’ ENI inoltre commercia con la Turchia (tramite la Soc. BOTAS Petroleum) gas proveniente dalla Russia attraverso il gasdotto Blue Stream [15], pertanto vista l’ importanza strategica dell’ ENI, ed anche il suo appalto sul giacimento Zohr per il 30% ceduto appunto ai russi, l’ aggressività turca potrebbe suscitare delle risposte da parte dell’ Ente Nazionale Idrocarburi italiano meno visibili delle navi da guerra ma altrettanto efficaci !

L’ Italia invece è lontana dall’essere regista nel “Mare Nostrum”, la cessione avvenuta in segreto nel 2015 di una porzione del mare ai francesi al largo della Sardegna per l’ economia ittica, celerebbe la volontà di sfruttamento di un giacimento di idrocarburi nell’ area (la Farnesina smentisce la notizia dicendo che l’ Italia non ha ratificato l’ accordo), se sommiamo la perdita di parte della politica economica italiana in Libia sempre ad opera dei francesi ma anche di USA e UK, aggiungiamo le difficoltà di collaborazione economica con l’ Egitto dopo il caso Regeni che ha il sapore di MI6 e andiamo ad aggiungere le problematiche con la Turchia e la guerra in Siria, quest’ ultimo stato amico dell’ Italia prima della guerra voluta da Paesi alleati all’ Italia…. Vediamo come i problemi maggiori per la nostra nazione nel Mediterraneo non siano dettati da presunti “stati canaglia”  o nazioni “non allineate” , sono dettati dai nostri stessi alleati costituenti la NATO, ed è anche per questo che l’ Italia non riesce mai ad emergere vittoriosa da situazioni critiche come quella della Saipem 12000. Per Noi diviene necessario rivedere gli accordi NATO e sviluppare una forte politica estera dove alleati come Cina, Russia, Iran, possono bilanciare eventuali attriti che si genererebbero con un parziale allontanamento dalla distruttiva economia atlantica, senza per questo rompere il filo conduttore con i vicini europei, ovvero creare una vera e proprio politica di equilibrio tra stati nazionali….ma il problema sono sempre : i fascisti, gli immigrati, l’ obbligo vaccinale, i diritti lgbt e ora anche il reddito di cittadinanza….

 

Fonti :

[1] http://it.euronews.com/2017/12/22/l-inquietante-minimo-storico-delle-scoperte-di-petrolio-e-gas-naturale

[2] http://it.euronews.com/2017/12/27/eni-cipro-turchia-petrolio-saipem-israele

[3]http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2018/02/10/eni_nave_saipem_in_viaggio_verso_cipro_fermata_da_navi_della_mari-68-696431.html

[4] http://www.affarinternazionali.it/2014/11/turchia-contro-tutti-nel-mar-di-levante/

[5] http://www.analisidifesa.it/2018/02/caso-saipem-12000-chi-protegge-gli-interessi-italiani-nel-mediterraneo-orientale/

[6] https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/13/nave-delleni-bloccata-a-cipro-erdogan-avverte-non-superate-il-limite-tentativi-opportunistici-non-passano-inosservati/4156835/

[7] https://www.maurizioblondet.it/italia-costruira-gasdotto-israele-aiutarla-rubare-greggio-palestinese/

[8] http://formiche.net/2017/02/gazprom-south-stream-industria-del-gas-naturale/

[9]http://www.repubblica.it/esteri/2018/02/23/news/eni_cipro_saipem_nave_piattaforma_tuschia_speronamento-189577201/?refresh_ce

[10] https://www.wired.it/economia/finanza/2017/06/13/investimenti-qatar-italia/

[11] http://www.infomercatiesteri.it/paese.php?id_paesi=95#slider-5

[12] http://www.analisidifesa.it/2018/03/inginocchiati-ai-piedi-del-sultano-italia-ed-europa-prone-al-satrapo-di-ankara/

 

[13]http://finanza.lastampa.it/News/2017/05/17/eni-e-la-russa-rosneft-firmano-accordo-di-cooperazione/MTY1XzIwMTctMDUtMTdfVExC

[14]http://www.repubblica.it/economia/finanza/2013/11/20/news/eni_cede_severenergia_a_novatek_e_gazpromneft_per_2_2_miliardi-71446041/?refresh_ce

http://www.repubblica.it/economia/finanza/2018/03/11/news/eni_compra_giacimenti_ad_abu_dhabi_e_vende_agli_emiri_un_10_del_progetto_egiziano_zohr-191022842/

[15] https://www.eni.com/enipedia/it_IT/presenza-internazionale/europa/le-attivita-di-eni-in-turchia.page

 

https://www.ilfoglio.it/economia/2018/02/23/news/saipem-12000-eni-turchia-cipro-180620/

https://www.agi.it/estero/acque_territoriali_sardegna_francia-3641075/news/2018-03-19/

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/I-Balcani-e-il-triangolo-Russia-Cina-e-Turchia-184063