di Andrea Farhat

Nelle grandi città come in quelle medie il collegio numero 1 è sostanzialmente sovrapponibile al centro storico. Case da parecchie migliaia di euro al mq., aree chiuse al traffico, attici con vista. E’ la zona dove vive la borghesia cosmopolita, bilingue (l’altra lingua è ovviamente l’inglese),figli che frequentano università estere molto care che garantiscono un lavoro ben remunerato per il futuro. La gente è elegante, ben vestita, educata. Bene, è proprio in questi collegi che il PD, ex-partito di riferimento delle masse popolari, ha mietuto i suoi, pochi, successi elettorali con percentuali doppie rispetto alla media nazionale. Man mano che ci si allontana dal collegio numero 1 la percentuale del PD cala vertiginosamente. Nelle aree semi-centrali abitate dalla ex-media borghesia alle prese con l’onda lunga della globalizzazione e con l’ascensore sociale ormai bloccato da anni le percentuali del PD calano vertiginosamente. Nelle periferie poi, ex-roccaforti del PCI, la musica cambia completamente. Queste aree dove vivono i naufraghi della globalizzazione relegano il PD a percentuali marginali. I quartieri periferici sono stati abbandonati a loro stessi, il PD (leggasi partito delle élite) ha lasciato queste aree completamente alla deriva : niente centri di aggregazione, degrado evidente, immigrati che esercitano impunemente lo spaccio. E’ qui che il popolo ha votato per i partiti cosiddetti “populisti” cioè per i partiti che non si riconoscono nelle élite dominanti. Sfiniti dal lavoro precario, senza futuro, con i figli costretti a lavori improbabili di poche ore la settimana, hanno votato contro chi ci ha governato negli ultimi anni. I voti delle periferie non sono in libera uscita nell’attesa di rientrare come sostiene qualche intellettualino di sinistra. Questi voti non torneranno più alla sinistra da dove sono usciti. La probabile implosione a medio termine del M5S renderà questi voti disponibili in toto all’opzione identitaria e sovranista.

Attendo fiducioso.