di Alberto Nicoletta

 

Nell’ attuale sistema multipolare assistiamo all’ emergere di continui conflitti su scala globale : Libia, Siria, Yemen, Donbass (Venezuela ?)…. Conflitti regionali che risultano pertanto agli occhi delle masse inscritti in perimetri ben delineati, con schieramenti che paiono ben visibili. In realtà non è proprio così, la guerra non è solo il conflitto regionale tra schieramenti opposti, riguarda attacchi economici che si muovo nell’ etere globale della finanza, riguardano attacchi a livello di manipolazione delle masse con attente manovre di intelligence, riguardano  grossi appalti ben piazzati tesi a scardinare i competitori ma solo i conflitti armati, ovvero una estrema risoluzione di questi attriti, divengono veramente visibili alle masse. Le guerre moderne pertanto vanno al di la dei classici confini e pertanto anche gli schieramenti non sono ben delineati, non abbiamo più difatti il blocco atlantista contro il blocco sovietico, certo! Molti militari e politici delle principali potenze vorrebbero tornare ai tempi della Guerra Fredda ma non è più possibile, allora era più semplice perché capivi chi era il nemico e chi stava con chi ! Ma in realtà va detto che già allora vi erano delle sfumature, nel quale le varie lobby si scontravano anche all’ interno degli stessi blocchi, ed il terrorismo ne fu una risultante. Ad oggi queste sfumature sono aumentate e non è più possibile capire bene quali sono i fini dei svariati gruppi di potere, quali : corporazioni, società transnazionali o multinazionali e gruppi elitari che manovrano i mercati tramite abili tecniche di tecno finanza, intelligence e corruzione. Questa capacità dei gruppi di potere di manipolare le scelte degli stati, ha chiaramente avuto un effetto sulla geopolitica degli stessi, tanto da cambiarne le mete ed i bersagli dei conflitti armati. E’ così che nel mondo moderno è divenuta sempre più aggressiva la guerra ai beni comuni globali, o per dirla alla maniera degli analisti militari atlantisti “the war on global commons” !

Ma cosa sono questi beni comuni globali e da che conflitti sarebbero interessati ?

I global commons sono quei beni assoluti che dovrebbero essere patrimonio di tutto l’ universo e di tutta la popolazione mondiale, pur essendo internazionali e sovranazionali vengono sono disputati da gruppi di potere. Si tratta di beni quali : le regioni polari, gli oceani, lo spazio ma oggi sono anche la rete internet e il cyberspazio e vanno aggiunti anche l’ arte, le lingue, la scienza.

Il termine global commons o commons global deriva dal termine common land, utilizzato nelle isole britanniche al fine di identificare i diritti dei cittadini comuni, relativamente alle attività tradizionali come : la falciatura dei prati o l’ utilizzo dei terreni per il pascolo del bestiame che avvenivano su campi aperti come disposto dalle leggi comuni inglesi (common law). Laddove invece vi erano dei recinti iniziava la proprietà privata e tali diritti cessavano [1]. La visone tradizionalista allora presente in Britannia commisurato allo spazio limitato di un’isola, aveva originariamente permesso lo sviluppo di regole che garantissero la tutela dei beni comuni; ma nel mondo globalizzato è divenuto oramai difficile mantenere questa struttura anche nelle arene delle classi politiche più vicine al popolo.

Gli interessi sui beni comuni globali ad oggi sono enormi, l’ aumento di produttività determinato dall’ aumento della popolazione e dall’ avanzamento economico di colossi some Cina e India, in parallelo all’ indebolimento dell’ Occidente che continua a consumare risorse ma non riesce più a limitare la povertà degli stati concorrenti, ha generato una forte corsa allo sfruttamento dei global commons. Tale sfruttamento è ulteriormente accelerato dall’ avidità delle grosse società, oramai divenute satrapi del sistema economico, non temono più i vincoli posti dagli stati nazionali che non riescono più ad esercitare un potere su di esse, anzi oramai avviene il contrario. Lo sfruttamento dell’ ambiente è vincolata al consumismo, strumento utilizzato dalle industrie per aumentare la produzione oltre il necessario ed i guadagni, ma anche i vincoli all’ acquisto di beni che non servono. Ne risulta che Il 18% dei mammiferi è in via d’estinzione; così il 10% degli uccelli e l’8% delle piante. Ma anche l’acqua è a rischio, entro il 2025 in alcune aree le riserve idriche scenderanno sotto i 500 mc a persona all’ anno [2] e saranno la causa di conflitti, come già avviene in certe aree del Vicino Oriente, basti pensare ai furti che gli israeliani commettono sulle falde acquifere palestinesi. Nonostante ciò di acqua dolce a livello mondiale ne rimarrà abbastanza, risulterà però gestita dalle grosse compagnie che già ora la stanno privatizzando, obbligando i cittadini a pagare prezzi sempre più alti per accedere all’ utilizzo.

Un altro bene comune è senz’ altro il cielo non più libero ormai in quanto oggetto di intensa militarizzazione. Il “” del 1967 approvato da Regno Unito, USA, URSS, , sancisce all’ articolo 1, il principio secondo il quale l’esplorazione e l’utilizzazione dello spazio extra-atmosferico deve essere effettuata a beneficio e nell’ interesse di tutti gli Stati, dovendo intendersi come “province of all mankind”. Ma questa esplorazione de facto consente “l’ uso militare e passivo dello spazio”; ed è fomentata come dicevamo da grosse corporazioni, la dottrina militare spaziale statunitense infatti è elaborata da un piano che coinvolge 75 multinazionali USA e centinaia Europee e Giapponesi. Così come gli obiettivi militari statunitensi sono vagliati con il “supporto” delle più grandi multinazionali tramite il CEOs (Chief Executive Officers) [3]. Questo perché il controllo dello spazio consente il controllo globale, sempre meno in mano alle superpotenze e sempre più appannaggio delle multinazionali che controllano i mercati ed ora anche lo spazio. Diventano quindi argomenti sensibili l’ immissione di nuovi modelli di bombe nucleari nelle basi NATO in Europa, o il posizionamento di nuove strutture

distribuzione delle principali basi missilistiche

missilistiche in Europa Orientale al confine con la Russia. Così come hanno fatto scalpore gli abbattimenti di satelliti da parte di certe potenze spaziali; tanto che gli Stati Uniti hanno esposto timori sulle armi anti-satellite cinesi, volte a impedire il vantaggio spaziale USA. Ma tali timori rappresentano una scusa per incrementare i sistemi missilistici con il quale tenere in scacco il globo. Così come i sistemi di controllo del clima, la geoingegneria, oggetto di importanti ricerche da parte dei militari americani che dovranno esporre una accurata relazione al governo entro il 2025. Tutto ciò avviene sulle teste della popolazione inerme che dovrebbe godere liberamente e in maniera sicura di tale bene globale.

Il tutto si vincola anche ai mari, pertanto ad oggi i sottomarini (veri strumenti di spionaggio e di supporto alle operazioni militari non convenzionali) non sono solo in grado di lanciare missili intercontinentali come vedevamo dei filmati degli anni ’70, possono lanciare satelliti da un qualsiasi punto nascosto degli oceani. I satelliti gravitando nell’ atmosfera forniscono numerosi dati, spiano e controllano, ma sono anche capaci di utilizzare armi di ultima generazione come quelle a energia diretta [4]. Gli oceani, artefici dell’ espansione commerciale moderna a partire dalle contese anglo-olandesi, sono divenuti la piattaforma delle superpotenze per gettare le linee di demarcazione del proprio territorio, non a caso l’ Inghilterra prima (secondo la visione di Halford Mackinder) e gli USA dopo (seguendo la dottrina di Nicholas John Spykman) hanno impostato la loro potenza militare ma anche commerciale sul concetto della talassocrazia. La Cina che concorre contro gli USA non è da meno, capace oramai di una forte marina con la strategia del filo di perle ha militarizzato interi percorsi marittimi e non solo, sta puntando al Polo Nord che grazi

notare la quantità di satelliti presenti intorno al globo terrestre

e allo scioglimento dei ghiacci sta aprendo nuove vie. Anche l’ Antartico, come l’ Artico, è un global commons ma pare sia sempre più infestato dai militari, con la scusa di testare navi, o nuove rotte o effettuare addestramenti particolari, cercano sempre la militarizzazione dello spazio comune internazionale posto al Polo Sud. I russi non stanno a guardare e la ripresa produzione di efficaci sottomarini, congiuntamente ad altri progetti di produzione navale, sono la risposta all’ espansionismo americano e cinese. I russi hanno aumentato i pattugliamenti nelle aree artiche come durante la Guerra Fredda, hanno spostato diversi vettori navali verso il Mediterraneo per gestire la questione siriana. La capacità dei russi di muovere in maniere quasi invisibile imponenti navi e sottomarini nell’ Oceano Atlantico ha creato stupore e preoccupazione ai vertici delle forze NATO, ed ha messo in luce un aspetto fondamentale della guerra moderna : la segretezza e l’ invisibilità, che non riguardano solo le manovre dei mezzi militari . Come ha esposto il Generale Fabio Mini in un’ intervista “… le guerre che non si vedono sono quelle più interessanti per gli sviluppi futuri, guerre finanziarie, economiche, sociali, ambientali i soldati sono gli agenti che sanno usare queste armi come quelle della guerra psicologica …”[5].

La conquista degli oceani è appunto silenziosa, nessuno vede le operazioni dei sottomarini che indisturbati si muovono in profondità pattugliando intere aree, spesso controllando gli oleodotti o i sistemi di tubi delle reti di comunicazione internet posizionati sui fondali, condotti che sono appannaggio delle società di telecomunicazioni, gettando così un tratto di proprietà laddove passano, ovvero in quello che sarebbe un bene comune globale ma stranamente militarizzato … per difenderlo da chi se è di tutti ?!!! Chiaramente l’ inquinamento da plastica (riciclabile in vari modi), e scarti di ogni tipo che si riversa negli oceani e i sistemi di pesca a strascico indiscriminata e non di selezione del pesce, vanno ad inficiare sul sistema marino che è a disposizione di tutti ed è vincolato da apposite leggi evase dalle corporazioni. Ma le corporazioni sono sempre esenti da responsabilità, perché i loro danni non cadono su stati o singoli politici, cadono su persone giuridiche, sono s.p.a. senza capi ma con rappresentanti legali che rispondono non per i crimini che hanno ordinato personalmente i dirigenti ed i titolari ma distribuendo la colpa su tutta la società che presiedono; inoltre tramite minacce e corruzione vincono nelle cause dei tribunal di stato. L’ obiettivo delle grosse società è la privatizzazione del bene comune, di modo che la gente dovrà pagare e sottostare a dei dettami per ottenere ciò che dovrebbe essere gratuito e aspettarle di diritto. Interessante il caso della Siberia, quando i russi hanno aperto il primo supermercato, i siberiani forti della loro autodeterminazione l’hanno bruciato, sostenendo che non si doveva pagare per avere il cibo che la foresta siberiana gli offre gratuitamente tutti i giorni [6].

Chi può permettersi la tecnologia è anche capace di usurpare un altro bene comune globale, ovvero internet, che spesso è il mezzo per indurre il popolo a divenire consumatore dei beni offerti dalle grosse industrie, fino a creare oggetti del desiderio da avere assolutamente : un cellulare costoso, un video gioco particolare, un modello di scarpa paventato come il migliore. Ma il controllo della rete permette anche l’ acquisizione di importanti informazioni sulla popolazione, informazioni sui gusti culinari, della moda o politico-ideologici. E’ in questo contesto che rientra lo scandalo dell’ informatico Edward Snowden, ex tecnico della CIA e collaboratore di un’ azienda consulente della NSA, che mise in luce come le aziende di intelligence statunitense, spendessero più risorse per controllare la loro popolazione e quella europea che nello spionaggio dei nemici orientali, in buona parte tramite internet. Del resto c’è da chiedersi di chi è internet, sappiamo che ha i suoi capi negli Stati Uniti sulla Costa Ovest, come spiega il giurista Saggista Ugo Mattei e la gestione della rete è affidata ad una società privata che si chiama I Can, come abbiamo visto sopra la difesa delle reti di comunicazione ha dei riflessi sull’ apparato militare preposto alla loro sorveglianza e pertanto sulla geopolitica degli stati.

Alla luce di questa breve e parziale analisi, dove non si è voluto ne potuto analizzare tutti gli aspetti relativi ai crimini nei confronti dei global commons, pare chiaro che il termine “beni comuni globali” risulta effimero in quanto descrive qualcosa di inesistente. La popolazione mondiale non dispone di nulla, è tutto nelle mani (in maniera diretta o indiretta o comunque influenzato da esse) di feroci multinazionali che quotidianamente fanno accordi sullo sfruttamento di tali risorse, imponendo la militarizzazione ai governi obbligati a seguire l’ economia giostrata dalle lobby. Fondamentalmente tale sistema è nato con l’ imprenditoria moderna verso il 1500-1600, con i grossi commerci marittimi, si guardò non più con lo spirito espansionistico locale circoscritto alle città vicine ma con quello internazionale verso mete lontane, da allora non ha più trovato ostacoli, ma è doveroso porre dei paletti a tale espansionismo dove l’ economia è padrona e l’ essere umano schiavo. I cittadini oramai sono solo numeri senza importanza ed è così che le popolazioni dei singoli stati si trovano esautorate dai loro diritti divenendo esse stesse il motore di tali crimini, dall’ operaio sulle linee di montaggio delle grosse imprese capitaliste, al professionista che con le ingenti tasse da pagare sostiene l’ economia bellica degli stati a favore delle multinazionali e contro i cittadini stessi, un circolo vizioso, criminale ed autodistruttivo !

 

Fonti :

[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Global_commons

[2] https://www.cittadiniecologisti.it/fonti-rinnovabili/risorse-naturali/

[3] https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35158

http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/4068/837288-1169408.pdf?sequence=2

https://lawspacetech.wordpress.com/tag/trattato-1967/

[4] Sono classificati in questo tipo di armamenti, tra gli altri, strumenti laser, al plasma, a impulsi, a microonde e in grado di rilasciare onde acustiche o radiazioni elettromagnetiche.

https://fas.org/sgp/crs/weapons/R45098.pdf

[5] Intervista al Gen. Fabio Mini intervento su Border Night nella puntata 289 del 20/11/2018 (Generale di corpo d’armata dell’esercito italiano, è stato capo di Stato maggiore del comando NATO del Sud Europa e comandante della missione internazionale in Kosovo)

[6] Da una conferenza con lo scrittore Nicolai Lilin, del 7 febbraio 2019 a Torbole Casaglia (BS).

 

Altre fonti :

Intervento  del giurista-saggista Ugo Mattei sulla proprietà della rete internet : https://www.youtube.com/watch?v=wbZ1w8-Pe_w