di Alberto Francioli

Secondo la nuova dottrina militare statunitense, una giusta combinazione di fattori politici ed economici può giustificare l’uso delle armi nucleari e delle tecnologie più avanzate per vincere una guerra su vasta scala. Il significato di questa strategia militare, che resuscita le vecchie teorie della guerra fredda, è presentare come concreta e realistica la possibilità di vittoria in una eventuale guerra nucleare.

Questo spiega perché gli USA, nello sviluppo di questa dottrina, abbiano abbandonato il trattato sui missili a medio e corto raggio, noto come INF (Intermediate Range Nuclear Forces Treaty), considerando l’uso delle armi nucleari lecito non solo nel caso di una diretta minaccia contro il territorio americano, ma anche nel caso in cui a essere minacciati fossero i paesi loro alleati (NATO) e i paesi considerati partner a livello politico, militare e strategico (come Ucraina e Georgia).

Nella strategia militare statunitense, paesi come la Russia (in primis), la Cina, l’Iran e la Corea del Nord, sono considerati i principali concorrenti degli Stati Uniti a livello di controllo geopolitico del pianeta. Anche se le leadership politico-militare degli Stati Uniti mascherano le loro azioni dichiarando, con il solito linguaggio demagogico, di operare una lotta per il bene contro il male, i motivi finali sono molto chiari: la conquista e il controllo del pianeta.

Negli ultimi quattro decenni, gli Stati Uniti hanno provocato e combattuto moltissime guerre: Libano e Grenada (1983), Panama (1989), Kuwait e prima guerra dell’Iraq(1991), Somalia (1992), Georgia (1992 – 1993), Haiti (1994) Jugoslavia (1999), Afghanistan (dal 2001 ad oggi), Iraq (dal 2003 ad oggi), nuovamente Haiti (2004), nuovamente Somalia (2004 – 2010), Libia (dal 2011 ad oggi), Siria (dal 2011ad oggi), Ucraina (dal 2014 ad oggi), Yemen (dal 2015 ad oggi).

Molti di questi conflitti sono stati organizzati attraverso le rivoluzioni colorate e l’uso dell’ intelligence con l’invio di istruttori e armi. Dove invece ha preso parte diretta alle ostilità l’esercito americano ha potuto accumulare vaste esperienze tattiche di combattimento, sperimentando sul campo anche nuovi tipi di armamenti.

Con questa nuova strategia il Pentagono ha abbandonato la vecchia idea di una guerra improntata sul potere tecnologico, che non garantiva la superiorità assoluta sul campo di battaglia anche su un avversario palesemente inferiore. Per decenni si è creduto che la presenza delle armi più avanzate consentisse all’America di distruggere rapidamente e facilmente qualsiasi nemico senza mettere a repentaglio la propria fanteria. Il Pentagono – in questi ultimi anni – ha capito che le guerre non si possono vincere solo con i bombardamenti, senza occupare il territorio con unità di terra, ma l’attuazione di tale strategia è problematica a causa della preparazione tattica inadeguata dei reparti di fanteria che, se impiegati in combattimenti a stretto contatto subiscono perdite altissime, inaccettabili sul piano tattico.

A questo proposito gli Stati Uniti, vista la criticità della situazione, stanno cercando di acquisire tecniche di combattimento simili a quelle adottate dai russi in Siria. Solo per fare un esempio è importante segnalare la rapidità con cui gli istruttori militari russi sono riusciti a riqualificare le truppe siriane e renderle perfettamente autonome e operative, contribuendo in modo decisivo nella costruzione della pace in Siria.

Il Pentagono si è reso conto che il sistema di combattimento tattico adottato negli Stati Uniti e dalla NATO non funziona. Questo delinea la fine dell’egemonia americana, causata dal fatto, che in condizioni di combattimento reali, l’esercito americano non è in grado di confermare la sua completa superiorità. Inoltre, la società americana non è psicologicamente pronta a sopportare gravi perdite nel personale militare.

La sospensione (con conseguente ritiro) degli Stati Uniti dal Trattato INF apre la strada a una nuova corsa agli armamenti nucleari. La nuova dottrina nucleare statunitense implica l’uso di armi nucleari anche contro stati non nucleari, anche in risposta a minacce non ovvie o solo apparenti. Gli esperti nel campo della sicurezza militare internazionale ritengono che qualsiasi dottrina (soprattutto militare), rifletta sempre le opinioni e i principi di pensiero delle élite al poter

Il trattato INF fu siglato a Washington nel 1987 e pose fine alla questione dei missili nucleari posti su suolo europeo.

e sui cambiamenti in atto nel mondo.

lo spostamento della questione nucleare dalla classe strategica alla classe tattica delle armi, è secondo il dipartimento americano della difesa compensata dal fatto che riducendo le potenze delle esplosioni aumenterebbe la precisione di colpire un bersaglio, quindi, si passerebbe dall’ impiego di un complesso e costoso missile balistico a un meno complesso e più economico missile da crociera.

La revisione dei principi dell’uso di armi meno potenti, con l’esplicito uso preventivo di armi nucleari anche contro stati non nucleari (comprese minacce non militari come ad esempio gli attacchi informatici), aumenterebbe i rischi di conflitto nucleare su larga scala.

Il ministero degli Esteri russo e il presidente Vladimir Putin hanno affermato che sono stati gli Stati Uniti a violare i trattati, non adempiendo agli accordi precedentemente firmati e hanno giustamente definito questa politica estremamente irresponsabile, in quanto anche conflitti a bassa intensità possono portare a delle condizioni limite di una guerra nucleare totale. il ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dichiarazione che esprime disappunto per la “carica conflittuale

Mappa basi nucleari

Mappa delle principali basi con testate nucleari presenti in Europa Occidentale

e l’orientamento anti-russo” della dottrina pubblicata negli Stati Uniti, sottolineando che Mosca è conforme a tutti gli obblighi internazionali. Inoltre il ministero degli Esteri russo, notando la sua disponibilità a cercare soluzioni congiunte ai problemi esistenti, ha anche affermato che, sulla base degli approcci americani menzionati nella dottrina militare americana, la Russia prenderà misure per garantire la propria sicurezza.

Le nuove armi tattiche nucleari, mostrano che la spirale di una nuova corsa agli armamenti atomici è stata lanciata, come ai tempi della Guerra Fredda e questo rappresenta una minaccia particolare per l’Europa, perché diventerebbe il teatro di guerra dove verrebbero usate le armi nucleari tattiche. La stessa preoccupazione è stata espressa anche presso il Ministero della Difesa Cinese.

Gli Stati Uniti sanno bene che non sono in grado di respingere un attacco su larga scala da parte della Russia: in caso di conflitto, subirebbero perdite devastanti che comprometterebbero definitivamente il loro stato di supremazia nel mondo.

Solo l’ipotesi che altri paesi possano minacciare l’America può già diventare un pretesto per un attacco preventivo. Per loro, la minaccia non è la possibilità di essere attaccati (nessuno li ha mai attaccati nella storia), ma la riluttanza di qualche paese a sottomettersi ai loro voleri di conquistatori. La base della nuova dottrina militare statunitense : è l’idea di un’ onnipresenza militare sul pianeta e ha come fine la sua dominazione economica e militare.

Il problema per gli USA è proprio la Russia (e fra poco lo sarà anche la Cina), che ha raggiunto un riarmo qualitativo di alto livello mettendo in discussione la superiorità militare americana !